Tomislav

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La casa discografica ci ha messo a disposizione un locale dove alla sera fanno musica rock band del posto alla ricerca di notorietà e di un produttore che li sponsorizzi.
L'ambiente è completamente circondato da specchi che oltre a riflettere il nero del pavimento tirato a lucido, fanno sembrare il locale molto più grande. Alle pareti libere sono appese fotografie di gruppi famosi che hanno suonato o sono stati scoperti in questo posto. In fondo alla sala, regna un piccolo palco sul quale una batteria nera, chitarre e microfoni ci aspettano per le prove.
"Carino! Raccolto ma con stile. Mi piace. Mi sento positiva a riguardo! Oggi è un buon giorno per trovare il nuovo chitarrista!"
Ma perché io non tengo mai la bocca chiusa?! Perché? E' passata una settimana e non abbiamo ancora trovato nessuno! Eppure non mi sembra che siamo troppo pretenziosi, insomma, trovare qualcuno di normale che sappia suonare un paio di canzoni non sarebbe male. Questa settimana ne abbiamo visti di tutti i colori! Di gente strana ce né davvero molta al mondo. Un tizio è arrivato a suonare con la chitarra giocattolo di suo nipote, un altro invece con una specie di mandolino italiano, uno per impressionarci è arrivato vestito da marziano e si dichiarava un superstite di Roswell! Ma dico io che ti dice il cervello? Jared voleva ingaggiarlo solo per quello! "Ha personalità almeno!" mi ha detto ridendo, poco importa che non sappia nemmeno una nostra canzone e che dice di poter comunicare con gli alieni su Marte!
Mi verrà un attacco di nervi se continuo così, mangiamo schifezze da una settimana perché a pranzo per fare in fretta ordiniamo qualcosa al take-away cinese qui accanto e per cena, torniamo così tardi che siamo costretti a fare altrettanto. La colazione è diventata un optional poiché la sera tiriamo tardi a discutere di chi si potesse salvare della giornata (scatenando urla furibonde tra tutti e quattro, perché troppo stanchi e nervosi). E ogni mattina si ricomincia.

"Non ce la faccio più, quanto ne mancano oggi?" chiede Shannon sbadigliando.
"Questo doveva essere l'ultimo, ma mi sa che ci ha paccato. Sentite qua bisogna cominciare a pensare come ottenere dei nomi validi. Qualcuno di bravo lo abbiamo avuto, ma nessuno che calzasse a pennello!" dico sbattendo la testa sul tavolo davanti a me.
"Odio sempre di più Luke!" dice Jared lasciandosi andare sulla sedia.
"E di chi era stata l'idea di metterlo nella band? Avevi detto che ci si poteva fidare!" comincia Shannon.
"Senti chi parla, di chi era amico all'inizio? Di certo non l'ho portato io in compagnia!" replica il fratello minore.
"Non era questo granché, andava bene. Alla fine doveva solo seguire le note! Le canzoni le avevate già fatte voi, era lo stile che ci stava. Solo che era suonato come una campana! Ve lo avevo detto che avrebbe dato di testa alla prima occasione!" si aggiunge Matt.
"Cioè fatemi capire, adesso è colpa mia perché lo conoscevo? E le vostre alternative chi erano? Quello sfigato atroce che ci abitava vicino? Quello che la notte dormiva con la luce accesa!!" continua Shannon.
"E beh, perché quel Marcus invece era un tipo ok? Girava con un coltello in macchina e una mazza da baseball nel portabagagli! Ci avrebbe sgozzato la notte!" ricomincia Matt.
"Oddio basta!!! Basta!!! Sono giorni che continuante con le vostre solite cavolate, dateci un taglio!!!Mi scoppia la testa! Domani chiamo la casa discografica, dico che non è andata bene e che abbiamo bisogno di loro per trovare qualcuno!" dico disperata.
"Si, brava, ci manca che ci mandano qualcuno loro. Così è come consegnargli su un piatto d'argento il controllo su tutto!" sbotta Jared.
"Tu non ci provare nemmeno a dare la colpa a me per i casini che avete con la casa discografica, non l'ho firmato io il contratto! Mi risulta che a scuola vi abbiano fatto imparare a leggere!" dico rossa in volta con la vena sul collo che pulsa. Mentre faccio per alzarmi ed andarmene mi prende un infarto per la presenza oscura che vedo in fondo alla sala vicino all'entrata. Tutto sporco di nero in viso e sulle mani, c'è un ragazzo con dei vestiti scuri e sporchi ed un cappellino tutto sgualcito che ci osserva con occhi sognanti. In una mano ha quello che sembra ...uno spazzolone, mentre nell'altra ha una sorta di chitarra, un modello che non conosco. In spalla sembra avere una custodia di...violino...credo, mentre ai suoi piedi c'è un grosso borsone nero mezzo aperto per la troppa roba che ci deve aver messo dentro.
"ODDIO!" urlo spaventata dalla scena che mi trovo davanti.
"No mi dispiace non volevo spaventarti. Io sono Tomilsav, ma potete chiamarmi Tomo".

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