Un gran spavento

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Siamo ormai arrivati davanti casa e nessuno dei due sembra aver voglia di dirsi buona notte, ma Shannon è visibilmente stanco e anche se non lo ammetterebbe mai, ha bisogno di dormire un po'.
"Grazie per la compagnia durante la passeggiata, farla da sola con la musica nelle orecchie non è altrettanto piacevole!" dico sorridendo.
"Magari, domani se ti va lo rifacciamo, tanto da quanto mi è parso di capire, non fosse per te, i cani sarebbero degli ergastolani!"
"Beh si, sembra che le nostre madri abbiano un rapporto abbastanza conflittuale con questi bei cuccioloni!" dico dando una bella grattata dietro l'orecchio a Beethoven.
Si avvicina per salutarmi mettendomi la mano sul fianco sinistro e chinandosi verso il mio viso. Fissi ci guardiamo negli occhi, troppo vicini, incapaci di dire o fare qualcosa. Lentamente alzo il mio braccio sinistro e poggiandolo sul suo comincio a salire in punto di piedi. Siamo esattamente faccia a faccia, occhi negli occhi, se ci fosse una fotografia di quella notte di cinque anni fa, solo i vestiti proverebbero che era un altro giorno. Sembra di rivivere un flashback, solo che questa volta, lui non parte, ma resta e questo mi rende ancora più inquieta. Nell'atrio di casa Leto si accende una luce all'improvviso e con la coda dell'occhio vedo una tenda muoversi. La porta d'ingresso si apre illuminando i gradini ai piedi del dondolo posizionato accanto alla finestra della sala da pranzo. Jared esce a dorso nudo e piedi scalzi, con indosso solo quei suoi Jeans stracciati a vita fin troppo bassa. Ha un fisico scultorio, forse un po' troppo magro per i miei gusti, ma tutto sembra perfetto come una statua di marmo. La luce illumina il suo fisico accentuandone ogni curva e forma.
"E' Matt, ti vuole parlare" dice serio al fratello, spostando il suo sguardo da lui a me. Di nuovo vedo irrigidirsi i lineamenti di Shannon.
"E' meglio che vada. Domani mattina colazione? Così li portiamo a fare una passeggiata?" mi chiede Shannon indicandomi i cani ormai accucciati ai nostri piedi.
"Alle 10.30, non prima, almeno dormo un pochino!" o forse meglio dire, almeno dormi un po'. Con un piccolo bacio a pochi millimetri di distanza dalle mie labbra mi sussurra la dolce notte all'orecchio. Mi viene la pelle d'oca a sentirlo così vicino e a poter respirare il suo profumo.
E lentamente lo vedo dirigersi con Beethoven al suo fianco dentro casa.
Mentre sto per entrare mi accorgo che Jared è ancora sulla porta a fissarmi in una maniera tanto intensa da farmi quasi paura. Accenno un piccolo sorriso ed alzo una mano per salutarlo. Impassibile continua a fissarmi, e senza proferire parola entra dentro casa.
Mentre mi chiudo la porta alle spalle, nell'oscurità di casa mia, mi comincio a chiedere quanto la zia si possa essersi sbagliata... che cosa faccio se è già troppo tardi?
In punta di piedi salgo le scale nascoste dall'oscurità della notte, non accendo la luce per paura di svegliare mia madre. Nella mia testa cominciano ad affollarsi le scene del film appena visto, comincio a sudare freddo e il cuore batte a mille, quasi mi sento male. Non ho mai odiato una bambina così tanto in vita mia come la protagonista di quel film! Dalla finestra sul corridoio che porta alla mia camera, filtra un po' di luce dal lampione della strada di fronte casa mia, la quale, al posto di darmi sollievo, mi mette ansia. Alle mie spalle un rumore di passi mi accompagna. Ok, lo ammetto mi tremano le gambe e ho la netta impressione di non avere più saliva in bocca. È solo la mia immaginazione, solo la mia immaginazione, continuo a ripetermi. Nel riflesso della luce comincio a vedere un'ombra avvicinarsi, forse non è tutta immaginazione. Comincio a correre verso la mia camera il più in fretta possibile quando all'improvviso qualcosa mi spinge a terra e costringendomi a urlare tanto forte da farmi sentire in tutto il quartiere!
Dalla camera da letto dei miei genitori vedo spuntare mia madre che accende la luce bianca come un lenzuolo in preda al panico.
"Oddio, Cristine cosa succede non ti senti bene?" urla mentre mi corre incontro. Ho le lacrime agli occhi per lo spavento, quando realizzo cosa o meglio chi era e scoppio in una risata isterica.
"Oddio, Nim, mi hai fatto venire un infarto!" le dico accarezzandola, mentre prova a leccarmi il viso.
"Vedi che questo cane è pericoloso?!" dice mia madre cominciando a riprendere colore.
"Ma no mamma, è colpa mia. Sono entrata al buio e dopo aver riconosciuto il mio odore mi avrà seguito per venire in camera dormire con me come sempre, sono io che mi sono spaventata per nulla, tutto qui!" dico asciugandomi le lacrime.
"Tirati su!" mi dice mia madre spostandomi Nim di dosso.
"Mamma sto bene non fare quella faccia!" dico preoccupata per lei, poiché al tatto è gelata per lo spavento. Per la prima volta realizzo il terrore che deve provare per la mia malattia.
"Non ti fanno bene questi spaventi! Magari è il caso che provi la..." qualcuno sembra voler buttare giù la porta dell'ingresso a suon di pugni.
"E adesso che succede?" sussurro in preda al panico di nuovo.
Questa si preannuncia una lunga nottata.
Mia madre ed io scendiamo le scale precedute da una Nim decisamente nervosa che ringhiando comincia a mostrare i denti.
"Forse questo cane non è così inutile come pensavo!" mi sussurra mia madre mentre si arma di una lampada trovata nell'ingresso.
"Zia! Cristine!! Che succede! Aprite!" sento urlare Shannon al di là della porta, accompagnato dall'abbaiare di Beethoven.
Tirando un sospiro di sollievo mia madre mette giù la lampada e apre la porta. Quando vedo la scena scoppio a ridere.
Shannon indossa quelli che credo siano i pantaloni di un pigiama (di almeno un paio di taglie più grandi) è a dorso nudo e a piedi scalzi impugna una mazza da baseball con aria minacciosa; Jared, anche lui a dorso nudo e piedi scalzi, indossa ancora i Jeans di questa sera ed è armato con un spranga di ferro che non voglio nemmeno sapere da dove l'abbia tirato fuori. Dietro di loro zia Annie tiene tutta seria e impettita il suo cane che ringhiando mostra i denti.
"Si può sapere perché hai urlato in quella maniera? Ti diverti a farci spaventare!" dice Shannon arrabbiato come non mai vedendomi ridere.
"Non l'ho fatta di proposito, c'è stato un malinteso" rispondo mentre abbassano la guardia e i cani tornano calmi.
"Che razza di malinteso ti fa urlare tanto?" chiede Jared cominciando a mangiare la foglia.
"Nulla di grave..." rispondo abbassando gli occhi.
"Nel buio Nim le si è butta addosso e l'ha fatta cadere a terra" risponde mia madre.
"Mamma! Taci!" dico a denti stretti.
"Aspetta, mi vuoi dire che ti sei spaventata del tuo cane? Nim voleva coccole e tu l'hai presa per un assalitore?" chiede Shannon incredulo.
"Accidenti a voi è solo colpa vostra! Ve lo avevo detto che mi avreste fatto fare notti insonni in preda al panico con quel film!" gli urlo in faccia.
"Aspettate un momento, non l'avrete portata a vedere di nuovo L'Esorcista spero! Oggi passando in centro ho visto che lo davano allo Skyline!" I due fratelli cominciano a ridere sotto i baffi.
"Non ha dormito per notti intere quando lo avevate visto da ragazzi! Ha passato quasi tutte le notti sveglia a leggere, a suonare o in camera vostra! Ma che vi dice il cervello?!" risponde zia Annie arrabbiata.
"Ci dice che è cresciuta! In teoria... però se vuoi piccola, controllo se sotto il letto c'è un mostro!" dice Jared ridendo.
"Sei un uomo finito!" digrigno mentre anche mia madre comincia a ridere di sottecchi.
"Visto che la cosa vi diverte tanto, io me ne vado a dormire che ho sonno!" dico ancora più arrabbiata e girando le spalle a tutti, auguro la buona notte solo alla zia e mia mamma e seguita da Nim vado in camera mia.
"Sogno d'oro piccola" sento dire in lontananza da Jared.
Tirando un respiro profondo mi chiudo la porta della mia camera alle spalle e accendendo la luce chiudo gli occhi un istante, cercando di riprendere il controllo su me stessa. Comincio a contare alla rovescia, 10, 9, sento il cuore che rallenta, 8, 7, 6, le gambe smettono di tremare, 5, 4, 3, la mia temperatura corporea comincia a stabilizzarsi, 2, 1. Ok, sono tornata in me.
Quando apro gli occhi noto che dall'altra parte del ciliegio, Shannon mi fissa dalla finestra di camera sua. Mi fa cenno di avvicinarmi.
"Tutto ok?" mi sussurra.
"Hai smesso di fare il simpatico adesso?" sono ancora nervosa.
"Dai angelo, non tenermi il muso, non mi fare preoccupare"
"Sto meglio, ok?" lo ammetto, quando mi guarda così, non riesco a essere arrabbiata con lui.
"Ok, facciamo finta che ci credo. Lasciamo la finestra aperta e una piccola luce accesa, se hai bisogno. Lancia dentro un razzo segnalatore, facci il codice morse con una torcia, oppure, come hai bei vecchi tempi, salta in camera nostra..." su quest'ultimo punto potrei farci un pensierino...
"Sono cresciuta Shan, l'albero non so se reggerà il mio dolce peso, e poi non credo di essere ancora così agile!" rispondo ridendo.
Nell'arco di un attimo, salta fuori dalla sua finestra ancora a piedi scalzi, e con un paio di passi, reggendosi a qualche ramo, me lo ritrovo sul bordo della mia finestra.
"Se ci riesco io, ci riesci anche tu. Sei sempre stata tu la sportiva! Dolce notte angelo" sussurra dandomi un piccolo bacio sulla guancia. E come niente fosse se ne torna in camera sua.
Con le gambe tremanti spengo la luce della mia stanza e cerco la mia vecchia maglietta degli AC/DC (non esattamente mia) che mi fa da pigiama da anni. La indosso e mi infilo sotto le coperte. Prima di farmi cullare dalle confortevoli braccia di Morfeo, fisso il riflesso sul pavimento della luce che viene dalla finestra di fronte. Lentamente quella sensazione di solitudine che mi porto dentro da anni comincia, finalmente, ad abbandonarmi.

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