Una calda notte d'estate

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E' una notte magnifica. La giornata afosa si è trasformata in una calda serata accompagnata da una leggera brezza che porta il profumo dei fiori di tutto il circondato. Il cielo è pieno di stelle per via dell'assenza della luna e per la scarsa illuminazione notturna del quartiere. Shannon mi cammina con passo sicuro accanto in silenzio, ci sarebbero così tante cose da dirci, eppure in silenzio, per un po', ci godiamo quella che sembra una notte perfetta.
"Allora, com'è la vita da rockstar?" chiedo sganciando il guinzaglio a Nim la quale trotterellando resta al mio fianco.
"Non come dovrebbe" risponde imitandomi.
"Che succede?"
"Nulla. È questo il punto. Fermi, immobili ci vediamo passare la vita davanti e impotenti non riusciamo a fare nulla per cambiare il nostro destino" risponde pensieroso.
"Ed è un punto di non ritorno questo?"
"Non lo so proprio...è quello che stiamo cercando di capire. Se usciamo da questa situazione di stallo, saremo sicuramente più forti, ma se non ce la facciamo, finiremo a picco e con noi tutte le persone che hanno creduto in noi..."
"Posso fare qualcosa?" chiedo sfiorandogli una mano.
"Si, non farmici pensare. Raccontami un po' la tua vita in questi ultimi anni. Non ho saputo più nulla..." dice con tono di voce quasi triste.
"Vediamo, dopo che sei partito... io..." per un istante rivivo quell'istante, quando ferma sulla porta di casa giovane in lacrime, si incammina verso la macchina che lo avrebbe portato via da me per così tanto tempo. Era la serata del ballo scolastico ed era rimasto fino a quel giorno solo per me.
"Cristine, tutto ok?".
"Si, scusa, stavo pensando ad una cosa. Dicevamo...ah sì. Dopo essermi diplomata in conservatorio per un po' non ho avuto bene le idee chiare su quello che sarebbe stato il mio futuro. È stato un po' come perdersi. Poi Beth è arrivata un giorno a casa con questa proposta di una scuola a Parigi, - la scuola d'arte del Louvre - e così facendoci un paio di conti in tasca, ci siamo prese un appartamento la e ci siamo trasferite. Abbiamo fatto tutti i lavori possibili per poterci pagare il tutto e non gravare su nessuno qui. Abbiamo trascorso la due anni, passando le vacanze estive, invece, in Italia, in modo da poter vedere con i nostri occhi quello che studiavamo durante l'anno. Non sono state vere e proprio vacanze, perché dovevamo lavorare anche in quei giorni per stare dietro alle nostre spese, ma tutto ti può tornare utile nella vita!"
"Quindi ora mi vuoi dire che parli anche l'Italiano e il Francese?" chiede piacevolmente sorpreso.
"E se anche fosse?" sorrido.
"Saresti semplicemente tu. Mentre io abbandonavo gli studi, tu divoravi libri su libri, assorbendo il più possibile dal mondo che ti circondava! Poi, che hai fatto?" continuiamo a camminare per il quartiere con i cuccioloni che di tanto in tanto si fermano ad annusare un filo d'erba, o la corteccia di uno degli alberi che costeggiano il marciapiede.
"Dopo, per quanto fossi affascinata dall'arte, mi sono resa conto che a livello lavorativo mi avrebbe portato a ben poco e che necessitavo qualcosa di più. Così ho deciso di iscrivermi all'università. A Londra avevo trovato una facoltà di comunicazione la quale mi offriva non solo tutto quello che una facoltà di questo tipo poteva, ma anche tutto uno spettro manageriale ed economico che avrei potuto riutilizzare in altri settori. Così con un piccolo aiuto della scuola d'arte, abbiamo trovato lavoro part-time alla National Gallery ed anche un alloggio studentesco a poco. E così sono passati altri tre anni. Ed ora eccomi qui." Ammetto di aver saltato tutta la parte relativa a quanto sono stata male fisicamente e psicologicamente dopo la sua partenza, di tutte quelle storielle d'amore che sono state una peggio dell'altra, di quanto odiavo a volte stare così lontana da casa, ma soprattutto di quanto i due fratelli mi mancassero. C'erano giorni in cui mi mancava la terra sotto i piedi.
Ma non ho raccontato bugie, ho solo detto parte della verità.
"E quando vi siete laureate?"
"Beth si è laureata in conservazione dei beni culturali tre mesi fa, io invece tre settimane fa circa."
"Tre settimane fa? Bisogna festeggiare!" mi dice con un sorriso dolcissimo.
"Non c'è nulla da festeggiare. Solo un capitolo della mia vita che si chiude per sempre. Fin da quando avevo sei anni sono stata abituata a stare seduta ad un banco, ascoltando quello che una persona più grande di me proferiva come verità. La realtà è che ora, davvero non so cosa fare della mia vita. A volte vorrei essere sicura come lo sei stato tu tempo fa, sapevi cosa volevi e hai fatto di tutto per ottenerlo. Ti invidio sai..." Ecco che mi riprende quella sensazione allo stomaco, il non sapere cosa ne sarà domani mi mette ansia. Fino a cinque anni fa, non era così, non sapevo che cosa avrei fatto della mia vita dal punto di vista lavorativo, ma sapevo con certezza che il mio futuro sarebbe stato accanto a Shannon. È impressionante come le cose possano cambiare tanto velocemente.
"Mi invidi? Credimi non vuoi sapere quanto non è incredibilmente perfetta la mia vita. Profondamente destabilizzante, tristemente solitaria" nei suoi occhi percepisco un misto di emozioni che credo fatichi a gestire. Malcontento, tristezza, delusione, paura, solitudine.
"Meglio non pensarci, Beth è qui anche lei? Mi mancano le nostre liti!"
"No, non è tornata ancora. È in Italia in questo momento, come ogni anno si sta godendo la sua vacanza" quanto avrei voluto andarci anche io.
"E tu che ci fai qui? Non siete sempre andate assieme?" mi chiede mentre facciamo dietro front, ormai ci siamo allontani troppo, ma pare che Beethoven e Nim non ci facciano caso, sembrano amare quanto noi, la compagnia l'uno dell'altro sotto un cielo pieno di stelle in una calda serata estiva.
"Avevo voglia di tornare a casa un po', in questi ultimi cinque anni sono tornata così poco" sono diventata molto brava a mentire.
"Allora bisogna festeggiare due volte! Il tuo ritorno a casa e la laurea, sentiamo un po', in Inghilterra che tipo di festa hai fatto? Tema Beatles?" ride, da bambina ero profondamente fissata con alcune delle loro canzoni, mentre i due fratelli si davano al rock più sfrenato!
"Te l'ho detto Shan, non c'è nulla da festeggiare. Non ho fatto nulla nemmeno la. Non sapevo cosa o come, quindi ho lasciato perdere." Diciamo che in realtà è stata causa di forza maggiore, trovarmi svenuta sul pavimento della mia camera in coma, non rientrava esattamente nei piani di Beth per la mia festa di laurea.
"Allora dobbiamo assolutamente rimediare angelo, domani ne parlo a Jared e ti organizziamo qualcosa a regola d'arte!" mi dice con una nuova luce negli occhi!
"Si, già me lo immagino il vostro stile, una festa organizzata da voi, finisce inevitabilmente in un bagno di sangue ogni volta. Da ragazza finivate sempre per prendervi a botte con qualcuno!" sorrido ancora al ricordo di Jared che si lancia contro un ragazzo che mi aveva palpato il sedere quando gli ero passata davanti per andare al bagno. Sorrido un po' meno al ricordo di Jared che incontrollabile per poco lo affoga.
Sono sempre stati iperprotettivi... non ho mai capito quanto questo fosse un bene o un male.
"Non era colpa mia se avevo la ragazza più carina della scuola! Comunque, niente bagni di sangue questa volta, promesso. Magari facciamo un ballo di sangue!" e comincia a ridere.
"Quanto sei stupido! Comunque, la verità è che vi piaceva fare i bulletti, specialmente a te! Ed ogni scusa era buona per picchiare qualcuno!" dico sorridendo.
"Vero, mi piaceva cacciarmi nei guai, ma non ho mai amato farlo sotto i tuoi bellissimi occhi smeraldo. La verità è che non ho mai sopportato come ti guardavano certi ragazzi, e nemmeno lo sguardo invidioso di alcune ragazze. Odiavo quando li sentivo dire qualcosa che non dovevano e non sopportavo chi ti faceva un torto o osava solo sfiorarti con un dito. Mi mandava al manicomio!" I tratti del suo viso all'improvviso si irrigiditi.
"Fin da quando eravamo bambini non l'ho mai sopportato. Non so quante botte ho dato a quel tuo bambino che ti aveva rubato Camilla. E crescendo, quella sensazione di protezione non ha fatto altro che aumentare, trasformandomi a volte in quello che non volevo essere... ammetto che a volte esageravo, ma era una cosa che riuscivo a controllare. Jared era come me, solo che lui era un po' più furbo ed è stato, negli anni, in grado di tenere il tutto nascosto nell'ombra" dice irrigidendo ancora di più i suoi bellissimi lineamenti.
"Che intendi scusa?" ma di che parla adesso?
"Nulla piccola, solo un pensiero ad alta voce." È chiaro che c'è dell'altro.
"Cosa fai domani?" chiedo per cambiare discorso.
"Non lo so, quello che fai tu immagino!" e mi sorride di nuovo.
Potrei vivere in eterno solo per quel sorriso.

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