Una lunga Nottata

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"Sssh! Non fate tutto questo rumore o sveglierete la zia!" dico a bassa voce.
"E provaci tu a sbloccare questo letto, saranno passati almeno cinque anni dall'ultima volta che lo abbiamo tirato fuori!" risponde Shannon.
"Magri quello sotto il tuo di letto è meno incastrato" azzardo. Sorrido al ricordo degli zii che hanno dovuto comprare dei letti con letto estraibile perché non ne potevano più di vederci dormire per terra.
"Non so quanto cambierebbe! E poi hai quasi sempre usato il mio! Ma tutte quelle ore alla batteria cosa le passi a fare! Tira!!" dice Jared a denti stretti.
"Attenti!" non faccio nemmeno a tempo a finire di dirlo che entrambi i fratelli sono sdraiati sotto il peso del letto che all'improvviso si è disincastrato. Rido talmente di gusto che cado a terra con le lacrime agli occhi.
"Ti sembra divertente?" chiede Shannon. E in un attimo sono travolta dai due fratelli pronti a farmi il solletico.
"Fermi, mi manca l'aria! Non ce la faccio più!" continuo ad urlare ridendo. Poi all'improvviso si spalanca la porta della loro camera.
"Ragazzi che succede? state facendo un tale baccano!" zia Annie compare sulla soglia, con gli occhi mezzi chiusi e i capelli arruffati sul viso. Quando ci vede però cambia espressione.
Ammetto che l'immagine poteva risultare ambigua, insomma l'ultima volta che ci hanno trovato così forse avevamo 12 anni.
Sono piegata su un fianco per cercare di coprire quelli che potrei definire "punti vitali" per una persona che soffre tremendamente il solletico. Shannon sdraiato sul fianco di fronte a me con le sue gambe tiene strette e ferme le mie e mentre con una mano mi tiene ancorata a terra con l'altra mi fa il solletico sulla pancia. Jared, alle mi spalle mi tiene con una mano le braccia ferme mentre con l'altra mi fa il solletico sul collo.
Ok, forse la posizione non è delle migliori, se poi penso che loro sono a dorso nudo e io con una maglietta logora mezza strappata e un paio di calzoncini, come dire... molto succinti, diciamo che capisco perché zia Annie è sbiancata e si è messa una mano davanti alla bocca.
"Zia, non fare quella faccia, non è quello che credi!" riesco a dire a stento bordeaux per l'imbarazzo.
"Meglio che non penso... torno a letto." E dicendo così si chiude la porta alle spalle. I due fratelli si guardano in faccia e scoppiano a ridere mentre io, ancora rossa in viso, li spingo via e mi alzo.
"Su angelo, non fare quella faccia! Non è la prima volta che mamma ci trova in situazioni ambigue? E poi ti ricordo che una volta ha anche beccato noi due che stavamo..."
"Zitto!!!non me lo ricordare!!! Non sono entrata in casa per una settimana dall'imbarazzo!!e quel giorno sono passata per la finestra per tornare da me!" dico ancora più rossa in viso.
"Di quale situazione imbarazzante state parlando?" chiede Jared con un sorriso fin troppo curioso.
"Nulla di che! Non ci pensare! E comunque avete visto la faccia di vostra madre? Le sarà preso un infarto! Ragazzi, non siamo più adolescenti! Certe situazioni diventano strane e difficili da spiegare!" dico a occhi bassi.
Shan si alza in piedi e mi mette una mano sotto il mento costringendomi ad alzare lo sguardo nel suo. Non c'è bisogno di dirsi nulla, in un attimo mi riesco a calmare e sento nella pelle quella sensazione di sicurezza che da tempo non sentivo.
"Da quando non cambierà le lenzuola la mamma?" dice Jared fissando il mio letto. Distolgo lo sguardo e riprendo contatto con il mondo.
"Da poco, vostra madre ha l'insana abitudine di cambiarvi le lenzuola una volta a settimana, anche se non ci siete, e quando lo fa con le vostre, lo fa anche con le mie...da quando sono tornata gliel'ho visto fare parecchie volte." Rispondo dirigendomi verso il mio letto.
"Resta un mistero come una donna esile come lei, riesca a tirare fuori il letto con tranquillità mentre voi due maschioni dovete fare tutte queste scene!" e sorridendo mi sdraio a pancia in giù affondando la faccia nel cuscino e respirando a pieni polmoni il profumo di quella casa che nasconde la maggior parte dei ricordi della mia adolescenza.
"Che fai?" chiede Shannon curioso sedendosi sul suo letto e poggiandosi al muro.
"Ricordo..." e girando la testa verso di lui lo fisso negli occhi. Questa volta non sono io quella che si sente in imbarazzo, per un attimo nei suoi leggo quello che da quando sono entrata nella stanza non faccio altro che percepire. L'essenza di una storia che benché sia passata, ha lasciato un marchio indelebile sulle nostre vite e su tutto e tutti quelli che ci circondano.
"Obbligo o verità? Chiede Jared seduto alle mie spalle nella stessa identica posizione del fratello. A volte sembra impossibile distinguerli. Stessa testa matta, stessi occhi assassini, stesso atteggiamento... uno però è il bello della situazione, colui al quale piace stare al centro dell'attenzione, trascinare le masse, l'altro invece, preferisce fare il bello misterioso, nascosto nell'ombra e sempre in silenzio. Non ha bisogno di dire nulla per farsi capire.
Chi io preferisca, un tempo lo sapevo con certezza, oggi, non ne sono più così tanto sicura.
"Direi verità... l'ultima volta che ti ho detto obbligo mi sono ritrovata appesa a testa in giù dal ciliegio!" Jared sorride, ha uno sguardo sempre così dolce quando lo fa.
"Bene, sentiamo, la cosa più disgustosa che hai combinato in questi ultimi anni?"
"Euh... non saprei... vediamo... fare il bagno nella senna a mezzanotte perché avevo perso una scommessa con Beth. Ho passato giorni e giorni a cercare di togliermi di dosso quella sensazione di acqua melmosa dalla pelle che... bleahhhhhh!!!! Non ci voglio ripensare!!" mi vengono i brividi al solo pensiero.
"E io ti ho anche toccata prima?" mi dice Jared con faccia disgustata prima di prendersi in faccia il mio cuscino.
"La tua mira è migliorata! L'ultima volta hai tirato giù la mensola!" mi dice tirandomi di nuovo il cuscino.
"Se vuoi ritento la fortuna con le scarpe di tuo fratello!" e mentre ridiamo provo a ricordarmi quante volte gli ho fatto cadere tutti quei libri in testa. Comincio a pensare di essere in parte colpevole della sua follia.
"Obbligo o verità Shan" gli chiedo già con la domanda pronta.
"Mi sento impavido questa notte, verità." e mi fissa negli occhi.
"La mia bambola Camilla e l'occhio nero di quel ragazzino, cosa avevano in comune?" per anni, tutte le volte che abbiamo giocato ad obbligo e verità gli ho posto questa domanda, senza avere risultato alcuno.
"Ancora te ne ricordi?" mi guarda sorridendo.
"Come se non lo sapessi che te lo avrei chiesto nuovamente!"
"Sei sempre più prevedibile angelo! E indovina un po' quale sarà la mia risposta?"
"Non vale, hai detto verità e adesso la dici! Non sono più una bambina che si fa prendere in giro da voi due!" dico tenendo un finto broncio.
"Mi chiedo perché continui con questa storia! Lo sai che tanto non te lo racconta!" replica Jared guardando il fratello maggiore con sguardo accondiscende.
Fisso Jared negli occhi e nella mia testa si accende una lampadina, nella frazione di un istante salto giù dal letto e mi butto su Shannon, il quale capito quello che stava per succedere mi ha preso al volo e sbattuta sul letto sotto il suo peso incastrandomi le mani sopra la testa e tenendo il suo viso a pochi cm di distanza dal mio.
"Beh, cosa credevi di fare?" mi chiede con sguardo soddisfatto.
"Tu soffri il solletico peggio di me!" rispondo dimenandomi.
"E tu sei lenta! Ti ho letto nel pensiero prima che facessi quel salto felino giù dal letto" mi dice sorridendo.
"Io apprezzerei la reazione. Per una volta non ti ha tenuto il muso tutta sera ma ha provato un contrattacco, uscito decisamente male, ma un contrattacco..." Jared sembra quasi sorpreso.
"Cosa vuoi sapere" mi sussurra. Sento un brivido che mi percorre tutto il corpo.
"Cosa è successo quel giorno? Fino ad allora non mi avevi quasi mai parlato. Poi all'improvviso sei diventato la mia ombra".
"Successe che vidi una bambina piangere alla finestra. Aveva uno sguardo tanto triste, era come se tutto e tutti l'avessero abbandonata. I suoi occhi si erano spenti all'improvviso e io quegli occhi brillanti come smeraldi al sole, sono la prima cosa che ricordo di quando mi sono trasferito qui. Individuare chi ti aveva preso la bambola non era stato difficile, ti ho sempre tenuto d'occhio. Quando non potevo chiedevo a quel mocciosetto là in fondo di farlo, con scarsi risultati però, ti spariva sempre qualcosa se non c'ero io nei paraggi. Quella della bambola però era troppo. Dopo avergli fatto sparire l'intera collezione di macchinine per punizione alla sua disattenzione, mi sono fatto dire chi era il colpevole. L'ho aspettato alla fermata dello scuola bus, e quando tutti si allontanarono, gli chiesi di ridarmela. Non c'è voluto molto a convincerlo. È bastato un pugno in faccia." lo racconta come se non fosse stato nulla, ma ai miei occhi Shannon quel giorno diventò tutto per me. Credo, che quello che all'apparenza sembrava semplicemente una bravata infantile, ha cambiato profondamente le nostre esistenze.
"Perché lo hai fatto?" gli sussurro mentre lui allentando la presa, fa scivolare lentamente una mano dietro la mia schiena e con l'altra appoggiata al letto si tiene a 10 cm dal mio viso.
"Perché non sopporto vederti piangere" in silenzio restiamo per un attimo a fissarci, dimenticandoci che nella stanza, non siamo soli.
"Tocca a te fratello fare una domanda a me!" il tono della voce di Jared è freddo e distaccato.
"Il nome della donna che hai amato di più nella tua vita?" gli chiede fissandolo dritto negli occhi. Sento il suo corpo irrigidirsi sul mio pronto a ricevere una risposta che forse aspetta da troppo tempo.
"Sei ridicolo" replica abbassando lo sguardo.
"Rispondi!" anche il tono di Shan si indurisce. Jared lo fissa per qualche minuto in silenzio, poi sposta lo sguardo prima su di me accennando un breve sorriso, e poi di nuovo su suo fratello maggiore.
"Nostra madre idiota!" e così si tira fuori da una situazione davvero complicata, perché ho la netta sensazione che la risposta che si aspettava Shannon andava la di là del bene materno.
"Ora tocca di nuovo a me, pronta Cristine?" chiede Jared di nuovo sorridendo.
"Obbligo o.."
"No tocca a me, hai mentito. Salti il turno." Lo interrompe Shannon. Jared non prova neanche a contraddirlo. La voce di Shannon assume un tono decisamente troppo autoritario. Ecco che di nuovo mi fissa negli occhi.
"Obbligo o verità?" mi chiede.
"Verità"
"Perché sei scappata da quel concerto a Los Angeles?" il cuore ricomincia a battere all'improvviso e sento il corpo diventare sempre più freddo.
Immobile resto in silenzio a guardarlo senza sapere che cosa dire.
"Non so di cosa tu stia parlando" seria in viso, mi libero dalla sua presa e mi alzo dal letto dirigendomi verso il mio.
"Era il 22 di Ottobre di due anni fa, in prima fila, avevi il cappuccio della felpa tirato su" interviene Jared, "Mi cadeva spesso l'occhio su dite, eri una Echelon strana, conoscevi tutte le canzoni a memoria perché vedevo le tue labbra muoversi, ma non urlavi ne cercavi di attirare l'attenzione. Ti nascondevi, nascondevi gli occhi".
"Io, non... mi avete confusa con un'altra Echelon."
"Ti fissavo da un po'. Eri là ferma e ci fissavi nascosta dall'ombra del cappuccio. Poi quella matta ti si è buttata addosso mentre ti guardavo. Quando ti si è aggrappata alla felpa...eri tu Cristine, riconoscerei i tuoi occhi ovunque. Mi fissavi non sapendo che cosa fare, tanto quanto me." Sento lo sguardo di Shannon trafiggermi la schiena.
"La tua Wrist rossa, mi è rimasta in mano quando ho cercato di afferrarti, mi sei scivolata via" a questo punto è inutile negare.
"E se anche fossi stata io? Non potevo venire a vedere un vostro concerto?" dico rossa in viso con lo sguardo basso mentre mi siedo sul letto con le gambe incrociate.
"Perché sei scappata?" chiede Jared avvicinandosi.
"Io, non... non lo so, credo che fosse giusto così. Non avrei saputo cosa dirvi, erano anni che ero uscita dalla vostra vita, forse temevo che non sareste stati più gli stessi o forse non volevo riaprire ferite che ancora sanguinavano" mentre lo dico alzo gli occhi su Shan che in silenzio dal suo letto mi fissa in una maniera tanto intensa da farmi quasi male.
"Quanti?" chiede Shannon senza togliermi gli occhi di dosso.
"Quanti cosa?" chiedo conoscendo già la risposta alla mia domanda.
"Quanti concerti hai visto nascosta dietro il tuo cappuccio nero?"
"Io, non so, credo ogni volta che ho potuto farlo" dico con un tono di voce sempre più basso.
"Quantifica!" adesso sembra arrabbiato.
"Shannon, io non..." ecco che i miei occhi si riempiono di lacrime. Non riesco a dire nulla, fisso il cuscino sulle mie gambe continuando a tormentare il piccolo bottone laterale di chiusura.
"Lasciala stare, ha fatto quello che credeva più opportuno fare" Jared cerca di mediare.
"Più opportuno? Più opportuno? Non valevamo nemmeno un ciao dopo tutto quello che avevamo condiviso insieme? Nascondersi nell'ombra! Era quella soluzione migliore? Scappare quando si viene riconosciuti e non farsi vivi?" ora comincia ad alzare la voce.
"Tutte le date inglesi che avete fatto, quelle poche Italiane, quelle francesi e quando riuscivo andavo anche in Germania. Ecco quanto valevate per me. A fine mese non quadravo mai con i soldi per questo motivo. E sì, mi nascondevo nell'ombra e cercavo di mettermi in posti dove non mi potevate vedere. Ma non era la prima volta che ero in prima fila, il resto delle volte che cosa guardavate? O meglio cosa non volevate vedere?!" mi asciugo le lacrime e trovo il coraggio di guardarlo negli occhi e affrontarlo.
"Non credi che forse anche a noi andava di rivederti! Possibile a Los Angeles non ti sei accorta di come abbiamo cerato di fermarti?!" cerca di tenermi testa.
"Certo che me ne sono accorta! E se mi fossi fermata? Poi come sarebbe andata a finire? Una chiacchierata in nome dei bei tempi e poi l'indomani cosa? Un'altra data, un altro concerto, altre echelon, altre..."
"Potevamo rimanere in contatto! Potevamo sentirci..." persiste Shannon.
"Sentirci? sentiamo, quante volte mi hai cercato? quante volte davvero ti sei messo di impegno per farlo? Anzi no aspetta, bastava una chiamata in realtà, una semplicissima chiamata a tua madre e chiedere! Troppa fatica vero? Beh se volevi, anche durante le feste mi trovavi a casa! Quindi non ci provare Shannon! Non dare la colpa a me! Se avessi voluto cercarmi, lo avresti fatto. Ma la vita che fai è troppo bella e perfetta così!" gli occhi mi si riempiono di nuovo di lacrime, ma questa volta per la rabbia.
"Perfetta? Bella e perfetta?! Per che cavolo credi siamo tornati a casa? Perché là fuori il mondo è perfetto per noi?!" ora si è alzato dal letto e non fa nient'altro che gesticolare.
"Talmente perfetta che Matt ha deciso di mollarci! La casa discografica ci tira matti, non ci trova buoni ingaggi, ma pretende che portiamo a casa pubblico o ci annullano il contratto e non abbiamo visto ancora l'ombra di un soldo di quello che abbiamo fatto fino ad ora! Jared non riesce a scrivere una canzone da mesi e io non riesco a sentire più la musica nel sangue! Ti Basta o vuoi che continui?"
"Credevi davvero che sarebbe stata una passeggiata? Che alzando la voce avresti risolto tutti i problemi come quando eri ragazzino? Un pugno e le cose tornano come erano prima? Rimboccati le maniche e datti da fare, non c'è posto per l'autocommiserazione in questo mondo! La vita è troppo breve per lasciarsela sfuggire. Combatti o muori facendolo. La resa non è contemplata!" Jared in silenzio ci fissa impotente, credo che stia cercando di capire a chi dare ragione, tutta la frustrazione di Shannon sono sicura che lui la percepisca anche in maniera più intensa, fra i due è sempre stato quello più sensibile. Ma sa anche che quello che dico non è del tutto sbagliato.
"La fai facile tu! Cosa ne puoi sapere?!" lo fisso negli occhi e lentamente mi alzo mettendomi dritta di fronte a lui.
"Io, io non ne posso sapere nulla. Hai ragione. Sono solo quella che è stata lasciata sulla porta di casa con le lacrime agli occhi mentre una macchina ti portava via per sempre dalla mia vita. Per poi vivere nel nulla più completo. Dopo essere stati una cosa unica noi tre, mi sono vista portare via parte di me stessa quando è partito Jared e il resto quando sei partito tu... hai ragione io non posso capire. Io non valevo nemmeno una telefonata".
Detto questo, faccio retro-front e mi dirigo verso la finestra pronta a scavalcarla di nuovo.
"Ti sei mai chiesto quanto era profondo il vuoto che ti sei lasciato alle spalle? Ve lo siete mai chiesti!!" dico urlando.
Chiudo gli occhi, salgo sul davanzale e lentamente cammino sui rami del ciliegio per poi rientrare in camera mia e chiudermi la finestra alle spalle.
Tremo dal nervoso. Ho gli occhi pieni di lacrime, ma non riesco a piangere. Come diavolo può essere così egoista? Troppo semplice dare la colpa agli altri quando non ci si sente a posto con se stessi.
Ho la testa piena di rumori, chiudo gli occhi e tiro un grido sordo cercando di fare uscire tutto quello che ho tenuto dentro per troppo tempo, poi mi butto sul letto con la faccia nascosta nel cuscino e comincio a piangere.

Sono le 4.30 quando apro gli occhi, la federa del cuscino è ancora umida, devo essermi addormentata senza rendermene conto. Mi giro nel letto e mi accorgo che la finestra della camera è aperta, sul divanetto di fronte un'ombra mi fissa. Poi metto a fuoco.
"Come sei entrato Jared?" sussurro.
"Come quando eravamo bambini, la tua serratura è semplice da scassinare" mi risponde dirigendosi verso il mio letto. Mi sposto un po' indietro e lui con movimenti lenti ma sicuri, si sdraia su un fianco accanto a me mettendo una mano sotto il cuscino. Restiamo per un po' in silenzio nell'oscurità, certi che se anche non possiamo vederci, ci stiamo fissando negli occhi.
"Perdonami" mi sussurra. Sento salire nuovamente le lacrime agli occhi. Con un piccolo movimento mi avvicino e appoggio il mio viso al suo petto. In un attimo mi trovo stretta fra le sue braccia e così mi abbandono nuovamente tra le braccia di Morfeo.

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