Il dubbio

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"Ma che cosa avete fatto ai capelli?!" oddio, hanno un taglio decisamente, come dire... strano, tanto per essere gentili...
"Hai detto che sembravamo due scope spennacchiate!" ribadisce Jared sorridendo. Shannon mi fissa senza dire una parola.
"Si ma che cosa avete fatto? Vi siete improvvisati Edward Mani di Forbici?" ribadisco ridendo.
"Beh più o meno!" Jared ride, mi mancava la sua risata da bambino innocente, anche se ormai di innocente credo che abbia davvero ben poco.
"Esistono i parrucchieri per queste cose, lo sapete vero? non viviamo in un paesino sperduto nel deserto... da quando siete partiti abbiamo anche la luce elettrica!"
"Voi donne siete incontentabili! Insomma, ci dici che assomigliamo a scope, ci sistemiamo e questo è il ringraziamento?" continua Jared.
Il modo in cui Shannon mi guarda mi mette quasi in imbarazzo.
"Si ma ora assomigliate allo scopino del bagno... comunque, dovrebbe esserci la macchinetta dei capelli di mio padre da qualche parte, domani mattina vi sistemo io. E comunque non dare la colpa a me per questo tuo nuovo taglio di capelli all'ultimo grido, e per ultimo grido intendo che la gente vi guarda e grida, ma dalla solo a te stesso che ti sei svegliato solo oggi a guardarti allo specchio!" dico tutta seria prima di scoppiare a ridere.
Mentre Jared apre la porta per farmi passare sento arrivare di corsa alle mie spalle Nim con mia madre che disperata cerca di starle dietro.
"Mamma quando torno la porto fuori io, ma adesso tocca a te farle fare il giretto, altrimenti noi rischiamo di fare tardi al cinema!"
"Si zia, anche la mamma deve portare fuori Beethoven, magari insieme avete meno paura delle belve assassine che avete al guinzaglio! No perché anche io avrei paura, guarda come è pericolosa Nim!" Jared la indica mentre sdraiata a pancia all'insù con la lingua a penzoloni e la faccetta da ebete si fa accarezzare la pancia da Shannon.
"Fai poco il simpatico tu" dice mamma con finta faccia seria.
"Oh zia quanto ci sei mancata! Stasera portiamo Cristine sulla via della perdizione. Te la riportiamo per colazione o pranzo, adesso vediamo..."
"Bene, quindi nulla di nuovo! Magari voi la fate sorridere un po'! Da quando è tornata, sta sempre in compagnia di quel cane e della sua musica, un po' di vita le può solo fare bene!"
"Mamma hai finito? Posso andare adesso?" ecco che mi innervosisco di nuovo, ecco quel suo sguardo carico di angoscia che proprio non reggo.
Prendo Shannon con una mano e lo trascino fuori mentre con l'altra tiro Jared per la maglietta.
"Shannon, tienila d'occhio per favore e se non sta.." non le faccio finire nemmeno la frase che incavolata mi giro e la guardo dritta negli occhi. Tace all'istante, sa che sta oltrepassando la linea di confine che ci eravamo poste quando sono tornata a casa.
"Non mi aspettare alzata!" riesco a dire e sbatto la porta uscendo.
"Che caratterino!" mi dice Jared incuriosito.
"Tutto ok, angelo?" mi giro verso Shannon al suono di quella parola. Era da una vita che non mi sentivo chiamare così. Solo lui mi chiamava angelo, Jared lo faceva raramente, ma Shannon, ogni volta che era preoccupato per qualcosa o stava per dirmi qualcosa di importante mi chiamava sempre così.
"Io? Si credo di sì..." non capisco nulla per un attimo, la testa si affolla di ricordi, immagini, pensieri, lui, io stretti insieme in camera mia...
"Cristine, tutto ok? Hai la mano ghiacciata! Stai bene?" con la mano libera prova a toccarmi la fronte umida di sudore. Lo guardo ad occhi sgranati prima di rendermi conto che l'altra sua mano è ancora occupata dalla mia. Ma non sono la sola a stringere forte. Prima che mi possa sfiorare, faccio un passo indietro e mi libero dalla presa e stampandomi in faccia un falso sorriso.
"Si, si tutto ok! Ho bisogno di mettere solo qualcosa nello stomaco. Ho una fame! Qualcuno ha una caramella?" Shannon riprende forzatamente le distanze e Jared abbracciandomi dalle mie spalle mi mette una caramella sotto il naso. Ammetto che non mi sto sentendo troppo bene, spero che una caramella possa bastare. Forse il troppo caldo o le troppe emozioni della giornata...
"Chiedi e ti sarà dato piccola! Ho fame anche io, andiamo?" come faccia sempre a sdrammatizzare le situazioni per me è sempre un mistero.
"Chi guida?" chiedo a bocca piena.
"Io, non vorrai mica salire in macchina con quello psicopatico di mio fratello?" dice Shannon con il sorrisino stampato in faccia.
"Sentilo, si crede un pilota solo perché adesso si può permettere una Ducati!"
"Una moto? Il vizio non ti è passato allora! Dov'è?" adoro andare in moto, in Italia avevo un amico che con la moto mi ha portato in giro per tutta Roma a visitare ogni più piccolo monumento nascosto. Ho un bellissimo ricordo di quei giorni.
"Arriva domani o dopo credo! Interessata a farti in giretto?" mi dice con sguardo malizioso.
"Forse.."
Mentre Shannon sale alla guida, Jared apre la portiera per farmi salire.
Con la scusa di volermi allacciare la cintura di sicurezza, si lancia su di me in preda ad un nuovo attacco di solletico:
"Shannon ha promesso alla zia di tenerti d'occhio e io gli do una mano!" mi dice ridendo.
Mentre mi dimeno come una pazza singhiozzando dal ridere succede qualcosa di strano, le nostre facce finiscono a pochi centimetri l'una dall'altra e restiamo fissi a guardarci negli occhi in silenzio per un istante. Ho l'impressione che persino Shannon possa sentire il rumore del battito del mio cuore, cosa sta succedendo?
All'improvviso la macchina si accende, e Jared chiude per un secondo gli occhi e riprendendo le distanze. Mi accarezza un ginocchio, mi fa un sorriso e chiude la portiera.
Quando alzo lo sguardo vedo il riflesso degli occhi di Shannon nello specchietto retrovisore che mi trafiggono.

Mi fissa, in silenzio.

Sta urlando qualcosa che non voglio sentire. Per la prima volta nella mia vita, comincia ad insinuarsi un dubbio.

Lo sbattere della portiera mi distrae dal suo sguardo che non avrei retto ancora per molto.

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