Sono nata in una piccola città alle porte della Louisiana, in uno di quei quartieri tranquilli, dove sembra che tutte le case si somiglino. Un cancello all'ingresso che delimita un piccolo giardino, le mura di mattoni con le persiane bianche, i tetti tutti realizzati con le stesse tegole, le tende bianche alle finestre, un albero piantato tra una costruzione e l'altra e i numeri civici scritti con lo stesso carattere. Un occhio attento però, avrebbe notato le differenze tra le varie abitazioni: la signora Thomas aveva delle graziose tende bordate di pizzo del quale non faceva altro che vantarsi di aver ricamato quando i suoi occhi ancora "funzionavano bene", John invece faceva il giardiniere ed il piccolo giardino sul davanti e quello più grande sul retro dimostravano quanto fosse bravo mentre la famiglia Austin era appassionata di arte e lo si notava dalla quantità di quadri appesi ai muri che si potevano scorgere dalle persiane sempre aperte.
La mia si identificava soprattutto per tre cose: i muri esterni erano stati dipinti di bianco, le persiane erano turchesi e l'albero tra la mia casa e quella del mio vicino era il più grande e fiorito ciliegio di tutto il quartiere.
La mia camera era situata al secondo piano, sul lato della casa che si affacciava sull'ultima abitazione dell'isolato. L'albero di ciliegio, che per molti anni ho utilizzato come ponte tra una casa e l'altra, aveva dei rami tanto lunghi da arrivare quasi a toccare il vetro delle due finestre. Grazie ai bellissimi fiori primaverili e alle succose ciliegie estive, stare affacciata da quel lato di casa era come avere un piccolo angolo di paradiso privato, e proprio per quel motivo, sotto quella finestra, posizionai una panca ricoperta da comodi e soffici cuscini sui quali, fin da piccola, rimanevo rannicchiata per ore ed ore a leggere.Fu così che un giorno, stando lì a giocare, vidi per la prima volta Shannon e Jared.
Avevo 5 anni e stavo prendendo il tè con Camilla, la mia bambola di stoffa preferita, ultimo regalo di mia nonna prima di lasciarmi, quando un enorme furgone rosso attirò la mia attenzione. A quanto sembrava i nuovi vicini dei quali tutto il quartiere parlava da giorni erano finalmente arrivati.
Dalla Jeep nera che precedeva il camion vidi scendere un uomo ed una donna, che col passare degli anni mi trovai a chiamare affettuosamente zio Tom e zia Meg, e due bambini estremamente spaesati quanto visibilmente arrabbiati l'uno con l'altro.
Dopo qualche giorno, scoprii che avevano appena litigato per chi avrebbe scelto per primo la stanza, lite totalmente inutile visto che per anni hanno condiviso la stessa, quella stessa stanza che dava sull'albero di ciliegio.
Ci vollero circa due settimane prima che mia madre si decidesse ad invitare i Leto, quello era il cognome dei nuovi vicini, ad un barbecue di fine estate. I due bambini, Shannon di sette anni e Jared di sei, di lì a qualche tempo sarebbero diventati quello che tutti pensavano due miei semplici compagni di scuola. Nessuno ancora poteva immaginare che sarebbero diventati la ragione della mi vita, il raggio di sole che scaldava il mio cuore, la mia ossessione e, sopra ogni cosa, la mia maledizione.
Iniziata la scuola le cose non furono molto semplici per me.
Ero la più piccola di tutti in statura e vittima di scherno e dispetti. All'asilo c'era la mia Beth a proteggermi, la mia migliore amica non che bambina fuori misura vista l'età anagrafica, ma qui dovevo fare tutto da sola, e diciamoci la verità non me la cavavo molto bene. A volte sparivano i pastelli, altre i libri, certe volte persino il pranzo. Le maestre arrivavano, alzavano un po' la voce e poi cercavano di giustificare la cosa con mia madre dicendo che col tempo avrei rinforzato il mio carattere ...
A volte credo di aver capito perché crescendo si diventa dei serial killer...Jared si era inserito abbastanza bene, probabilmente dovuto alla luce riflessa del fratello Shannon che era diventato già il capo di una delle fazioni di bulletti della scuola. Era impressionante come riuscisse già a quella età a far scattare tutti sull'attenti ed ad intimorire solo con uno sguardo.
Un giorno a scuola ci diedero il compito di portare il gioco al quale eravamo più affezionati e di descriverlo al meglio; presi il voto più alto della classe grazie a Camilla.
La cosa non piacque a tutti. Un secondo di distrazione infatti mi costò la bambola.
Piansi per giorni e non servirono ne punizioni delle maestre ai bambini ne discussioni con i genitori, la bambola sembrava scomparsa dalla faccia della terra.
E io ero sola. Nessuno che mi teneva compagnia durante la notte o durante la colazione mattutina, nessuno col quale prendere il tè al pomeriggio o fare il bagno la sera.
Era fine settembre e faceva ancora molto caldo, così con la finestra aperta mi rannicchiai sulla mia cassapanca con gli occhi gonfi di lacrime. Quando alzai lo sguardo, lo scoprii a fissarmi. Con Jared parlavo sempre, facevamo i compiti assieme e il bagno in piscina dietro casa sua tutti i giorni, oltre ad essere compagni di classe, eravamo obbligati a stare insieme poiché sua madre si occupava di me quando la mia era al lavoro. Shannon invece non mi aveva mai parlato o semplicemente guardato.
Almeno così credevo ...Quella sera mi guardava tanto intensamente da fare quasi paura. Negli anni imparai a riconoscere le sfumature del suo sguardo e a capirlo ancora prima che potesse dire qualcosa. Sapevo sempre quello che voleva o pensava perdendomi nei colore dei suoi occhi, uno blu ed uno castano.
Quella sera dopo avermi fatto un piccolo sorriso spense la luce e andò a dormire. Passai la notte insonne con la costante sensazione che il piccolo Shannon, dall'altro lato della casa mi osservasse vegliando su di me. Sensazione che mi ha accompagnata per anni.
Il mattino seguente la mia bambola Camilla apparve improvvisamente sul mio banco di scuola, ed un bambino della seconda elementare arrivò con un occhio nero a lezione. Shannon si guadagnò l'espulsione per quel giorno, ma la mia gratitudine a vita. Da quel momento, cominciò a sedersi vicino a me e suo fratello per pranzo, marcando in un certo senso il territorio.
A partire da quel giorno, io ed i fratelli Leto, diventammo inseparabili. L'albero di ciliegio faceva da ponte fra le nostre finestre, le quali erano costantemente aperte per permettere il traffico in entrambi i sensi. Eravamo assieme notte e giorno. Se pranzavo da loro, loro cenavano da me e viceversa. Andavamo al parco giochi assieme, a fare sport assieme e a seguire le lezioni di musica assieme, mentre io imparavo violino e pianoforte, Shannon sviluppava sempre di più la passione per la batteria e Jared quello per la chitarra.
Con il passare del tempo anche la situazione a scuola migliorò a vista d'occhio, niente più dispetti o sparizioni improvvise di materiale scolastico, niente più pause pranzo passate a nascondermi per non farmi rubare il cibo. Ero al sicuro, e lo sarei stato per molti anni a venire.Beth, crescendo li descrisse come i miei angeli custodi, con loro sarei stata sempre al sicuro.
Ma chi mi avrebbe protetta da Jared e Shannon?

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Always & Forever
FanfictionSi possono amare due persone tanto profondamente da condannare se stessi alla dannazione? Cristine ama Shannon, ma non può nascondere a se stessa che la sua anima è attratta da Jared, sarebbe tutto così semplice con lui... A volte però, l'amore non...