WEED.

Capther nineteen.

MEGAN WALKER VOICE:

Dopo le rivelazioni di Luke non dissi una parola per tutto il resto della serata. Justin provò più volte a chiedermi che cos'era successo, ma non ero in vena, né sarei stata capace di dare spiegazioni. Mi ero rintanata con i miei sensi di colpa e riuscivo soltanto a pensare e ripensare a tutto quello che stavo facendo a quel povero ragazzo, alla persona che dicevo di amare. In California Justin era il cattivo ragazzo che tutti temevano per il suo carattere impulsivo ed io ero la timida e dolce ragazza che si era innamorata di un mostro. E in realtà chi era il mosto ? Ero proprio io! Mi ero trasformata in un mostro, senza mai essermene resa conto. Il mio stupido cuore era andato contro corrente e aveva battuto su un ragazzo che non meritava, un ragazzo che, in fondo, non mi aveva fatto nulla di male.

Per una settimana non feci altro che piangere nella mia camera e fingere di star bene davanti agli altri. Il mio cuscino era diventato l'unica spalla su cui piangere: soffocava le mie lacrime e rendeva il mio pianto silenzioso. Era l'unico che conoscesse la mia vera faccia, dopo mia madre e Grace. Sembrava che non ci fosse fine al mio tormento. Justin aveva saputo dai ragazzi che era andato tutto distrutto e la sua reazione era stata la più normale. Pensava solo a me, a dirmi cose dolci e a ripetermi quanto io fossi tutto per lui, e avrei tanto voluto sparire. Ma dovevo far finta di star bene, dovevo fare tutto ciò che avevo sempre fatto: sorridere, scherzare, ripetergli quanto lo amassi , ma non il mio cuore dentro moriva. Ogni cosa era cambiata, da un giorno all'altro: nemmeno io ero più la stessa, tuttavia dovevo mostrare il contrario. Portavo una maschera che cominciava a farmi paura: dentro di me c'era troppo dolore celato.

Giorno dopo giorno sentivo il peso del silenzio, il peso di tutto quel dolore che cercavo invano di cancellare, nascondendolo a tutti. Alcune volte, mi sedevo, mi concentravo fino a farmi venire mal di testa, pur di rimuovere dalla mia mente il ricordo di averlo desiderato, amato, e baciato. Così che in futuro fossi pronta all'idea che lui non sarebbe stato più mio.Perché per gli altri era così facile stare con un persona e poi dimenticarla, come se non fosse mai esistita? Come se non ti avesse mai fatto vibrare il cuore? Forse io ero troppo fragile, troppo ingenua, troppo innamorata. Cosa avrebbero fatto loro al posto mio, se avessero amato con anima e corpo una persona e poi venisse allontanata, odiata e fatta passare per quella cattiva, quella che aveva finto per tutto il tempo? Non potevo trovare risposte a tutte le mie domande, perché non le avevo mai poste a nessuno. Non avevo rivelato a nessuno quello che mi logorava l'anima. Solo mia madre e Grace avevano continuato a starmi vicino. Mia madre non mi faceva domande, ma sapevo che aveva notato lo spegnersi di una luce nei miei occhi. Chissà se si sarebbe mai riaccesa.

Avevamo finito di cenere, io aiutavo mia madre a rimettere in ordine la cucina e Justin preparava le nostre valigie. Saremo dovuti partire durante la notte. Appena ebbi finito di lavare le stoviglie, afferrai il pacchetto di sigarette di Justin e uscii fuori in giardino. Mi sedetti sul marciapiede e mentre fumavo, guardavo i bambini giocare spensierati, loro infondo che ne sapevano dei problemi della vita. Poco dopo vidi mia madre raggiungermi e sedersi al mio fianco. La prima cosa che fece fu prendere la sigaretta che avevo tra le labbra e spegnerla sotto le scarpe. Poi mi guardò dritto negli occhi e scosse la testa.

"Non dovresti fumare, ti fa male" mi rimproverò.

"A farmi male è qualcos'altro" dissentii.

"Sei cresciuta così tanto. Io vorrei solo non averti causato tanto dolore" disse.

"Non è colpa tua" poggia la testa sulla sua spalla.

"Vorrei esserti stata accanto, forse le cose sarebbe andate in modo diverso" riaffiorarono i sensi di colpa.

"Purtroppo non si può tornare indietro, io non voglio perdere te e Julie" risposi.

"Ma stai male perché non vuoi perdere lui" aggiunse.