Chapter seven.

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JUSTIN BIEBER VOICE:

Stare da solo mi faceva stare bene, non dovevo dar conto a nessuno. Non litigavo e stavo bene con me stesso. Alloggiavo in vecchio faro abbandonato,non era troppo distante da dove abitavo. Era bello svegliarsi con il rumore del mare, i gabbiani, l'aria buona. Era un posto completamente diverso e calmo. Ma la sua assenza si sentiva, io mi ci ero abituato alle sue urla, al suo modo di sfidarmi e di giocare. E ci stavo male perché lei non sarebbe mai potuta essere mia, non avrei mai fatto un torto tanto grande a Douglas. Lui veniva prima di tutti e tutto. Io non mi dimenticavo di chi c'era sempre stato per le.Si, forse lui l'avrebbe ingannata, ma almeno a differenza mia, l'avrebbe ingannata con amore. Dovevo mettermi l'anima in pace. Però il dubbio mi rimaneva, se lei era quella giusta? Se lei sarebbe riuscita ad abbattere il mio amore? Se con lei, io, avrei aperto il mio cuore? Sembrava quella giusta, ma non l'avrei mai scoperto, perché non saremo mai stati tanto vicini da riuscirci. Lei rimaneva nei miei sogni più nascosti. Anche i sogni sono realtà, solo che sono all'interno della nostra testa.

C’è chi sogna di saper volare, per fuggire via lontano, lontano da tutti. E allora la sua mente spicca il volo, viaggia verso cieli azzurri, nuota attraverso oceani infiniti, attraversa nuvole e attera tra i fiori, addormentandosi in bellissimi sogni. C’è chi sogna di trovare l’amore della sua vita. Così si impegna, ad essere migliore con tutte le sue forze, anche se alla fine nessuno lo nota, nessuno lo prende in considerazione. E così  si abbatte e tenta ad arrendersi, ma poi d’un tratto l’amore arriva. Non sotto forma di essere umano, forse. Ma arriva a noi l’amore che mai avevamo visto nascere in noi stessi, l’amore per la scrittura magari, chi lo sa, o per la moda, per i viaggi, per la musica. E poi c’è quel sogno così apparentemente misero, eppure così intensamente profondo. L’unico desiderio di essere felice, per davvero. Vedere finalmente la felicità di chi ha lottato, è caduto, ma si è rialzato più forte di prima, ha affrontato innumerevoli ostacoli, e continua a non arrendersi. Il sogno più intenso, il desiderio più cruento. Quello per cui bisogna essere forti, guardare il mondo con occhi diversi e per cui, un giorno, si sarà orgogliosi di se stessi. Orgogliosi di aver lottato fino in fondo.

Qualunque sia la cosa che ti è cara, il tuo cure prima o poi dovrà soffrire per quella cosa, magari anche spezzarsi. Vuoi startene al sicuro? Vuoi una vita tranquilla come tutti gli altri? Vuoi che il tuo cuore rimanga intatto? Non darlo a nessuno! Nemmeno a un cane, o a un gatto o a un pesce rosso. Proteggilo, avvolgilo di passatempi e piccoli piaceri. Evita ogni tipo di coinvolgimento, chiudilo con mille lucchetti, riempilo di conservanti e mettilo nel freezer: stai sicuro che non si spezzerà.Diventerà infrangibile e impenetrabile. Sai come si chiama questo? Inferno. Ed è già qui: un posto dove il cuore è totalmente ghiacciato. Sicuro, ma freddo. Però tutto questo dura poco, è a tempo indeterminato. Per esempio con me, non aveva funzionato. Megan ormai era il mio pensiero fisso. La trovavo semplicemente bellissima con quel suo modo di fare. Mi piaceva il modo in cui si scompigliava i capelli, il modo in cui il suo naso si arricciava se non le piaceva qualcosa. Ed era bella, bellissima. Era bella la sua risata, il modo in cui si muovevano le sue labbra. Lei era bella dentro, rendeva belli gli altri.

Il fatto che lei mi piacesse non mi dava tregua, io non volevo.  Ero sdraiato sulla brandina, avevo le lacrime agli occhi e, senza nemmeno accorgermene, cominciai a stringere con forza il telefonino, che avevo nella mano destra. Volevo chiamarla. Sentii il disperato bisogno di sfogarmi, così chiusi gli occhi e cominciai ad urlare, poi li riaprii, vidi il suo volto, senza nemmeno pensarci, quasi per riflesso incondizionato, scaraventai il telefono contro il muro del faro, frantumandolo in mille pezzi. Non ne potevo proprio più di quella persona e dei suoi modi da psicopatica, ma dovevo trovare il coraggio di guadarmi dentro, di scavare nel profondo del mio cuore per cercare una risposta, anzi, la risposta. Quella stronza mi piaceva, fin troppo. Ma la collera non mi permetteva di ragionare, avevo bisogno di liberarmene, di scrollarmela di dosso. Mi alzai dal letto, aprii il mio borsone z mi misi a cercare un paio di shorts ed una canottiera, buttando tutto il resto in giro per la stanza. Mi cambiai velocemente e andai in spiaggia. Dovevo distrarmi, sapevo che sarebbe stato praticamente impossibile ma, l’unico modo per sperare di farcela, era infilarmi nelle orecchie un paio di cuffie e cominciare a correre in spiaggia senza meta.

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