chapter sixteen.

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MEGAN WALKER VOICE:

Quella notte avevo dormito veramente poco, i sensi di colpa mi ronzavano nella testa e nel cuore senza darmi tregua. Sapevo che se la verità sarebbe venuta allo scoperto, lui mi avrebbe odiato per il resto della mia vita. Infondo me lo sarei meritato. Un modo di uscirne non c'era, quindi avrei dovuto semplicemente prendere quello che la vita mi stava offrendo, nonostante non fosse di mio gradimento. Sperare che capisse il motivo per la quale gli avevo mentito tutto il tempo della nostra relazione, non mi avrebbe portato a nulla, quindi dovevo agire e rimettere le cose a posto. Forse mi avrebbe capita e aiutata, forse non avrebbe più voluto saperne di me, ma almeno mia madre e mia sorella avrebbero continuato a vivere. Gabriella mi diceva sempre -il mare è pieno di pesci- quindi lui avrebbe trovato qualcuna capace di offrigli un amore vero. Ed io avrei continuato per la mia strada, da sola. Infondo, era quello che facevo da quando ero nata. Io me la cavavo da sola.

Quella mattina mi ero svegliata molto presto, non vedevo l'ora di ritornare in California. Dopo aver fatto una bella doccia ed essermi vestita, diedi una frettolosa spazzolata ai capelli. Quella mattina sembravano già abbastanza ordinati, così decisi di non perderci altro tempo. Dopo una passata di mascara e un po di cipria, mi detti soltanto un’ultima occhiata allo specchio della camera da letto   per controllare che tutto fosse a posto. Sistemai in valigia le poche cose che avevo tirato fuori il giorno precedente e sistemai tutti i miei bagagli sul letto appena rifatto. Dopo essermi guardata intorno afferrai il mio cellulare e raggiunsi gli altri in sala da pranzo, mi aspettavano per fare colazione. Quella casa era enorme e bastava sbagliare corridoio per ritrovarsi in un punto sperduto. Io  fui fortunata e raggiunsi la sala da pranzo in me che non si dica.

Dopo aver salutato tutti con un buongiorno generale, mi accomodai al mio posto. Grace era ancora in pigiama, così come Nick. Io e Madrina eravamo le uniche già pronte e pimpanti. Molti comportamenti e abitudini mie e di Gabriella, erano simili e questo mi spaventava. Era terrificante pensare che non fossimo poi così diverse. Gabriella cominciò a domandare a suo figlio della serata passata con me, lui non raccontò i particolari, ma si limitò a dire che si era divertito. Il modo in cui Nick trattava sua madre era a dir poco crudele, ma infondo non potevo biasimarlo, neanche io avevo un buon rapporto con la mia. Nick sospirò, guardò in basso e tacque, sembrava imbarazzato dalle troppe domande di sua madre. Forse, lo era davvero. Io feci lo stesso. Evidentemente lo eravamo entrambi.  Con la coda dell’occhio mi resi conto che Gabriella mi stava fissando. Chissà cosa stava pensando. Probabilmente stavo escogitando un altro piano malefico, come era suo solito fare.

"Quando tutta questa storia con Bieber sarà finita, uscirai con mio figlio" disse Madrina.

Quasi non mi strozzavo con i cereali. Quella donna stava dando di matto.

"Non puoi obbligare le persone a fare quello che ti pare" rispose stizzito suo figlio.

"Pensavo che ti facesse piacere uscire con lei" si giustificò.

"Lei un ragazzo ce l'ha ed io non ho bisogno che tu mi combini appuntamenti, Megan non è il mio tipo!" disse.

"Bieber non è il suo ragazzo" dissentii.

"Si, lui è il mio ragazzo" affermai alzando il tono di voce.

Gabriella cambiò subito espressione del viso. Non gli piaceva essere contraddetta. Grace con l’indice poggiato delicatamente sulle sue labbra, mi fece segno di star zitta. Obbedii. Potevo fermare la mia bocca, ma non la mia mente, libera di vagare dove voleva. Nick cadde nell'imbarazzo più assoluto, dopo che sua madre si alzò e cominciò a formulare un discorso ben preciso: - Io non ero la ragazza di Justin, fingevo e nient'altro. Io non ero in grado di prendere decisioni che non fossero dettate da lei, perché lei era il capo. Se lei sceglieva di farmi stare con suo figlio, io potevo solo ritenermi fortunata. Ma ovviamente non lo meritavo, ero un ingrata che non apprezzava quello che lei mi stava offrendo- . Solo dolore e sofferenza mi è stato offerto da quella donna. Continuò a parlare, ma una persona aveva ormai invaso la mia mente e il mio cuore. Poggiai il volto sulla mano, guardando fuori dalla finestra, accanto a me; non osservavo niente di particolare. Ogni tanto il mio sguardo balzava sulle foglie che si staccavano dai pioppi, librandosi leggere per aria, zigzagando a destra e a sinistra come in uno slalom, roteando su se stesse come agili ballerine, la loro ultima danza, prima di cadere inermi sul prato.

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