Chapter eight.

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JUSTIN BIEBER VOICE:

Lo stato d’animo con il quale mi accingevo ad andare in giro per casa quella mattina era contrastante. Nella mia testa rimbombavano con insistenza un sacco di domande: che intenzioni aveva? Perché aveva accettato così esplicitamente la mia provocazione?Allo stesso tempo, il fatto che sia stata lei a farsi avanti mi inorgogliva, e non poco. Decisi, quindi, che l’avrei presa in maniera molto easy, ovvero, non mi sarei spinto oltre un certo limite a meno che non fosse stata lei a prendere l’iniziativa e a quel punto, beh, le avrei dato quello che cercava! Quella mattina non facevo altro che pensare a quel bacio, mi era rimasto impresso. Anche guardata sotto una luce diversa Megan appariva più bella di quanto non fosse mai stata, forse per il modo in cui era vestita, con quella mia felpa variopinta, le gambe scoperte fino a far scorgere la parte centrale delle sue mutandine in pizzo, anche quello rigorosamente nero. Ma non era solo quel particolare a farmela guardare con occhi diversi. Con ogni probabilità era il contesto a giocare una parte determinante in questo senso, ovvero il fatto che noi due fossimo lì, insieme, per la prima volta, senza litigare. Oltretutto, il tono provocante che usava quando mi parlava con calma, contribuiva ad accrescere in me la curiosità ed il desiderio di godermi appieno ogni singolo istante di un incontro che sarebbe potuto rimanere un episodio isolato o, nella più ardita delle ipotesi, il primo di tanti.

Insomma, quell’intreccio di elementi così speculari tra loro, unito a quella parte di rischio che avrebbe significato trascendere in qualcosa in più di un semplice rapporto tra amici mi affascinava moltissimo.Si vedeva lontano un miglio che il suo atteggiamento nei miei confronti era, per così dire interessato. Continuava a lanciarmi segnali maliziosi con la sua gestualità, e con frasi il cui messaggio era assolutamente inequivocabile.Il suo era stato un modo per creare complicità, per farmi capire che era disillusa e che stava cercando di vivere la sua vita cogliendo tutto il buono che aveva da offrirle, senza rifletterci troppo. Esattamente come me. Con la differenza che io non ho avuto bisogno di stare male per raggiungere questa condizione di vita. Le carte erano scoperte, la partita era ad armi pari. Lei era decisa a prendersi ciò che voleva da me, ed io ero altrettanto deciso a divertirmi con lei. Ma qui subentrava il gioco delle parti, quel non so che, in grado di dare un po' di sale ad una situazione che, altrimenti, sarebbe scontata e, quindi, meno interessante di quanto in realtà fosse.

Avevo dormito una meraviglia, sonni sereni e tranquilli. Riuscì perfino a svegliarmi prima quel giorno, così pensai che per una volta, avrei potuto preparare io il pranzo e lasciare che Megan dormisse ancora un po. Avevo in mente di portarla fuori in qualche ristorante, ma poi avevo pensato alle numerose domande dei ragazzi e optai per restare a casa. Io ero un pessimo cuoco,riuscivo a bruciare tutto. Non volevo fare brutta figura, così telefonai un ristorante a portar via. Quando il fattorino delle consegne bussò alla porta corsi ad aprire, ritirai i miei pacchi e pagai. Andai in cucina e sistemai tutto il cibo in alcuni piatti da portata, non potevo di certo servirlo a tavola in dei contenitori di plastica, mi avrebbe scoperto. Preparai la tavola,tutto in perfetto ordine, ero fiero di me stesso, non avrei potuto fare di meglio. Chiamai tutti dal pianerottolo delle scale, sentivo che di sopra erano già svegli.  I primi a scendere furono Liam e Punk, si precipitarono subito a tavola per mangiare. Dopo loro scese Doug,mi guardava con occhi storti e neanche mi salutò. Andò a sedersi a tavola con gli altri, guardava il cibo che era nei piatti e sembrava disgustato. Megan scese di sotto, pronta e sorridente, salutò tutti con un sorriso e si accomodò a tavola. Era rimasta stupita, il cibo era buono e tutti, tranne Douglas, si complimentarono con me. Sapeva che ero una frana in cucina e aveva percepito che fosse cibo a portar via, ma nonostante questo non rovinò i miei piani.

"Dopo io e te dobbiamo parlare in privato" mi avvertii Doug.

"Non ho nulla da nascondere alle persone presenti, parla pure" gli dissi.

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