Chapter thirty-four

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  MEGAN WALKER VOICE:

Perdere l'anima gemella è come perdere una parte di se stessi. Metà cuore. Metà cervello. Metà anima.Me ne andai un giorno dolce di sole, brezza leggera, ciliegi in fiore, foglie d'un giovane verde brillante. Madre natura spietata e incurante del mio dolore illuminava splendide giornate con il nuovo tiepido sole estivo, mentre le gambe si spogliavano di scarpe e pesanti gonne, le maniche si accorciavano e i sorrisi esplodevano sui volti della gente. Lui dormiva beato, nel suo letto, incosciente, il suo libro preferito che da mesi non leggeva, sul comodino , il nuovo sole che gli accarezzava, tremendo, il volto. Quando sono andata via tutti pensavano a me, a mio figlio, Luke, e mi chiede se qualcuno abbia pensato al dolore di Justin e al suo abbandono. "Mi racconti la storia di nonna Bis?" chiede Dylan. È sul nostro letto, voglio farlo addormentare prima che arrivi Rush. Ma il piccolo, fra le coperte, sembra non volersi addormentare mai. E quanto gli piace la storia della nonna bis, la bisnonna di cui tutti raccontano, morta aspettando che l'uomo della sua vita tornasse, ma non l'ha mai fatto. Vuole farsela raccontare ogni sera, prima d'addormentarsi. Il giorno in cui se ne andò mia nonna, tutti erano intorno al suo letto. Incuriositi dal suo strano atteggiamento: aveva cominciato a parlare. Ma non diceva cose sensate. Parlava con gli esseri del mondo in cui stava. Diceva di vedere un grande cane bianco al fondo del suo letto. E alzava le braccia a mezz'aria, come ad abbracciare chissà quale creatura. Parlava degli alberi in fiore. Dei ciliegi in fiore. - Lui verrà sotto il ciliegio in fiore, Megan, aspettalo per me - disse. Poi il suo ultimo soffio vitale. Un respiro più forte degli altri e, il vuoto. Ogni primavera mi sono recata sotto i ciliegi in fiore ad aspettare un suo cenno. Ogni primavera, fino al giorno della mia ultimo compleanno, prima che fossi strappata dalla mia vita. Mi sedevo ai piedi dell'albero tra migliaia di fiori bianchi, la dolce brezza d'aprile, chiudevo gli occhi, l'aspettavo, ma lui non venne mai da me. Nemmeno un cenno, un soffio nell'orecchio, una carezza di vento sul viso. Nulla. L'ultima immagine, rimasta nella mia mente, era quella del ciliegio in fiore davanti a casa sua, splendido, bianco, imponente, una sposa meravigliosa in mezzo ad un verde prato. "Adesso basta, tesoro, devi dormire" gli sussurro, spegnendo la piccola abat-jour, pensando che avrei potuto raccontarla raccontarla anche mille volte, quella storia. Perché ogni volta provo dentro brivido d'amore, mentre le mie labbra ne scandiscono le parole; mentre guardo il quadro di un uomo e una donna, che tanto si erano amati. Ogni qualvolta osservo un ciliegio in fiore, e mi sorprendo in silenzio ad aspettare un cenno, una carezza di vento, un soffio nell'orecchio. Richard, l'amore della vita di mia nonna era morto in guerra, ma lei non l'ha mai accettato e lo ha aspettato per una vita intera. Chissà se l'amore è proprio questo: aspettarsi per sempre senza mai trovarsi, continuare ad amare anche dopo la morte. Il giorno in cui è morta non ho pianto, anzi per me fu un sollievo, così avrebbe potuto finalmente incontrare il suo amato sotto un albero di ciliegio. "Mamma, perché non vuoi stare con papà stasera?" chiede imbronciato. "Dylan, Justin non è il tuo papà" gli dico. "Ma io voglio lui" dice sbadigliando. "Tu hai me, sempre" gli bacio la fronte. Mi alzo dal letto e gli ribocco le coperte. Lui sbadiglia ancora una volta e poi si stringe al cuscino chiudendo gli occhi. Raggiungo la porta, esco e la chiudo. Seduto spalle a muro, nel corridoio, difronte la porta della mia camera da letto, c'è Justin. Indossa un paio di jeans e una maglia a mezze maniche che gli valorizza i muscoli. Mi sta fissando e sul viso compare un piccolo sorriso che probabilmente avrebbe voluto trattenere. Ricordo che sono perfettamente vestita per uscire con Rush e lui è al piano di sotto che mi aspetta. Indosso un vestitino rosa carne con ricami in pizzo sul petto, ho legato i capelli in uno chignon e Grace ha pensato al trucco. È da tempo che non mi faccio bella per qualcuno. "È appena arrivata Madrina con suo figlio, vogliono salutarti prima che tu esca con Rush" dice alzandosi. "Credevo arrivassero domani" arriccio il naso."Hanno posticipato il loro volo" incrocia le braccia. "Va bene. Ascolta, Dylan sta dormendo, di solito non si sveglia mai ma se dovesse farlo raccontagli una storia o non so, comunque cerca di farlo dormire" gli spiego. "Me la caverò, Meg" risponde con un tono dolce. Annuisco con un piccolo sorriso di ringraziamento e poi mi reco al piano di sotto. Mentre percorro i gradini che mi portano al salotto, riconosco la voce di Nick e Madrina. Appena arrivo tra di loro, individuo Rush seduto sulla poltrona e Madrina che gli rivolge qualche parola di incoraggiamento per il nostro primo appuntamento. Sorrido a tutti e abbraccio Nick, che noto ha portato con se il suo compagno Lucas. Madrina sembra sempre la stessa, questa donna non invecchia, stagiona e migliora con il tempo. Indossa il solito completo: gonna stretta, giacca, top e tacchi a spillo. Certe cose non cambiano mai, neanche con il tempo. Alle mie spalle vedo arrivare Justin, il suo volto è neutro, non trapassa neanche un emozione o un segno. Prima in bagno mi ha detto - ti amo - e ora sembra così distante, ma non per gettarsi tra le braccia di Jen. "Dov'è tuo figlio? Speravo di vederlo" dice Nick. "È di sopra, dorme, ma se ti va puoi dargli un occhiata" gli sorrido. "Io non ho alcuna intenzione di vedere quella bestiolina, quindi mi metto seduta qui" commenta Madrina accomodandosi su una poltrona. Ovviamente, lei vede Dylan come il figlio di Luke, colui che ha ucciso sua figlia. "Mamma chiedi subito scusa" Suo figlio sembra disgustato dal comportamento di sua madre. Lei sbuffa. "Scusa." "Megan, andiamo?" chiede Rush avvicinandosi a me. Io annuisco, salutiamo tutti con un cenno della mano e usciamo. Quando mi siedo sul sedile anteriore della sua auto non posso che restare scioccata per l'ordine e la pulizia maniacale, l'auto sembra nuova di zecca. Le auto di Justin o Doug sono sempre state sporche, erba sui tappetini, reggiseni nel cofano. Nonostante siano passati cinque e siamo maturati, non credo sia cambiato qualcosa. L'auto di Rush profuma di bosco, dallo stereo parte una musica tranquilla, una melodia classica. Che sinceramente trovo noiosa. Rush guida ed io lo spio con la coda dell'occhio. I capelli sono perfettamente sistemati con del gel, la barba rasata fino a rendere la pelle liscissima e indossa il solito completo giacca e cravatta, proprio come l'ultima volta. Non spicca una parola, neanche uno sguardo o un sorriso dalla mia parte. È un tipo così serio, sembra più maturo per l'età che dimostra. Intorno ai ventotto\trenta, non di più. Arriviamo al Distric, ferma l'auto nel parcheggio e da galantuomo mi apre la portiera. La cosa mi fa sorridere. Poggia una mano sulla parte bassa della mia schiena e ci avviamo all'interno del ristorante. Ci sono numerosi tavoli che riempiono l'enorme stanza di forma cilindrica, tutto esprime classe ed eleganza, perfino i camerieri e le cameriere. Ci accomodiamo ad uno dei tavoli prenotati e comincio a sentire gli occhi addosso. Tutti in quella piccola provincia di Toronto avevano sentito parlare di me, la figlia di Jude un po scalmanata o forse pazza. Tutti conoscevano la mia scenata d'amore, che solo a ripensarci potrei definire semplicemente imbarazzante, se non patetica. Ma è così che succede, l'amore rende patetici e spinge a fare cose imbarazzanti, cose che non faresti mai se avessi un briciolo di ragione."Cosa ordiamo? Qui fanno una bistecca fantastica, te la consiglio" dice sfoggiando un sorriso curato sicuramente da un dentista costoso. "Adoro la carne, accetto il consiglio purché sia ben grigliata" dico. "Fidati di me, ti piacerà" Con un cenno della mano chiama uno dei camerieri e ordina due bistecche con contorno misto e vino. Subito dopo, il suo sguardo si fissa su di me, mi scruta da ogni angolazione, come se stesse facendo un dipinto importante. Unisce le mani in un pugno e le poggia sotto il mento, poi scoppia a ridere, io rimango a fissarlo stranita. "Non parli molto, non ti piace la mia compagnia?" chiede. "In realtà, sto cercando qualcosa di intelligente da dire, ma con scarsi risultati" dico. "Possiamo giocare al gioco delle domande, come l'ultima volta" propone. "Comincio io: perché mi hai invitata a cena?" Prima domanda. "Perché sei sexy, intelligente e simpatica. Tu perché hai accettato?" "Mi piace scroccare le cene dagli uomini in giacca e cravatta" dico."La prossima volta indosserò dei bermuda e un paio di ciabatte" ride."L'importante è indossare la giacca e la cravatta sui bermuda" sorrido. Lui ride per un po' e poi pensa subito a qualcosa da dire. "La casa dei tuoi sembra molto affollata". "Riunione di famiglia" mento.Si avvicina al nostro tavolo uno dei camerieri con le nostre ordinazioni. Carne alla griglia fumante, con contorno di patate e insalata. Durante la cena continuiamo a farci domande su sfondo anti personale. Mi ha chiesto di Tokyo, dei miei hobby, dei miei libri o film preferiti, della musica che ascolto e delle città che vorrei visitare. Lui mi ha parlato del suo lavoro e delle sue future aspirazioni, gli ho chiesto di Philadelphia e se gli mancasse la sua famiglia. Esternamente sembra un ragazzo serio e composto, ma se si scava più a fondo si scopre che in realtà non è diverso dagli altri ragazzi della sua età. Gli piacciono i club, lo sport, le auto, stare con gli amici. E soprattutto gli piace fare il dolce dongiovanni con le ragazze. Tipico. "Rush Finley!" esclama una bionda avvicinandosi al nostro tavolo, ha un viso familiare. "Vichy, da quanto tempo!" risponde sorpreso. "Torni in città e non passi a salutare i vecchi amici?" Lei sembra ignorarmi, ora mi ricordo di Vichy, è una di quelle ragazze con cui ho litigato alla fiera, una delle più stronze. "Non ne ho avuto il tempo" dice. "Lo vedo, torni e porti subito a cena le tue spasimanti" ride e posa lo sguardo su di me."Megan Walker, ti ricordi di lei? È la figlia di Jude" mi presenta."Ma certo, la californiana innamorata del suo fratellastro, come dimenticarlo" Sembra nauseata. "Tu sei quella che è stata tradita con Sara, giusto?" domando. Tu colpisci me e io colpisco te, stronza. "Già" dice. "È stato un piacere, vi lascio alla vostra cena" si allontana. È venuta con alcune amiche, probabilmente le stesse di cinque anni fa, solo che non ricordo i loro volti come vorrei. Rush mi guarda divertito, forse per la mia risposta alla sua amica. Non sono una che attacca se non viene attaccata, è stata lei a tirare il primo sassolino e io ho risposto di conseguenza. Entrambi abbiamo finito la nostra cena, così lui fa un cenno al cameriere e paga il conto di 89.99 dollari, solo per un secondo. Avrei preferito un fast food o un ristorante di secondo ordine. Il cameriere ritorna al nostro tavolo con il dessert, un cappa di gelato alla nocciola. Tutti li sembrano conoscere Rush e rispettarlo molto, lui sembra non curarsene nemmeno. "Sara era la mia ragazza in quel periodo" dice. "Oh, mi dispiace" Ecco perché rideva prima."Ero al college e immagino si sentisse sola" sorrise. "Ci sei rimasto male quando lo hai scoperto?" chiedo."Un po'. Ma non preoccuparti, la mia immagine è salva, mi sono rifatto subito con qualche ragazza del college, più di una in realtà" mi rassicura. Sembra divertito. "Risparmiami i dettagli, ti prego" rido."Mi sono divertito stasera e ora mi sto chiedendo: ci rivedremo?" "Forse" gli faccio l'occhiolino.Lui non sembra turbato dalla mia risposta e la prende sul ridere. Finita la coppa di gelato, ci alziamo dal nostro tavolo e ci rechiamo fuori. Nell'aria si è alzata un leggero venticello, mi strino le braccia con le mani, così Rush fa la sua mossa da ragazzo educato e poggia la sua giacca sulle mie spalle. Prevedibile. Apre lo sportello dell'auto dalla mia parte e dopo essermi accomodata sul sedile lo chiude. Quando sale in auto mi fa un sorriso e poi accende il motore. È stata una bella serata, mi sono divertita, ma non so, è mancata quella scintilla. Capite cosa intendo? Quando non vorresti più tornare a casa, quando solo il pensiero di aver passato una bella serata ti lascia un sorriso da ebete sulla faccia che non va via neanche con gli schiaffi, quando non c'è un attimo di silenzio perché siete troppo occupati a parlare o a ridere. Forse è solo il primo appuntamento, devo aspettare che la scintilla si accendi con il tempo. Non apro il mio cuore a qualcuno da tempo e devo solo far si che si rimetta in moto, o meglio, che smetta di amare qualcun altro. Ma non ci sono riuscita in cinque lunghi anni stando lontana da lui non credo che succederà ora che è nella mia stessa casa, ventiquattro ore su ventiquattro, che apre la porta del bagno mentre sono sotto la docce e mi scongiura di non andare avanti, perché infondo mi ama. Justin, ama me e nessun altro. JUSTIN BIEBER VOICE: Sono seduto sulle scale della veranda, al freddo e tra le braccia della notte. Dylan fortunatamente non si è svegliato, così non ho dovuto spiegargli che sua madre ci ha abbandonati entrambi in quella serata per uscire con Rush Finley, uno stupido avvocato in carriera con la voglia di imitare il fantomatico Christian Grey nei suoi irritanti atteggiamenti da superiore. Prima che uscisse con Megan era al piano di sotto con il resto della famiglia e guardava tutti come se fossero inutili mondani e lui il re. Non credo sia il ragazzo giusto per Megan, lei non è una ragazza altezzosa o montata, è semplice e genuina, ha bisogno di un ragazzo della sua portata, qualcuno che la faccia ridere sempre e che non la metta al secondo posto perché prima c'è la carriera, qualcuno che non si comporti come uno pallone gonfiato, ha bisogno di un ragazzo come me. O forse sono solo io quello ad aver bisogno di lei.Sono seduto ad aspettarla da oltre un'ora, guardo l'orologio ed è mezzanotte passata. Dovrebbe essere già a casa da tempo. Sento Jen chiamarmi dal piano di sopra, ma la ignoro, voglio solo prendere una boccata d'aria. Io e Jen dovremmo sposarci una volta trovato Luke, una volta che le cose si saranno sistemate e un parte di me spera che quel giorno non arrivi mai. Ero sicuro di sposarla, ma ora, ora non sono neanche sicuro di voler stare con lei un altro secondo della mia esistenza. Quando la vedo vorrei che sparisse, non la sopporto. Vengo accecato dai fari di un auto, mi copro gli occhi con una mano o rischio di diventare cieco. Rush e Megan. Lui la saluta con un bacio sulla guancia, lei gli restituisce la giacca con un sorriso e scende dall'auto. Mi alzo da terra e saluto Rush con una mano, sono pur sempre un uomo educato. "È un po tardi, non credi?" incrocio le braccia. Mi supera, senza degnarmi d'una parola, in una freddezza degna della notte a cui apparteniamo. Solo i suoi occhi ad osservarmi in un sorriso impercettibile.Come sempre. Solo sguardi fra noi. Sensazioni catturate fra il castano dei suoi occhi e la sua dannata sensualità. Entro in casa e chiudo la porta con le varie serrature. Lei è seduta sul divano, si sta togliendo i tacchi e io mi soffermo ad osservare le sue gambe. Siamo soli, tutti gli altri sono già a dormire o per lo meno nelle loro camere. Si alza e va in cucina camminando a piedi nudi. Ogni volta che lo fa, cammina sulle punte, è una cosa che ricordo e che ho sempre trovato sexy se fatto da lei. Immagino di inseguirla, afferrarla alla vita, e poi semplicemente baciarla, premendo le mie labbra sulle sue. Immagino nello stesso istante il giorno dopo insieme. Immagino un bacio, le sue labbra sulle mie, unico,solo, e per sempre.Follia, desiderio, passione, timore.Muovo un passo.Un altro. Mi ritrovo a camminare, arrivo da lei con il il cuore che pompa a mille, come se avessi corso. Sul suo sguardo non trovo domande, la scelta è compiuta. I suoi occhi lo sanno, e dannazione, comprendono tutto ciò che si trova oltre i miei. Parlare è inutile, qualsiasi frase proferita parrebbe fuori luogo. "Puoi smetterla di fissarmi in quel modo?" È poggiata al bancone e sta bevendo un sorso d'acqua. "Quale modo?" chiedo."Lo sai come!" Poggia il bicchiere e incrocia le braccia."Come se volessi baciarti, stringerti e fare l'amore con te, ora, su quel bancone?" chiedo sorridendo."Esatto" annuisce."E tu smettila di ricambiare il mio sguardo in quel modo" dico."Come se non aspettassi altro che le tue mani sul mio corpo e la tua bocca sulla mia?" chiede."Giusto" sorrido."Beh, allora ti sbagli, non ti sto guardando in quel modo" dice."Megan, tu lo vuoi quanto me" mi avvicino e la intrappolo poggiando le mie mani sul bancone, con lei che mi fissa con i suoi occhi da cerbiatta."Tu sai che è sbagliato" dice abbassando lo sguardo.Le poggio un dito sotto il mento e la costringo a guardarmi negli occhi. "Non è sbagliato amarsi ancora e volersi così tanto" le sorrido. "Ma è sbagliato nei confronti di Jennifer e nei miei" mi sposta. "Vedo che hai ricominciato a pensare al bene degli altri" dico irritato, mi aspettavo che capisse.Si siede su una sedia e accavalla le gambe, io siedo sul bancone, a pochi metri di distanza. "Non ho mai smesso, è un difetto purtroppo""Mi chiedo se almeno una volta hai pensato al mio bene, però.."Parole taglienti come lame, lo vedo dall'espressione del suo volto."Justin, ho sempre pensato al tuo bene, sempre" dice."Bene, vediamo: ci hai pensato quando hai ingannato i miei sentimenti o quando hai dato la possibilità a Luke di distruggere il mio lavoro? Ci hai pensato quando sei stata con lui, quando scopavate come conigli, quando lo hai quasi sposato, quando sei andata via e quando hai messo al mondo suo figlio?" Sento il bisogno di sfogarmi.Si strofina la mano sulla faccia, sembra arrabbiata. Si alza e mi punta un dito sul petto. "Tu continui a non capire, passeranno millenni e tirerai fuori il passato tutte le volte che litigheremo, starai sempre a rinfacciare quello che ho fatto.""Cosa ti aspettavi,che dimenticassi? Che facessi finta di niente, Meg?" "Mi aspettavo che capissi, ma non l'hai fatto e non lo farai mai" dice. "Megan, io-" Mi interruppi non appena vidi Dylan alle spalle di Megan, non mi sono reso conto che la nostra chiacchierata si è trasformata in urla di discussione , credo che abbiamo svegliato tutti. "Mamma ho paura, voglio stare con te" Dylan è sul punto di piangere.Megan lo prende in braccio e poggia la testa di suo figlio sulla sua spalla. Lo culla e io resto a fissarli. Nella mano il bambino stringe qualcosa, anelli d'oro, credo. Mi avvicino a lui e glie li prendo, Megan mi fissa e Dylan fa lo stesso. Sono fedi nuziali, all'interno in una è inciso il nome di Luke e nell'altra quello di Megan."Dylan, dove l'hai prese?" gli domanda Megan allarmata."Un signore che c'è su, ha detto di dartele e che verrà a prenderci presto" racconta il bambino. Preso dal panico afferro un coltello da uno dei cassetti della cucina e corro al piano di sopra. Mentre cammino lungo il corridoio busso alle porte delle camere da letto, è meglio se tutto sono svegli, non so cosa può succedere questa notte. La porta della camera di Megan è aperta, così come la finestra da cui entra il vento che fa sventolare le tende. La stanza è vuota, ho controllato nell'armadio e sotto il letto, ma di lui non c'è traccia. Deve essere entrato dalla finestra e uscito allo stesso modo. Mi sento dannatamente in colpa, avrei dovuto controllare il bambino e invece sono stato fermo sulla veranda ad aspettare che sua madre tornasse dal suo appuntamento, poi abbiamo perso tempo a litigare e abbiamo completamente dimenticato il resto. Se lo avesse portato via sarebbe stata tutta colpa mia, non me lo sarei mai perdonato, mai. Esco dalla stanza e scendo al piano di sotto, gli altri sono nel corridoio mezzi storditi, non capiscono cosa sia successo. Megan è seduta in salotto, stringe suo figlio tra le braccia e piange con lui, è così disperata. Gli occhi mi si appannano per un attimo, vorrei prendere Luke e tagliargli la gola. Merita di morire per quello che ha fatto e continua a fare. Avrei dovuto ucciderlo cinque anni fa, quando ne ho avuto l'occasione, non avrei mai dovuto permettergli di scappare. "Sembra che abbiate visto un fantasma" Punk arriva in salotto ridendo delle nostre facce."È stato qui, Luke è entrato nella camera del bambino" Tiro un pugno nel muro."Come è possibile?!" esclama Doug."Io e Megan eravamo in cucina e il bambino è venuto da noi piangendo, aveva tra le mani un paio di fedi" Racconto in breve quello che so. "Ha detto che verrà a prenderci presto, devo andarmene" dice Meg."Ti troverà ovunque tu vada, resterai qui,i miei uomini staranno di guardia e troveremo quel fottuto bastardo" Madrina si avvicina a Megan e le accarezza la testa con fare materno. "Se non ha portato via il bambino ora che ne ha avuto la possibilità, significa che ha in mente qualcosa" Penso ad alta voce. "È un bambino piccolo, ha bisogno di sua madre, per questo non lo ha portato via" dice Jude."Penso che qualcuno stanotte debba restare sveglio e sorvegliare la stanza di Megan" propone Grace."Posso farlo io" Doug si offre volontario. "Lo faccio io, voi tutti andate pure a dormire" dico. Tutti sembrano annuire. I ragazzi salgono al piano di sopra e controllano tutte le camere, dopo di che accompagno Megan e suo figlio in camera, chiude tutte le finestre e vado in camera mia. Apro la valigia e tiro fuori un paio di pistole, le infilo nei pantaloni. Jennifer mi guarda attentamente e so riconoscere quando è furiosa, ma poco mi importa. Ora la necessità numero uno è proteggere Dylan e Megan. Sono venuto in Canada per questo, non per fare una vacanza o altro. Senza rivolgerle la parola torno in camera di Megan, si è già infilata il pigiama e si è messa a letto con il bambino. Finalmente hanno smesso di piangere, non ne potevo più, mi si stringeva il cuore solo a guardarli. Chiudo la porta e spengo la luce. Avvicino la poltrona alla finestra e mi ci siedo. Guardo il cielo, sembra così calmo, la strada sarebbe deserta se non fosse per la mia auto e quella dei ragazzi. Noto che Megan mi sta fissando e guardare nei suoi occhi è come finire in un buco nero senza fondo. Le avevo dato tutto. Non potevo dargli ciò che non possedevo.Amore, cuore, musica, poesia, anima, pazienza, discrezione; amicizia, persino. Tutto ciò è stato sufficiente a sciogliere quel mio ghiaccio che mi scorreva nelle vene, sino al cuore. E la sua indifferenza continua a sferzarmi il cuore come il vento gelido delle highlands. Fin nella carne, fin nelle ossa, rabbrividendomi. Non posso cambiare ciò che non vuole essere cambiato. Ma posso provarci. 


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