Chapter twenty-three.

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MEGAN WALKER VOICE:

Quello era il Justin di cui ero pazzamente, follemente, perdutamente innamorata. Il Justin dolce, affettuoso, romantico, complice, beh, quel Justin che sentivo talmente mio che, per lui, sarei stata pronta a fare qualsiasi cosa. Nei giorni successivi mi sentivo tirata su di morale. Con il cuore pieno di gioia per le belle parole che mi aveva detto quella notte, riuscendo, in pochi minuti, a dipanare la fittissima coltre di dubbi che mi annebbiava la mente e lo
spirito. Lui aveva questo potere su di me, di riuscire a cambiare il mio umore in un attimo ,ero convinta, che se avesse voluto, io e lui saremmo potuti diventare davvero la coppia più bella del Mondo. Io ci speravo, e cercavo di fare tutto il possibile per creare le condizioni migliori perché ciò accadesse ma, purtroppo, non dipendeva solo da me. Dovevamo dar conto a troppi fattori e forse ci sarebbe voluto fin troppo tempo.

Il mio cambiamento d'umore fu notato perfino da Luke, che spavaldo credeva fosse merito suo. Lo conoscevo da molto, e non si era mai sbottonato così tanto su questioni personali, evidentemente doveva aver percepito qualcosa di strano in me. Ed in effetti, pensandoci bene, per quanto una persona possa tentare di nasconderli, certi problemi traspaiono in volto, nelle parole e nel comportamento. È così, non c'è niente da fare, ed in effetti il mio stato d'animo negativo era percepito da tutti, figuriamoci da Luke. Le cose con lui non erano migliorate, anzi da quando Justin aveva cominciato a rovinare i suoi traffici illegali, lui era sempre arrabbiato e l'unica a rimetterci ero io. Si trattava di cattiveria, bella e buona, con sfumature poi nemmeno tanto tenui di follia e meschinità, magistralmente esaltate dall'inconfondibile tratto diabolico di Luke. Non ne potevo proprio più di quella persona e dei suoi modi da psicopatico, ma dovevo trovare il coraggio di guadarmi dentro, di scavare nel profondo del mio cuore per cercare una risposta, anzi, la risposta. Ma la collera non mi permetteva di ragionare, avevo bisogno di liberarmene, di scrollarmela di dosso.

Era sera e io avevo passato tutta la mattinata nel salotto di Luke a guardare la tv in santa pace. Lui era stato fuori tutto il giorno e a quanto mi sembrava di aver capito, Justin gli aveva causato altri enormi danni. Ormai si divertiva in quel modo. Quando tornò a casa, Luke era furibondo, più del solito. Urlava contro i suoi uomini, la vena del collo quasi gli scoppiava. Ero spaventata, perché Luke cominciò ad urlare istericamente, sembrava aver perso il controllo. In quel momento, anche se ero profondamente felice da quello che stava accadendo, dovevo cercare di calmarlo, di controllare la situazione che, altrimenti, sarebbe potuta degenerare. Così tentai di avvicinarmi e di prendergli le mani.

"Cerca di stare calmo, fallo per me" gli dissi.

"Levati dai piedi, Megan" rispose bruscamente.

"Luke non è il momento di perdere il controllo!" cercai di farlo ragionare.

"Tu non capisci, è una questione di principio!" disse.

Cercai di abbracciarlo, ma lui si divincolò, corse in camera da letto e chiuse la porta chiave. Io gli corsi dietro, presi a bussare, a chiedergli di aprire, ma non c'era niente da fare, continuava ad urlarmi di andare via. Avevo ancora davanti agli occhi quello che mi faceva tutte le notte, soprattutto la parte in cui mi costringeva a urlare il nome di Justin. Fortunatamente aveva spesso di picchiarmi in viso e si limitava a torturare le altre parti del mio corpo. Nervoso in quel modo mi avrebbe ucciso di botte. Il solo pensiero mi terrorizzava, dovevo fare qualcosa, cercare di stargli vicino, di fargli ritrovare la serenità, di far si che la smettesse di comportarsi da matto, che non poteva che fargli male. Stetti per qualche minuto attaccata alla porta e lo sentivo prendere a calci tutto, urlare.

Cercavo di parlargli, ma senza ricevere risposta. Dopo un po' pensai che, forse, lasciandolo tranquillo si sarebbe ripreso, così andai a mettermi sul divano. Provai a leggere, a guardare la televisione, ma non ce la facevo, ero troppo preoccupata per quello che stava accadendo, per la reazione che avrebbe potuto scatenare su Justin, per il comportamento di Luke che, per la prima volta, mi aveva spaventato più del solito.Continuavo a pensare a quegli occhi che, fino ad allora, erano sempre stati lucidi per la merda che si iniettava nelle vene e che, invece, quel giorno avevano assunto un'espressione inquietante, rabbiosa, cattiva. Cosa voleva dirmi con quello sguardo? Forse voleva solo intimorirmi o, forse, attaccava per difendersi.

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