Chapter twenty-two.

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MEGAN WALKER VOICE:

È sempre difficile esprimere i propri sentimenti, non trovate? A volte le parole non bastano. Però da quando c'era lui con me, tutto mi sembrava più bello e i problemi diventavano sopportabili. Quando era presente nella mia vita, sorridevo di più. Mi piaceva stare con lui e abbracciarlo, perdermi nei suoi occhi caramello e mandargli il messaggio del buongiorno, e quello della buonanotte. Potevo dire di amare le nostre conversazioni che finivano in risate e le nostre fughe al mare sulla sua auto. Amavo il suo sorriso e le sue braccia che mi facevano sentire al sicuro da tutto. Amavo lui e il suo profumo, il suo modo di guardarmi e il suo modo dolce di accarezzarmi i capelli. Potevo dire di essere felice quando era con me, e ormai lui non c'era più e io mi sentivo di morire. Tutte le emozioni che avevo provato e continuavo a provare per lui non potevano essere finte, non lo erano e Justin questo lo aveva capito bene. Avete mai incontrato due che non sanno come amarsi, ma si amano come pazzi?

Dopo le parole di Justin stavo ancora peggio. E' doloroso dire addio a qualcuno che non vorresti se ne andasse, ma è più doloroso chiedere a qualcuno di rimanere quando sai che vuole andarsene. Capivo che non potevo costringerlo a fare nulla che non volesse, ma avrei sperato in un finale diverso. Quando tornai a casa di Luke, lui era già a letto che dormiva, fu davvero un sollievo per me e soprattuto per il mio corpo. Non potevo impedirgli nulla o contraddirlo che i ceffoni arrivavano sul mio viso. Si, io ero li per mentirgli e ingannarlo, ma essere trattata in quel modo non era nei piani, ne miei e ne di Madrina. Avrei dovuto chiarire quella situazione personalmente con Luke, a costo di essere picchiata ancora più forte.

Quella mattina fui svegliata in modo brusco dalle urla di Luke. Doveva essere successo qualcosa di veramente terribile per farlo urlare in quel modo. Ovviamente per 'terribile' intendevo qualcosa che riguardasse il suo lavoro. Per quanto ne sapevo non aveva famiglia o amici stabili, era piuttosto solo, ma ovviamente per sua scelta e per quella degli altri. Mi alzai dal letto e presi una vestaglia di seta poggiata su una poltrona e andai a controllare cosa fosse successo. Percorsi le scale fino ad arrivare al piano di sotto. Fui subito sconvolta dalla presenza di un cadavere, il pavimento di marmo bianco si era trasformato in un lago di sangue. Ero uno degli uomini di Luke, probabilmente gli aveva portato una brutta notizia.

"Cosa succede?" domandai restando ferma sull'ultimo gradino delle scale.

"Il carico di cocaina che dovevamo spedire in Russia è stato rubato e buttato in mare. Valeva milioni di dollari!" spiegò a denti stretti.

"Pensi sia stato lui?" mi riferivo a Bieber.

"Quel figlio di puttana la pagherà!" urlò.

"Luke devi calmarti, abbiamo altro a cui pensare, il patrimonio di Madrina vale molto più di pochi milioni!" gli ricordai.

Si avvicinò a me e cominciò a strusciare la testa sul mio petto. "Hai ragione, ma non può passarla liscia, piccola" rispose.

Si staccò subito e ordinò ai suoi uomini di liberarsi del cadavere e di ripulire tutto. Dopo di che ordinò a me di andarmi a vestire, dovevamo andare a trovare Bieber. Nulla di meglio per me, no? Justin aveva già cominciato a punzecchiare Luke, se avesse continuato il quel modo lo avrebbe fatto impazzire. L'unica mia paura era che sfogasse la sua rabbia su di me e non ne avevo voglia. Ho sempre paragonato la vita a un castello di sabbia, ci vuole tanto per costruirla e basta un niente per distruggere tutto. Ma ognuno è diverso, ogni persona ha il suo punto debole. E quello di Luke era punto debole più facile da distruggere, perché era materiale, non c'erano di mezzo i sentimenti o la vita delle persone. Con Justin era diverso. Mi aveva raccontato il suo passato, il suo presente e il suo futuro. Mi aveva sussurrato le sue paure e mi aveva urlato i suoi sogni. Mi aveva insegnato tutti i suoi punti deboli. Ed io li avevo colpiti uno ad uno.

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