Capitolo quattro

4.1K 178 32
                                    

Le giornata di sabato era volata, era ormai pomeriggio inoltrato e avevo intenzione di passarlo a leggere un bel libro. Volevo approfittare della splendida giornata di sole per stare all'aperto e sedermi sotto un albero appartenente al campus. La cosa che preferivo di quell'università era certamente la biblioteca, ma l'enorme pesco piantato in mezzo alla distesa d'erba batteva sicuramente gli scaffali pieni di libri. Quello lo consideravo un luogo di pace, si riunivano gli hippie per protestare contro l'inquinamento, alcuni studenti per provare "cose nuove", altrimenti conosciute come marijuana e poi c'ero io che mi mettevo a leggere senza che nessuno mi disturbasse. Era il mio posto speciale da ormai tre anni e nessuno me l'avrebbe fregato.
Presi il libro che stavo leggendo, afferrai un blocco per gli appunti, una matita, un pacchetto di patatine, una bottiglia d'acqua e infilai tutto in una borsa.
<<Vado a leggere, Jordan. Tu che intendi fare?>> chiesi alla mia compagna di stanza che non dava segni di vita.
<<Mi sa tanto che andrò a quella festa organizzata da Logan. Divertiti a prendere le zecche.>> si buttò di peso sul materasso.
<<Simpatica...>>
Uscii dalla camera all'interno del dormitorio, avviandomi verso il campus sorprendentemente isolato. Vidi in lontananza che il mio albero era sgombro, così mi affrettai ad occupare quello spazio prima che a qualcuno fosse venuta la stessa idea. Feci un respiro profondo, godendomi quell'aria pura e incontaminata per poi aprire il libro nella pagina in cui avevo lasciato il segnalibro. Lessi le prime cinque pagine indisturbata, nessuno aveva osato interrompermi proprio perché ero isolata dal mondo in quel perfetto istante.
<<Speravo di vederti leggere un vero libro.>>
Alzai lo sguardo e notai solo in quel momento il professor Downey che mi faceva ombra con la sua altezza.
<<Buon pomeriggio, professore. Questo è un vero libro, per sua informazione.>> risposi prontamente.
Non avevo voglia di parlare con lui per mettermi a litigare, se era venuto per rovinare il mio pomeriggio perfetto poteva anche alzare i tacchi. Lui si stese sull'erba accanto a me, mettendosi le braccia dietro la testa. Indossava un paio di jeans, una maglietta bianca e un giubbotto di pelle. Non era da lui, di solito indossava sempre giacca e cravatta, ma il suo stile casual mi aveva colpita molto.
<<Intendevo un'opera più pertinente agli argomenti che affrontiamo a lezione.>> si voltò a guardarmi, sorridendo beffardo. L'avrei preso a schiaffi.
<<È il mio giorno libero e leggere qualcosa di più... moderno rispetto al datato, ma non dimenticato, Shakespeare rilassa i miei neuroni.>> risposi a tono, ma questo non sembrò dispiacere affatto al professore.
Lui tornò a guardare il cielo limpido, restando in silenzio. <<Di che parla? Della ragazza della porta accanto che si innamora del ragazzo tenebroso e ninfomane?>>
Mi andò la saliva di traverso e iniziai a tossire. <<Parla di un amore tormentato tra un uomo e una ragazzina. Entrambi si amano molto, ma i segreti del passato di lui mettono a dura prova la loro storia.>> spiegai con un sorriso sulle labbra.
<<Che sentimentale,>> lui si mise a sedere, appoggiando la schiena al tronco dell'albero. <<non rimanevo così senza fiato da quando un pezzo di pollo mi è rimasto incastrato in gola.>> mormorò acidamente.
Ridacchiai. <<Vorrebbe insinuare che l'amore di Dante per Beatrice sia tanto meglio? Lui le ha dedicato tutte le opere più importanti del quattordicesimo secolo e lei non si è neanche degnata di dargli una possibilità, è da egoisti.>> incrociai le braccia al petto per poi abbandonare il libro sull'erba.
<<A quei tempi Beatrice non poteva lasciare tutto per stare con Dante, non era consentito. E poi non l'ha mai amato come lui amava lei, è questo che rende il padre della letteratura italiana uno dei miei autori preferiti.>>replicò lui.
<<È stata una vera stronza.>> mormorai troppo coinvolta da quella situazione. Subito dopo mi coprii la bocca con entrambe le mani, capendo di aver imprecato davanti a un professore. Lui non sembrò farci molto caso, in realtà era più che altro pensieroso.
Aveva uno sguardo profondo, i suoi occhi mi avevano colpita all'istante. La sua pelle era piuttosto abbronzata, ma non troppo, doveva aver passato molto tempo in spiaggia. Amavo per di più il suo viso, la mascella solida e ben definita, il velo di barba curata e le sue labbra piene.
Cazzo.
Il professore si avvicinò a me un po' di più, restando a pochi centimetri dal mio viso. <<Mi spieghi cosa ci trovi di bello in quella porcheria?>> indicò il mio libro con un cenno del capo.
<<Senta, con tutto il rispetto che le è dovuto, lei ama "Macbeth", "Amleto" e "La Vita Nuova"; io amo "Non tentarmi", "Amore e Psiche" e "La canzone di Achille". Amo l'idea dell'amore e quello che rappresenta, e sono davvero felice di rifugiarmi nei libri, perché la mia vita sentimentale non è stata molto attiva negli ultimi anni.>> confessai tenendo gli occhi fissi su di lui, tutto d'un fiato.
Il professore rise. <<Sei troppo giovane per l'amore. Bevi, divertiti e scopa, la vita è troppo breve per qualcuno che ti farà dannare da morire.>>
Le sue parole mi avevano colpito. Aveva così poca stima dell'amore? Io ero totalmente e incondizionatamente innamorata dell'amore.
<<Allora lei è quel tipo di uomo che non ha bisogno di una storia seria.>> osservai.
<<Non la metterei proprio così. Sono alla ricerca della donna perfetta da un po', ma non ho trovato granché. Sono il tipo di uomo che darebbe tutto il suo mondo alla donna che ama, ma non ha ancora bussato alla mia porta.>>
La sua espressione era totalmente impassibile, solo il suo tono di voce era più alto per dare enfasi.
<<La perfezione non esiste. Deve imparare ad accettare una donna per quello che è, perfino per i suoi difetti. Io ho sempre trovato ragazzi che mi giudicavano per qualsiasi cosa, che mi facevano sentire inadeguata.>> sentii la voce incrinarsi, così decisi di zittirmi.
<<Strano, non sembri avere difetti. Esteticamente sei bellissima, e non prenderla come una molestia, dico solo la verità.>>
Dio, aveva detto che ero bellissima.
Ma era lunatico o gli piaceva provocarmi?
<<Ho molti difetti. Sono una gran chiacchierona, sono insicura, troppo onesta, timida e permalosa.>> ammisi.
Il professor Downey lanciò nuovamente lo sguardo sul mio libro. <<Vai spesso in quella libreria dove ci siamo conosciuti?>>
<<Vuole dire la libreria dove mi ha rovesciato il caffè addosso? Ci lavoro lì. Mi occupo di leggere i libri, di recensirli, sistemarli sugli scaffali e ogni tanto sto alla cassa.>>
<<Tu dovresti scrivere.>>
Alzai un sopracciglio. <<Che cosa?>>
<<Prova a scrivere una poesia, un sonetto o un brano a tuo piacimento. Anzi, ti lascio questo compito extra che non riguarda la scuola. Prenditi tutto il tempo che ti serve per scrivere, non appena l'avrai fatto vieni nel mio ufficio, daremo insieme un'occhiata al tuo elaborato.>>
Rimasi stizzita da quella sua proposta. Non ero il tipo che scriveva, certamente avrei combinato un casino con i tempi verbali e anche un po' con l'ortografia. Non sarei mai riuscita a mettere insieme una frase di senso compiuto. Avevo divorato romanzi rosa dall'età di quattordici anni, eppure l'idea di scriverne uno tutto mio non mi era mai passata per la mente. Forse perché sapevo che non ci sarei riuscita, forse perché non mi sentivo adeguata a fare una cosa del genere.
Decisi di accettare la sfida, gli avrei dimostrato che anche una storia d'amore moderna valeva quanto Shakespeare.
<<Ho carta bianca?>>
<<Purché non sia nulla di erotico, tieni a freno gli ormoni, ragazzina.>> scherzò. <<Inizia buttare giù qualcosa, magari pensa a come ti senti in una determinata situazione. Non ti lascio questo compito per tormentarti, lo faccio perché vedo del potenziale in te, so che hai molta fantasia in quella testolina.>> mi tirò un buffetto sulla testa.
L'atteggiamento del professore non mi disturbava più, al contrario, ero sicura che mi considerasse una delle alunne migliori della sua classe.
<<Lei ha mai scritto qualcosa di suo?>>
<<Scrivo di continuo, mi aiuta a controllare le mie emozioni. Di solito, quando conosco qualcuno che non riesco a gestire, scrivo su di lui e la mia opinione cambia completamente.>>
Riguardava anche me? Questo spiegava il suo cambio d'umore e il suo atteggiamento diverso. Fino all'altro giorno sembrava che mi detestasse, quel giorno mi stava parlando come se fossi normale.
<<Mi aiuterà a scrivere?>> domandai tenendo lo sguardo fisso sulle mie gambe. Mi portai le ginocchia al petto, evitando di incrociare i suoi occhi meravigliosi.
Il professore raccolse la penna che avevo posato sull'erba, prendendomi poi il braccio. Lo osservai senza dire una parola mentre scriveva un numero di telefono sul mio polso.
Mi aveva appena dato il suo numero?
<<Quando hai del tempo libero chiamami e ne parleremo.>> sforzò un sorriso e si tirò su, scomparendo poi dalla mia vista.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora