Capitolo due

4.3K 156 13
                                    

Mi girai verso la mia amica che aveva deciso di cambiare posto, sedendosi alla mia sinistra. <<Non mi piace farti girare ogni volta che ho dei commenti da fare.>> brontolò. Si mise a sedere, tamburellando impaziente le dita sul banco. Era probabilmente più nervosa di me all'idea di incontrare il nuovo professore, speravo solo che sapesse spiegare bene le opere in fiorentino.
Avevo scelto il corso di letteratura italiana e inglese per far felice mia madre, anche se la mia vocazione era più che altro leggere vere storie d'amore che sentir parlare di Dante che si struggeva per Beatrice in quel modo.
Spostai lo sguardo sul quaderno aperto e ancora immacolato, lì avrei preso tutti gli appunti necessari per l'esame di fine semestre ed ero abbastanza sicura di superarlo. Avevo già avuto a che fare con Dante, Manzoni o Leopardi, non mi spaventavano più come una volta.
Sentii la porta chiudersi, segno che il professore era entrato. <<Buongiorno a tutti.>> disse.
Non alzai neanche lo sguardo. Non avevo proprio voglia di sapere com'era. Di sicuro era un anziano signore, con la pancia e la gobba, come al solito. Eppure dalla voce non sembrava. Quando alzai lo sguardo, lo vidi voltato di spalle che scriveva il suo nome alla lavagna con un gessetto.
Finalmente si voltò e realizzai che avevo davanti lo sconosciuto affascinante che mi aveva rovesciato il caffè addosso. Rimasi pietrificata a guardarlo, forse avevo perfino la bocca schiusa per lo stupore. Dopo aver guardato tutte quelle facce nuove una per una, vide me ed ebbe più o meno la mia stessa reazione. Si schiarì subito la voce e distolse lo sguardo per poi rivolgersi all'intera classe.
Indossavo il suo dannato golfino. Il golfino che profumava come lui e che si era sfilato di dosso per me!
Lessi il suo nome alla lavagna: Professor Downey. Chissà qual era il suo nome, probabilmente aveva un nome degno di lui e del suo aspetto mozzafiato. La camicia che indossava aveva le maniche rimboccate fino ai gomiti, rivelando un assaggio dei suoi avambracci vigorosi. Non era da me fare certi pensieri su un uomo più grande, in particolare sul mio professore di letteratura, ma era più forte di me. In più ci eravamo incontrati un'ora prima che fosse il mio professore a tutti gli effetti, quindi avevo il diritto di immaginarlo senza camicia quanto volevo. Mi chiedevo se il suo petto fosse scolpito o quantomeno in forma, ma a giudicare dalla sua postura credevo proprio di sì.
Indossava anche degli occhiali da lettura mentre leggeva il registro degli alunni. Iniziò a chiamare i nomi ad uno ad uno in ordine alfabetico, finché non arrivò alla E. <<Silvia Evans?>>
Alzai la mano <<Presente.>> mormorai. Sentii il suo sguardo su di me per più di qualche secondo. Non solo avevo fatto una brutta figura quella mattina, ma non potevo neanche chiedergli di bere qualcosa insieme per il fatto che fosse il mio professore. Anche se in genere non facevo mai la prima mossa, ero molto timida.
Finito di chiamare l'appello, si tolse gli occhiali e li posò accanto alla sua borsa di pelle. Persino quella sembrava sofisticata e costosa, insieme al suo completo scuro.
<<Molto bene. Lasciate che vi illustri il programma di quest'anno.>> camminò tra i banchi tenendo le braccia incrociate, scrutando tutti noi per bene, in particolare me.
<<Cominceremo con un assaggio di Shakespeare e le sue opere più celebri. Dopo proseguiremo con la letteratura italiana e i poeti di maggior rilievo come Dante Alighieri e molti altri.>> spiegò tornando alla cattedra, appoggiandosi con il fondoschiena al bordo. <<Qualcuno di voi ha già esperienza con delle opere italiane?>>
Silenzio. La classe non emise un suono mentre il professor Downey ci guardava uno alla volta. Al diavolo, volevo rispondere io. Alzai la mano e lui mi interpellò. <<Signorina Evans, dico bene?>> mi rivolse un sorriso e si avvicinò al mio banco. <<Dimmi... conosci qualche verso della "Divina Commedia" di padre Dante?>> domandò abbastanza colpito dal mio alzare la mano.
Aveva una voce suadente, le spalle larghe e degli occhi magnetici. Era impossibile resistere a un tale fascino, sopratutto per le ragazze in fondo alla classe che ridacchiavano in continuazione e si scambiavano occhiatine suggestive.
<<"Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.">> recitai a memoria. Avevo letto talmente tante volte quel particolare Canto dell'Inferno che era impossibile scordarmelo.
Il professor Downey rimase soddisfatto dalla mia risposta e perfino dal mio accento italiano. <<Leggi molto, signorina Evans?>>
Probabilmente lo chiedeva per avermi visto in libreria quella mattina, non per dei versi di Dante buttati lì sul momento.
<<Romanzi rosa, in genere.>>
L'intera classe non osava proferire parola, a parte un brusio in fondo, si udivano sopratutto la mia voce e quella del professore.
Ma la mia risposta sembrò deluderlo parecchio. <<Capisco. Credevo nutrissi una passione per la lirica italiana data la tua dimestichezza con le parole.>>
<<Sono italiana da parte di mamma, lei mi ha insegnato ad apprezzare la letteratura e mi ha spinto ad iscrivermi a questa facoltà.>>
Il professor Downey se ne stava in piedi davanti a me, ascoltando ogni mia parola. Sembrava un uomo adulto, ma dal suo abbigliamento gli avrei dato almeno una trentina d'anni. Forse voleva semplicemente fare buona impressione dato che era il suo primo giorno da insegnante di ruolo. Se avesse indossato qualcosa di più casual sarebbe stato ancora più sexy.
Ma che cavolo!
<<Forse mi sbaglio, ma non sembri contenta di questo.>> inclinò leggermente la testa per catturare ogni dettaglio della mia espressione.
<<In realtà trovo la lirica decisamente noiosa. Leggo molti romanzi di solito e non sono abituata a sentir parlare di autori che si tagliano le vene perché non staranno mai con la donna che amano.>>
Tutta la classe scoppiò a ridere, ad eccezione del professor Downey che rimase impassibile davanti alla mia affermazione. La sua espressione non faceva trasparire alcuna emozione. Era diverso dal sorriso dolce e dispiaciuto che mi aveva rivolto in libreria.
Non mi sarei mai permessa di parlare a un professore in quel modo. Di solito me ne stavo zitta ad ascoltare, come se fossi una spettatrice muta, ma quell'uomo non aveva l'aria di un professore e ispirava una certa fiducia in me stessa.
<<Spero di farti cambiare idea. La letteratura italiana è pura arte, così come William Shakespeare e le sue opere straordinarie.>> mi voltò le spalle e si sedette alla cattedra, scrivendo qualcosa sul suo taccuino.
Lo avevo davvero fatto arrabbiare per così poco? Non era mia intenzione provocarlo, ma non mi aspettavo di ricevere una reazione così esagerata da parte sua. Eppure sembrava così dolce quando mi aveva porto il suo golfino, in quel momento sembrava che avesse un bastone infilato proprio lì dietro, era rigido e con un'espressione dura.
Jordan si chinò verso di me, ridacchiando. <<L'hai fatto proprio incazzare.>>
Sospirai. Cominciare l'anno così era l'ultima cosa che volevo.
Non mi rivolse più la parola per tutta la lezione, finché l'ora finì e gli studenti iniziarono ad incamminarsi fuori. <<Ricordatevi che l'orario di ricevimento nel mio ufficio si terrà tutti i giorni scolastici dalle tre alle cinque.>> alzò la voce per farsi sentire per poi prendere la sua borsa e uscire dall'aula prima di me e Jordan.
<<Sembra uno stronzo.>> osservò lei. <<Hai visto come ti ha attaccata? Sembrava che l'avessi ferito dicendo che odi la letteratura.>> mise lo zaino in spalla, seguendomi fuori dalla classe.
<<Non è che odio la letteratura, odio il fatto che i poeti siano sempre così depressi.>> sospirai. <<A proposito, è lui l'uomo che mi ha dato il golfino.>>
Lei spalancò la bocca, sorpresa. <<Sul serio? È uno strano susseguirsi di eventi. Fino a due ore fa credevi che fosse un gentiluomo, adesso scopri che è il tuo professore. E, detto fra noi, è l'uomo più sexy che abbia mai visto.>> mormorò.
<<Credi che dovrei scusarmi con lui?>>
<<Non hai fatto niente, Silvia. Non vedo il motivo per il quale tu debba scusarti. Semmai dovrebbe essere lui a chiederti scusa per aver esagerato tanto.>>
Non diedi retta a Jordan, piuttosto gli avrei parlato nel pomeriggio e gli avrei restituito anche il golfino.

Spazio me:
Cominciamo bene direi.
Come promesso, ho fatto Robert vecchio e bavoso anziché giovane come pensavo io. (Non mi ricordo chi di voi me l'ha chiesto ma sappiate che non approvo tutto ciò). Anyway Robert daddy è più fregno, lo so.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora