Capitolo undici

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Jordan mi aveva letteralmente obbligata a staccare la spina per un po' dal professor Downey e da Thomas. Era sabato sera, infatti io e la mia amica ci stavamo preparando per andare da qualche parte a ballare e scatenarci.
Lei indossava un abito corto azzurro, fasciava le sue forme in modo sensuale e i suoi capelli neri ricadevano morbidi sulle sue spalle scoperte. Io, invece, indossavo un vestito bianco a maniche lunghe che mi copriva fino a metà coscia.
Io e Jordan ci incamminammo fuori dal dormitorio, percorrendo due isolati fino ad arrivare al pub in cui andavamo di solito. Il locale era piuttosto affollato, le luci e la musica mi stavano stordendo i sensi, così come il forte odore di alcol e il sudore di chi ballava fino a svenire.
Non volevo neanche uscire, ma la mia amica aveva insistito perché non restassimo in camera anche di sabato.
Volevo dimenticarmi della cotta che avevo per il professor Downey, volevo dimenticarmi di lui per una serata soltanto. L'avrei rivisto lunedì e non avevo il coraggio di affrontarlo dopo il discorso che avevamo avuto ieri.
Jordan mi trascinò fino al bancone del bar, ordinando due shot di vodka alla fragola. Tracannai il mio senza fare troppe storie, intenta a passare una serata divertente con la mia amica. Lei aveva intenzione di infilare la lingua in bocca al primo ragazzo che le si fosse avvicinato, ma io non volevo attirare un altro idiota, ne avevo già due alle costole, e uno era il mio professore di letteratura.
Sentii il telefono vibrare nella mia borsa, così lo accesi per vedere chi mi aveva scritto.

Professor Downey: Spero che tu stia apprezzando la storia di Amleto. D'altro canto, trovo ridicolo il romanzo che mi hai fatto comprare, è un po' fuori luogo, date le circostanze.

Non tardai a rispondere, sotto l'effetto dell'alcol. Volevo flirtare con lui, ma allo stesso tempo volevo farlo arrabbiare.

Io: In realtà non ho ancora aperto il libro. Sono stata impegnata a scrivere il tema sull'amore, non vedo l'ora di farglielo leggere. E poi, se non sbaglio, è stato lei ad insistere per leggere quel romanzo.

Professor Downey: Ed è straziante aspettare che questi due si mettano a letto, sono chiaramente sessualmente frustrati entrambi. Potresti approfittare della bella serata per leggere Amleto, non trovi?

Io: Mi trovo fuori in questo momento.

Professor Downey: Dove sei?

Io: In un pub sulla Columbus Avenue. Dovrebbe esserci anche lei, l'atmosfera inizia a farsi bollente.

Mi pentii subito di aver inviato quel messaggio, quindi provai a cancellarlo, ma non ebbi il tempo di farlo, perché ricevetti la risposta istantanea del professore.

Professor Downey: Spero per te che tu non stia bevendo, sei ancora troppo giovane. Se ti trovi nei guai, non esitare a chiamarmi.

Io: Posso cavarmela da sola, professor Downey. E poi, dovrei essere ancora arrabbiata con lei per essersi azzuffato con il mio amico.

Professor Downey: Bell'amico che hai! Parla di te come se fossi un oggetto sessuale. Fossi in te starei attenta a chi decidi di frequentare, perché il tuo "amico" si troverà nei guai per aver aggredito un insegnante.

Lasciai quel messaggio senza risposta. Mi bruciava ancora il fatto che quei due si fossero picchiati per causa mia. Dovevo riservare al professore il trattamento del silenzio, era l'unico modo. Thomas mi aveva ferita parecchio, mi aveva fatta piangere e odiavo sentirmi così debole.
Nonostante volessi passare la serata a leggere un buon libro, Jordan aveva insistito perché le facessi da spalla. Io non vedevo nessuno di interessante per lei, erano la maggior parte ragazzi ubriachi o sudaticci con le mani troppo lunghe.
Bevvi un altro shot di vodka per poi sedermi sullo sgabello del bar, appoggiando la testa sulla mano. Il barista osservò la mia espressione triste, offrendomi un drink. <<Non dovresti essere triste in una serata così.>> mi sorrise dolcemente mentre preparava un cocktail per un'altra ragazza.
<<Non dirlo neanche. Sono innamorata del mio professore, è da pazzi.>> forse era la prima volta che lo dicevo ad alta voce.
Il professor Downey era un uomo stupendo, senza dubbio. Forse ero realmente innamorata di lui. Mi piaceva il suo modo di vestire casual, altrimenti quando indossava i suoi completi firmati. Amavo i suoi occhi, il suo velo di barba, i suoi capelli morbidi e setosi, le sue labbra e il suo didietro perfetto. Amavo quando richiamava la mia attenzione stringendo la mano sul mio polso, quando mi chiamava per nome, quando mi riaccompagnava al dormitorio, quando si mostrava disponibile nei miei confronti e quando si offriva di aiutarmi con la sua materia o con il latino. Ma più di ogni cosa, mi piaceva il suo dolce profumo da uomo. Riusciva a scatenarmi mille sensazioni diverse nello stomaco.
<<Ognuno ha i suoi demoni.>> rispose il barista.
Il tema sull'amore sarebbe stato incentrato sul mio affascinante professore di letteratura e sul suo corpo mozzafiato. A volte me lo immaginavo a torso nudo, chissà quanto era allenato, ma non ci voleva un genio per capire che andasse in palestra.
Chissà se lui ricambiava il mio amore, o se provasse semplicemente attrazione per me.
Sentii delle mani posarsi sui miei fianchi, così mi voltai, trovandomi davanti un ragazzo che non avevo mai visto prima.
<<Vuoi ballare?>> domandò con un sorriso stampato sul volto.
<<Non mi va.>> risposi acidamente.
<<Andiamo, piccola.>> mi prese per il braccio, trascinandomi al centro della pista. Cercai di ritrarmi ma senza successo. <<Lasciami!>> lo colpii al petto con svariati pugni, ma non sembrava avere intenzione di mollarmi.
<<Non fare i capricci, piccola.>> mi strinse al suo corpo in modo da non potermi muovere e in alcun modo.
Sentivo il suo alito pesante dall'alcol e le sue mani scorrere su tutto il mio corpo, soffermandosi sulle mie forme.
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime e pregai internamente che qualcuno ponesse fine a quel momento.
Quando riaprii gli occhi trovai quel ragazzo steso a terra, con il naso sanguinante e il labbro spaccato. Davanti a me vidi il professor Downey con i pugni serrati e le nocche sanguinanti.
<<Vieni.>> ringhiò afferrandomi poi per il polso, portandomi fuori da quel posto. <<Sali in macchina.>> ordinò e lo accontentai senza replicare. Mi allacciai la cintura mentre tenevo la testa bassa.
Il professor Downey stringeva le mani sul volante, sembrava seriamente infuriato. Ma cosa era venuto a fare?
<<Vuole picchiare tutti quelli che mi toccano?>>
Lui sospirò nervosamente, tenendo gli occhi fissi sulla strada. <<Quel maniaco stava cercando violentarti. Mi spieghi perché non hai reagito?>> alzò la voce.
Non l'avevo mai visto tanto arrabbiato in vita mia.
<<Avevo paura che potesse farmi del male.>> mormorai sfogando le mie lacrime. <<Che ci faceva lì?>>
<<Non hai risposto mio messaggio. Credevo ti fosse successo qualcosa, per fortuna sono arrivato in tempo.>>
Indossava una felpa grigia di Yale e un paio di jeans. Era sexy da morire, ma non era il momento di contemplare la sua bellezza mozzafiato.
<<Non doveva disturbarsi. Prima o poi mi sarei liberata.>>
<<Non funziona così, Silvia. Devi prenderlo a botte se non ti lascia andare, non ne sei capace?>>
<<La paura mi ha paralizzato. Lei non può capire come mi sono sentita.>> cercai dei fazzoletti nella mia borsa per asciugare le lacrime, ma il professor Downey fu più veloce di me, estraendo un fazzoletto di stoffa dalla tasca dei suoi pantaloni.
<<Grazie.>> mormorai. <<Lei ha un brutto carattere, ma sono contenta che sia venuto a salvarmi... di nuovo.>> mi asciugai le lacrime per poi restituirgli il fazzoletto, che però rifiutò. <<Tienilo tu.>>
<<Non voglio che lei usi la violenza, professore. Niente al mondo può sostituire la diplomazia.>>
<<Te la do io la diplomazia, signorina Evans! Quando qualcuno ti mette le mani addosso non puoi immaginare cosa provo. Sento di doverti proteggere, perché hai una specialità nel cacciarti nei guai. Devo sfogare la mia rabbia in qualche mondo.>>
<<Dovrebbe fare dei pensieri di pace.>>
Rise. <<Pensieri di pace un cazzo! Sopratutto se qualcuno si approfitta della mia studentessa preferita.>>
Sorrisi. <<Sono la sua preferita?>>
<<Credevo l'avessi capito. Sai, non porto tutte le mie studentesse in pizzeria.>>
Cercai di reprimere un sorriso, ma le mie labbra andavano da una guancia all'altra per la felicità. Allora gli piacevo.
<<E togliti quel sorriso dalla faccia.>> scherzò.
Quando rideva mostrava i suoi denti bianchi e perfetti, uno spettacolo per i miei occhi.
<<Però dico sul serio, non voglio che lei alzi le mani mai più. Farsi pestare le procura un occhio nero e i professori inizieranno a domandarsi se lei sia un tipo violento.>>
<<Chiariamoci bene, ragazzina, non prendo ordini da te.>>
Quella situazione si stava trasformando in una lite, me lo sentivo. <<Non cerco di darle ordini, dico solo che dovrebbe essere meno brusco.>>
<<E io dico che dovresti essermi grata!per averti salvato il culo più di una volta.>> alzò la voce, fermando la macchina davanti al dormitorio.
<<Sa cosa c'è? Lei è impossibile ed esasperante, professor Downey. Non ho bisogno del suo aiuto, mi lasci in pace la prossima volta.>> scesi dalla macchina e chiusi bruscamente lo sportello.
Lui mi seguì a ruota, restando però accostato alla macchina. <<Allora lascerò che ti tocchino, ma non voglio vederti piangere!>> urlò.
<<Vada al diavolo!>> urlai a mia volta.
Ne avevo abbastanza di quella serata.
Il professore tornò in auto e se ne andò mentre raggiungevo la mia stanza in preda alla rabbia. Avrei voluto ucciderlo.



Spazio me:
Seratina tranquilla mi avevano detto...
Quando Roberto si incazza ha un che di affascinante, non trovate? Mi piace descriverlo così, fa più effetto hihihi. Anyway, probabilmente lo saprete già, ma ho aperto un profilo su tik tok per pubblicizzare il mio libro cartaceo. Mi chiamo @giorgiacerzosimoauthor. Correte a seguirmi ❤️

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora