Capitolo ventotto

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Non sapevo niente di Robert. Lui conosceva la più intima parte di me, perfino nel senso più erotico possibile, ma io non lo conoscevo affatto. Gli piaceva nascondersi, la riservatezza era il suo forte. E io desideravo solo comprenderlo appieno.
Chissà cosa aveva in mente per quella sera. Probabilmente voleva cenare di nuovo con me per poi dormire insieme, ma non ne ero poi così sicura. Stavo svolgendo il mio lavoro come al solito, e il solo pensiero di poter trascorrere una serata romantica con lui mi rallegrò. Eppure il tempo sembrava non voler passare mai.
<<Allora...>> Diana mi affiancò. <<tu e il professore, uh?>> posò dei libri sul tavolo, spuntando i titoli dalla lista che aveva tra le mani. Fare l'inventario era una tortura!
<<Cosa vuoi sapere?>> mi rassegnai al fatto di non poterle nascondere niente.
<<Dove, quando e come.>> mi guardò seriamente.
Sospirai. <<A casa sua. Più precisamente davanti al camino. È stato molto romantico. Quando... be' martedì scorso. Per quanto riguarda il come, è stato meraviglioso, proprio come lo immaginavo.>> mi morsi il labbro.
Sentire le sue mani sul mio corpo mi eccitava parecchio.
<<Dio! Per te era come Christian Grey, c'è andato vicino?>>
<<È anche meglio.>> ridacchiai.
Diana trattenne l'euforia quando sentimmo suonare il campanello sopra la porta, segno che era entrato qualcuno. Si precipitò all'entrata seguita da me. Quando vidi Robert mi resi conto che erano appena le sette e mezza, era in anticipo. <<Buonasera, Diana.>> salutò il capo per poi rivolgermi un sorriso. <<Posso rubarti Silvia?>>
La mia amica rise. <<È tutta tua, lavora anche troppo.>>
Robert posò dolcemente le mani sui miei fianchi per poi lasciarmi un bacio sulle labbra. Emanava un forte odore di sigaretta e il suo profumo da uomo mi mandò il cervello in pappa. Indossava un completo scuro molto elegante e il suo soprabito lo era altrettanto. <<Dove vai così elegante?>> domandai.
<<Andiamo a cena. Ti ho portato un abito, così puoi cambiarti. Anche se...>> lanciò uno sguardo alle mie calosce gialle. <<le calosce e l'impermeabile sono molto sexy.>> scherzò provocandomi una risata. <<Ah, sì?>>
Si avvicinò al mio orecchio per non farsi sentire da Diana, spostandomi i capelli. <<Mi eccitano molto.>> mormorò.
Questo bastò per farmi bagnare.
Mi prese per mano e mi condusse fuori dalla libreria. Salimmo in macchina e a quel punto mi accorsi di una scatola bianca posta nei sedili posteriori. <<Cosa c'è lì dentro?>>
<<Il tuo abito.>> aprì la scatola e tirò fuori un abito meraviglioso. Aveva una scollatura piuttosto profonda, sia davanti che sulla schiena; era corto, a maniche lunghe e di colore nero e oro. Era un abito molto succinto per me.
<<Devi smetterla di regalarmi vestiti così sexy.>> replicai.
<<Mi piace viziare la mia ragazza.>>
Ero la sua ragazza?
Mi sfilai il maglione da sopra la testa rimanendo soltanto con il reggiseno. Robert mi fissò a lungo mentre mi liberavo della gonna e indossavo quello splendido vestito. Era un po' troppo corto per i miei gusti, sopratutto per l'apertura che si spaziava sulla mia coscia. Sciolsi i capelli e gli diedi un po' di volume con l'aiuto delle dita per poi indossare le décolleté che mi aveva portato Robert.
<<Hai finito di fissarmi o vuoi qualcosa?>> scherzai.
Mi accarezzò la gamba nuda con due dita per poi lasciarmi un bacio sulle labbra. <<In effetti sei tu quella che voglio. Ma aspetterò dopo cena per poterti avere, non voglio rovinare il momento.>>
<<Sei un inguaribile romantico. Eppure mi hai fatto credere il contrario.>>
<<Dovresti sapere che non mi apro con i miei studenti.>> detto ciò mise in moto la macchina, insidiandosi nel traffico per poi raggiungere quel posto di cui mi parlava.
Credevo che volesse mantenere la nostra storia una cosa super segreta, ma portandomi a cena fuori ci stava esponendo agli occhi e alle orecchie di tutti. Ma Robert sapeva ciò che faceva ed era sicuro di sé.
Fermò la macchina a pochi passi dall'entrata del ristorante. A quel punto mi aprì la portiera e mi prese sottobraccio. Mi mise il suo soprabito sopra le spalle per non farmi infreddolire e attraversammo la strada per poi entrare dentro il ristorante. Mi guardai intorno cercando di trattenere l'estasi, anche se quel luogo era così elegante e raffinato che non potei fare a meno che spalancare la bocca.
Il professore comunicò la nostra prenotazione al cameriere che ci condusse a un tavolo in fondo alla sala, molto appartato. Robert mi mise una mano sulla schiena, proprio sulla parte nuda, accompagnandomi fino alla sedia.
<<È un'occasione speciale, per caso?>> domandai osservandolo mentre si accomodava di fronte a me.
<<Non proprio. Volevo passare una serata con te, niente di più.>> mi fece l'occhiolino, prendendo poi il menu.
<<Se volevamo passare una serata insieme potevamo benissimo starcene a casa tua a rotolarci nel letto.>> replicai dando un'occhiata al mio menu.
<<Quel tipo di serata è il mio preferito, ma qui ho molte più occasioni di provocarti in pubblico. So quanto ti eccita l'idea di essere scoperti.>>
Mi conosceva fin troppo bene.
<<I signori sono pronti a ordinare?>> domandò il cameriere molto cortesemente. Iniziò a fissarmi mentre Robert chiedeva quale fosse il vino migliore.
Per fortuna non se ne accorse o avrebbe fatto una scenata.
<<Per me una bistecca. Cottura media. Tu cosa prendi, tesoro?>> mi guardarono entrambi.
Mi schiarii la voce. <<È possibile avere l'orata senza le mandorle?>> poi guardai il cameriere.
Era piuttosto carino a dire il vero.
<<Certamente.>> poi si rivolse a Robert. <<Sua figlia ha l'età per bere, signore?>>
Mi aveva appena scambiata per sua figlia?
Robert prese questa domanda come un segno di sfida. <<È la mia ragazza. E sì, ha l'età legale per bere.>>
<<Devo chiederle un documento.>>
Sospirai, tirando fuori dalla borsa il mio documento d'identità, nonostante il professore mi dicesse che non era necessario. Il cameriere lo controllò per poi congedarsi.
<<Lo stavi guardando.>>
Riportai la mia attenzione a Robert. <<Cosa?>>
<<Dimmi, ti piace?>>
Sembrava così serio mentre lo diceva. Cosa si aspettava? Che cadessi tra le braccia di un uomo che nemmeno conoscevo?
<<Ma che dici!>> lo rimproverai, guardando altrove.
Chinò il busto in avanti, scrutandomi con i suoi meravigliosi occhi marroni. <<Ti piacerebbe essere toccata da lui?>>
Ma era impazzito?
<<Sei ridicolo.>>
Lui sorrise maliziosamente, un sorriso che avevo visto solamente un attimo prima che facesse l'amore con me. <<Vieni.>> ordinò prendendomi per mano. Lo seguii dall'altro capo della sala e ci chiuse entrambi nel bagno del ristorante. Quello spazio era abbastanza ampio e molto elegante. Uno specchio rettangolare era posizionato dietro gli innumerevoli lavelli e ne approfittai per darmi una sistemata ai capelli.
Robert si assicurò che non ci fosse nessuno negli altri bagni, poi si posizionò dietro di me, spostandomi i capelli su una spalla. Mi baciò la clavicola per poi mordermi delicatamente il collo mentre faceva scendere una mano lungo la mia coscia nuda. <<Ti piaceva quello lì, non è vero?>> mi guardò attraverso il riflesso dello specchio per poi tenermi il viso stretto in una sola mano. <<Volevi che ti scopasse, Silvia?>> ringhiò.
Appoggiai le mani sul marmo freddo del ripiano e quelle di Robert si posizionarono sulle mie, bloccando ogni mio movimento. Spinse il suo bacino contro il mio didietro per farmi sentire la sua eccitazione crescere a dismisura.
<<Sei tu l'unico che voglio.>> risposi sicura di me, anche se in quel momento mi stavo lasciando trasportare da quel gioco che mi stava facendo fare.
<<Sicura? Mi sembravi parecchio eccitata nel vedere quel tipo fissarti così avidamente.>> si chinò al mio orecchio, mordendone il lobo. <<Dovrei tornare in sala e pestarlo per bene solamente per averti guardata in quel modo. Le sue intenzioni erano piuttosto chiare e, ora che gli hai dato il documento, sa anche il tuo nome.>>
Decisi di stare al suo gioco mentre mi accarezzava il labbro con il pollice. <<Mi piace essere guardata dagli altri uomini con desiderio.>> mormorai suadente.
Robert sorrise amaramente, alzandomi la gonna del vestito. <<Devo forse ricordarti che appartieni solo a me?>> mi accarezzò la natica, giocando con l'orlo del mio perizoma.
<<Ti sbagli, professore. Io non appartengo a nessuno.>>
Mi piaceva provocarlo in quel modo. Nessuno mi aveva mai fatto eccitare così tanto con così poco ma lui era tutto ciò che desideravo.
<<Allora non sono stato molto chiaro al riguardo.>> mi sculacciò. Sobbalzai nel sentire la sua grande mano venosa infrangersi contro la mia natica. Eppure quel contatto mi era piaciuto molto. <<Sculacciarti mi soddisfa molto, signorina Evans. Hai ancora dei dubbi riguardanti la tua appartenenza?>> mormorò con un tono di voce talmente basso che avrei voluto solamente che continuasse.
<<Ho molti dubbi, professore.>> ansimai nel momento in cui mi schiaffeggiò l'altra natica.
Lo volevo ardentemente.
Cercai di voltarmi ma non me lo permise, spingendomi ancora di più contro il marmo freddo. <<Non ho finito.>> mi abbassò le mutandine fino alle caviglie per poi farmele sfilare. Le piegò come se niente fosse e se le infilò nella tasca interna della giacca. <<Torniamo al nostro tavolo.>> mi prese sottobraccio per poi condurmi fuori dal bagno.
Avevo l'aria di una che era appena stata sculacciata dal suo professore di letteratura.
<<Ti ridarò gli slip non appena torneremo a casa. A mio parere, stai molto meglio senza.>> mormorò un attimo prima di avvicinare la mia sedia al tavolo.
Si sedette di fronte a me per poi farmi l'occhiolino e bere un sorso di vino, controllando alcuni messaggi sul cellulare.
Ero sua. Indiscutibilmente sua. Gli appartenevo e questo lo sapevano sia gli angeli del paradiso che i demoni dell'inferno.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora