Alle tre in punto mi trovavo nel parcheggio sul retro dell'università. Il professor Downey si fermò con la macchina davanti a me, aprendo la portiera dall'interno. Salii velocemente per poi rivolgergli un saluto. <<Vuole dirmi dove stiamo andando?>> domandai.
Non ce la facevo più ad aspettare, volevo saperlo subito.
<<A casa mia.>>
Rimasi spiazzata da quella risposta. Mi ero sempre chiesta come fosse casa sua, ma in quel momento la mia domanda era un'altra: perché mi ci stava portando? Non indossavo neanche le mutandine in pizzo, se la sua intenzione era di fare sesso con me. Giocai con l'orlo della mia gonna per non pensare al fatto che ero salita sulla sua auto centinaia di volte. Questo mi rendeva una cattiva ragazza? Io non infrangevo mai le regole, eppure il professor Downey mi portava al limite, quando doveva essere solo il mio insegnante e nient'altro.
<<Indossi ancora il mio golfino?>> rise.
<<È molto comodo. E poi stravedo per i maglioni di quattro taglie più grandi.>>
<<Lo terrò a mente quando deciderò di regalarti un altro dei miei golfini.>>
Ci fu ancora un po' di silenzio, poi prese parola.
<<Allora... chi è questo misterioso "R" che ti scrive delle poesie?>>
<<Non lo so. Ho capito che mi sta mandando alcune strofe di una poesia che non conosco.>>
<<Leggimi i primi versi.>>
Tirai fuori dallo zaino quelle lettere, estraendone il foglio dalla prima busta che avevo ricevuto. <<"Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale...">>
Mi interruppe subito. <<La poesia si chiama "A Silvia", di Giacomo Leopardi. Hai detto che ti ha mandato tre lettere contenenti solo le prime tre strofe. Il tuo ammiratore segreto te ne manderà altre tre, la poesia contiene sei strofe in totale.>> spiegò.
Quest'uomo sapeva tutto.
Quando alzai lo sguardo vidi la macchina percorrere una strada piena di ciottoli che portava a una casa enorme conficcata nel bosco, ai piedi di un lago. Più che una casa, era un cottage a due piani interamente in legno. Aveva un portico meraviglioso che distava all'incirca dieci metri dalla riva del lago, gli alberi lì intorno rendevano l'atmosfera rilassante. Doveva essere bello stare a contatto con la natura.
<<Lei vive qui?>> domandai sorpresa.
Il professore non rispose, si limitò a lasciare la macchina di fronte al portico per poi scendere, seguito da me. Estrasse dalla tasca le chiavi per poi aprire la porta di casa e invitarmi ad entrare. Mi ritrovai davanti un immenso salone in stile rustico, interamente in legno. I mobili avevano tutta l'aria di essere pregiati e costosi, così come il divano e il mobile bar contenente tutti i tipi di alcol esistenti.
Il professor Downey mi seguiva mentre scrutavo attentamente ogni dettaglio di quella casa, senza dire una parola. C'era una scala anch'essa di legno che portava probabilmente alla sua camera da letto.
<<Che ne pensi?>> ruppe il silenzio, affiancandomi.
<<Ha una casa meravigliosa. Però la facevo il tipo da stile moderno.>>
<<Ho un appartamento a Manhattan in stile moderno, dove abito attualmente. Ma ci tenevo a portarti qui, è decisamente più confortevole della chiassosa città.>>
<<Sono d'accordo. Quindi non dorme qui?>>
<<Solo nel weekend, per avere pace mentre leggo o mentre correggo i vostri compiti.>>
Annuii distrattamente mentre osservavo una parete interamente dedicata alle fotografie del professore. Lo ritraevano al momento della laurea, con alcuni amici e con i suoi genitori, presumibilmente. C'era anche una foto che lo ritraeva da bambino, era sempre stato bello anche da piccolo. E poi c'era una sua foto insieme a un gruppo di bambini africani, sembravano tanto felici. <<Quando è stata scattata?>> domandai continuando a fissarla.
<<Circa tre anni fa. Facevo volontariato in Africa, un tempo.>>
Oltre che a essere bello come il sole aveva anche un cuore enorme.
<<Perché mi ha portata qui?>> mi voltai a guardarlo, notando quanto fosse effettivamente vicino al mio corpo.
<<Volevo mostrarti una cosa.>> mi prese per mano per la prima volta, conducendomi al piano superiore. Spalancò le porte di una stanza in fondo al corridoio, rivelando una biblioteca illuminata dalla luce del sole. Una portafinestra si spaziava alla fine di quella stanza, dando sugli alberi dalle foglie autunnali. Rimasi senza parole alla vista di quel paradiso. Gli scaffali arrivavano fino al soffitto e lì in mezzo giaceva una tavolata lunga almeno quattro metri.
<<È incredibile.>> girai tra i vari scaffali, leggendo alcuni titoli delle opere più importanti al mondo, datate in diversi secoli. Mi piaceva questo lato del professore.
<<Sapevo che ti sarebbe piaciuto. Puoi prendere tutti i libri che vuoi quando avrai voglia di leggere qualche classico.>>
Presi un libro tra le mani, sentendo il suo incredibile odore di vecchio. Era meraviglioso.
<<Lei è pieno di sorprese, professor Downey.>> mormorai.
<<Sono felice di sentirlo.>> si posizionò dietro di me, mettendo entrambe le mani sulle mie spalle. Sentivo il calore del suo corpo contro la mia schiena e il suo profumo inconfondibile invadeva le mie narici. <<Voglio che tu mi descriva cosa senti in questo momento, come se dovessi scriverne un tema. Dai spazio alla tua fantasia.>>
Allora mi guardai intorno, cercando delle parole adatte. <<Ecco... questo posto odora di libri vecchi, uno dei miei profumi preferiti, e...>>
<<Non così, Silvia. Cerca di essere più poetica. Esattamente come questa mattina, quando parlavi del tema sull'amore.>>
Deglutii a fatica per la vicinanza delle sue labbra al mio orecchio. <<La sensazione di vecchio rende questo posto un luogo di pace. La luce che fuoriesce dalla finestra lascia intravedere i minuscoli granelli di polvere che fluttuano nell'aria. L'odore acre di libri vecchi invade le mie narici, e credo di non aver mai sentito una sensazione del genere in vita mia. Trascorrerei tutto il giorno in questo posto, sfogliando con passione le pagine di quei libri che hanno fatto la storia della letteratura.>>
Il professore si pose davanti a me con un sorriso stampato in volto. <<Molto brava, Silvia. Tu hai del potenziale per scrivere un libro tutto tuo, se solo volessi. Sarei ben felice di aiutarti a farlo.>>
Potevo leggere la fierezza nei suoi occhi. Stava riuscendo nel suo intento, stava riuscendo a farmi amare la letteratura come lui stesso l'amava. Anche se prevaleva la passione della scrittura in me.
<<Scrivo meglio quando sono da sola. È da un po' di tempo che tengo un diario, riesco a sorprendermi di quello che io stessa scrivo.>>
<<Mi piacerebbe leggerlo.>> mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sfiorando la mia guancia con le dita.
<<Non posso proprio. Contiene delle cose molto personali per me.>> replicai.
<<Vorrei sapere tutto su di te. Voglio sapere cosa ti spinge a leggere quei romanzi rosa che tanto ami o cosa ti fa sognare di trovare l'uomo perfetto.>>
Non avevo bisogno di pensarci, sapevo la risposta. <<Forse il fatto che mio padre se ne sia andato quando avevo appena sei anni. Non sono mai riuscita a digerire il divorzio dei miei genitori, però mia madre sembra stare bene senza di lui. Io vorrei trovare qualcuno che mi ami incondizionatamente, e che non mi lasci come ha fatto lui con mia madre.>> cercai di trattenere le lacrime, ma quando il professor Downey mi abbracciò, mi lasciai andare e piansi sulla sua spalla.
Mi mancava la figura di un padre da troppo tempo, e lui non sembrava voler avere niente a che fare con me, anzi si era rifatto una vita con una nuova moglie e una figlia adottiva.
<<Sfogati pure.>> mi accarezzò la testa dolcemente. <<Ti va una tazza tè?>>
Annuii ancora sulla sua spalla. <<Volentieri.>> a quel punto tornammo al piano inferiore e il professor Downey mi fece accomodare sul divano mentre metteva a bollire l'acqua sul fuoco. Quell'uomo riusciva a tirarmi su il morale in qualsiasi momento e in qualsiasi modo.
Si sedette al mio fianco, aprendo il romanzo che aveva acquistato nella libreria dove lavoravo. Iniziò a leggere ad alta voce le vicende tra il professore e l'alunna innamorata di lui con un po' di divertimento nella sua voce.
Versò il tè in due tazze, porgendomene una. <<Mi aspetto che il tuo tema per domani sia il migliore della classe.>> si sedette al mio fianco.
<<In realtà non ho ben capito l'argomento da trattare.>>
<<Devi descrivere perché cadresti nel peccato della lussuria con la persona che ami o da cui sei attratta. Cerca di non essere troppo spinta, non voglio che gli studenti scoppino a ridere.>>
Annuii finendo il mio tè, lasciando la tazza sul tavolino. Passai il pomeriggio con il professor Downey, poi mi riaccompagnò al dormitorio e mi misi sotto per scrivere quel tema. Volevo flirtare con lui, perché ormai ero certa che ricambiasse il mio sentimento.Spazio me:
Buona Immacolata piccole pervertite ❤️
Piccolo spoiler: entro questa settimana ci sarà qualcosa di bello, non vi dico altro 🙃

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𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
FanfictionSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...