<<Non ci posso credere! Cinquecento dollari di multa per aver guidato senza patente. Non me la sono cavata male!>> mi lamentai mentre attraversavo il corridoio con la mia amica. Eravamo dirette nella classe di letteratura.
<<Almeno non ti hanno arrestata, guarda il lato positivo.>>
Avevo detto tutto a Jordan. Lei era la migliore quando si trattava di mantenere i segreti e il professor Downey era il segreto più grande che avessi mai avuto. Non potevo certamente tenermelo per me e lei era la mia migliore amica, oltre che un'eccellente custode di segreti.
Arrivate in classe ci sedemmo ai soliti posti. Sul banco c'era l'ultima lettera, senza rosa questa volta."Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano."
-Robert
P.s. sei bella come il sole.Alzai gli occhi al cielo e riposi la lettera nello zaino per poi aprire il quaderno e scarabocchiare qualcosa. Non riuscivo a credere che avesse ancora la faccia tosta di scrivermi quelle parole nonostante fosse il fidanzato di un'altra.
Che rabbia!
<<Ciao, Silvia.>>
Mi voltai vedendo Josh in piedi davanti a me. Non avevo il coraggio di parlargli dopo quello che era successo sabato sera. <<Ciao.>> sorrisi timidamente. <<Ascolta, per quello che è successo sabato...>>
Subito mi interruppe. <<Non è niente. Mi dispiace di non essere il tuo "R", so che ci tenevi.>>
Era bello vederlo così disponibile e premuroso nei miei confronti. In realtà avrei preferito che fosse lui "R", mi sarei risparmiata di dover correre dietro al mio professore di letteratura. Oltretutto Josh era un bravo ragazzo, gentile e perfino carino. Ma purtroppo non avrei mai potuto dargli speranze, il mio cuore apparteneva a quello stronzo del professor Downey e a nessun altro.
<<Siamo ancora amici, vero?>> domandai.
Lui sorrise sommessamente e mi abbracciò. Ricambiai subito posando il mento sulla sua spalla.
Non appena sentimmo la porta della classe aprirsi andammo subito a sederci ai nostri posti. Lo vidi entrare in classe con il solito completo scuro, gli occhiali da lettura e la sua borsa di pelle. <<Buongiorno.>> salutò per poi sedersi alla cattedra. Chiamò l'appello e si tolse gli occhiali rivolgendo la sua attenzione a ognuno di noi, in particolare a me. <<Mi auguro che abbiate svolto tutti il tema per oggi. Questo pomeriggio vi chiamerò in ordine alfabetico e mi fermerò alla lettera E. Vi aspetto dalle quattro nel mio ufficio e discuteremo sul vostro elaborato con un intervallo di quarantacinque minuti per ciascuno studente. Il primo della lista è... Adam Badley e concluderemo con... Silvia Evans.>>
Era una casualità che si volesse fermare alla lettera E? Ci doveva essere sotto qualcosa. C'erano un po' di persone prima di me, segno che avrei dovuto raggiungere il professore alle sette e mezza di sera. Avrei avuto il tempo di andare al lavoro e di cambiarmi, anche se non avevo voglia di rimanere sola con lui, sopratutto dopo quello che era successo il giorno prima.
<<Domande?>> chiese.
Alzai la mano, seguendo il mio istinto.
<<Sì, signorina Evans.>> mi guardò a braccia conserte.
<<Ho il blocco dello scrittore.>> la classe scoppiò a ridere e il professore sembrò anche lui molto divertito dalla mia affermazione. <<Anche a me è capitato parecchie volte. Posso dirti che il blocco dello scrittore è solo il frutto della tua immaginazione. Focalizzati su cosa vuoi scrivere, immagina nella tua mente lo scenario perfetto e ricrealo.>> posò entrambe le mani sul mio banco, guardandomi negli occhi. Non mi era mai stato così vicino durante le lezioni. <<So che puoi farlo. Hai il potenziale perfetto, sfruttalo.>>
La verità è che avevo già scritto il tema ma non volevo farglielo leggere. <<E se non volessi farglielo leggere?>> domandai.
La classe non fiatò. Forse avevano capito che ero seria.
<<Ti darò una F, ti boccerò all'esame di metà semestre e dovrai ripetere l'anno. In fondo un altro anno con me non potrà farti che bene, ti farò amare la letteratura, signorina Evans.>> mise le mani in tasca e andò verso la lavagna, prendendo poi il gessetto.
Jordan mi guardò con un risolino. <<Te l'ha proprio fatta. Ora capisco cosa ci trovi in lui, sa essere un vero stronzo e dannatamente attraente allo stesso tempo.>> mi prese in giro.
Non volevo che quel dibattito finisse lì. Doveva avere un vero scontro con me ed ero disposta a non essere più la ragazza che segue le regole. <<Lei non riuscirà a farmi amare Shakespeare, professore.>>
Si voltò di scatto, posando il gesso. Alla lavagna aveva scritto "stato di minorità". <<Non è compito mio insegnarvi Immanuel Kant, questo non è il mio campo. Ma voglio che sappiate una cosa: uscire dal vostro stato di minorità e affermare la propria autonomia intellettuale è più facile di quanto sembri. Io sono un illuminato, un visionario dalla mente aperta che accetta i compromessi.>> mi guardò. <<Signorina Evans, so per certo che uscirai dal tuo stato di minorità nel momento in cui smetterai di leggere quei ridicoli, per non dire assurdi, romanzi rosa. Tuo padre ti ha abbandonata ma questo non ti dà il diritto di disprezzare la letteratura e rifugiarti nelle storie d'amore occasionali.>>
Non aveva il diritto di parlarmi in quel modo. Come si era permesso di dire quelle cose davanti all'intera classe? Gli avevo confidato quel segreto perché lo tenesse per sé, ma la sua idea era stata quella di umiliarmi e di farmi passare per una bambina capricciosa.
Mi alzai dalla sedia con le lacrime agli occhi e, nonostante le suppliche di Jordan di restare, afferrai il mio zaino e corsi fuori dall'aula scoppiando in un pianto liberatorio. Mi appoggiai con la schiena al muro e mi lasciai scivolare finché non mi sedetti sul pavimento. Portai le ginocchia al petto e mi strinsi in me stessa, lasciando che le lacrime bagnassero le mie guance arrossate.
<<Silvia!>> la voce di Jordan mi fece alzare lo sguardo. Si accovacciò al mio fianco e mi accolse tra le sue braccia. <<Stai tranquilla, non è niente.>> mi baciò la tempia.
Prima quella donna e adesso un'umiliazione pubblica. Speravo che tra me e il mio professore potesse nascere qualcosa, magari non qualcosa di serio ma che contasse realmente per me. Ma la realtà è ben diversa dalle mie fantasie e il professor Downey era un essere senza cuore che giocava con i miei sentimenti a suo piacimento. Voleva solo il mio corpo, niente di più.
<<Vado al dormitorio.>> mormorai tirandomi su.
<<Vuoi che venga con te?>>
<<No, voglio restare da sola, e poi devi seguire la lezione.>>
Il professor Downey uscì dall'aula, chiedendo a Jordan di rientrare e che voleva parlarmi in privato. Lei obbedì senza fare storie e rinchiuse la porta della classe.
<<Silvia, ti prego.>> mi guardò mentre asciugavo le mie lacrime. Le lacrime che avevo versato per lui.
<<Ti piace farmi sentire così, uh? Il tuo ego non conosce limiti, ma avrei dovuto capirlo. Prima quella donna, Darcy, e ora questo. Quando la smetterai di mentirmi?>> lo spinsi leggermente.
<<Non voglio farti soffrire. Non so cosa mi sia preso prima, ti prego, torna in classe e facciamo finta che non sia mai successo.>> posò le mani sulle mie spalle ma mi ritrassi velocemente.
<<Mi hai umiliata davanti a tutti!>> la mia voce tremava terribilmente. Non ero mai stata brava a trattenere le lacrime e a ingoiare il rospo. <<Domani stesso cambierò corso e non sarai tu a impedirmelo, professore.>> gli diedi una spallata e mi incamminai decisa verso il dormitorio.
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𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
FanficSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...