Capitolo dodici

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Camminavo per i corridoi dirigendomi nell'aula del professor Downey, pronta ad affrontarlo. Non avevo nessuna voglia di vederlo dopo l'accaduto di venerdì e sabato, ma dovevo essere forte e cercare di tenergli testa. In realtà mi preoccupava più vedere Thomas che lui.
Sentii una stretta sul mio polso, poi vidi il professor Downey trascinarmi verso la fine del corridoio assicurandosi che nessuno ci stesse guardando. Chiuse la porta non appena ci trovammo nel suo ufficio, intrappolandomi tra il suo corpo e il muro. <<Parlami, Silvia. Il trattamento del silenzio è straziante. Hai ignorato strategicamente tutti i miei messaggi e le mie chiamate.>> il suo viso era a pochi centimetri dal mio, potevo sentire il suo profumo meraviglioso e il suo alito che sapeva di menta. Anche se ero concentrata sul suo occhio nero e sul suo zigomo ancora gonfio e arrossato.
<<Perché ci tiene tanto che io le parli? È stato immaturo da parte sua azzuffarsi con uno studente. E non sto difendendo Tom, perché lo conosco, ma lei doveva ignorarlo. E non parliamo invece di sabato sera, è stato ancora più inopportuno pestare in quel modo un ragazzo.>> voltai la testa di lato, evitando il suo sguardo tagliente su di me.
Il professor Downey mi costrinse a guardarlo, stringendo la mano sul mio viso. Iniziò a fissare le mie labbra mordendosi le sue in modo esageratamente sensuale.
<<Sai cosa, Silvia? Cercavo di difenderti da quel cazzone, ma vedo che non ne hai bisogno.>> lasciò la presa dal mio viso, continuando a fissarmi.
<<Infatti so difendermi da sola, a differenza sua.>> accennai al suo occhio nero, facendolo sorridere aspramente.
<<Il tuo amico picchia duro, ma è stata una bella soddisfazione gonfiarlo di botte. Per non parlare di sabato, quel ragazzo era talmente ubriaco che non è riuscito a difendersi.>> si sistemò la cravatta al meglio, tenendo lo sguardo su di me. <<Se vuoi scusarmi, ho lezione adesso. E credo che anche tu dovresti andare in classe, perché sarai la prima che chiamerò a leggere il suo tema.>> ammiccò per poi abbandonare il suo ufficio, seguito da me.
Non avevo più parlato nemmeno con Tom, in realtà avevo capito che si era ritirato dall'università. Era tipico di lui: creava scompiglio per poi togliere le tende prima di affrontare le conseguenze. Una parte di me era felice che si fosse tolto di torno, almeno non avrebbe più interferito tra me e il professor Downey.
Una volta in classe, trovai sul mio banco una nuova lettera e una nuova rosa. Aprii la lettera, scoprendo la nuova strofa di quella meravigliosa poesia.

"Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno."
-R

Quelle parole erano così misteriose per me. Non riuscivo a carpirne il significato, ma apprezzavo particolarmente che qualcuno potesse scrivere certe cose per me.
Il professor Downey si appoggiò alla cattedra con il fondoschiena, mettendo poi le mani in tasca. <<Come avevo preannunciato venerdì, oggi leggeremo i vostri temi riguardanti l'amore.>> poi rivolse la sua attenzione nella mia direzione. <<Signorina Evans, vuoi cominciare?>>
Mi misi in piedi, sentendo gli occhi di tutta la classe su di me. Non avevo neanche il supporto della mia amica che si era assentata per via del mal di testa.
Mi schiarii la voce prima di leggere ogni singola riga del mio tema. <<Sono sempre stata innamorata dell'idea dell'amore. Avevo quattordici anni quando sognavo di trovare l'uomo perfetto, che si prendesse cura di me e che non avesse occhi che nessun'altra. Crescendo, ho capito che l'uomo perfetto non esiste, e così ho aspettato a lungo che Dio mi mettesse sulla strada giusta per incontrare l'amore della mia vita. Ad oggi non sono riuscita a trovarlo, ma il mio cuore appartiene già a qualcuno che mi fa arrabbiare di continuo, ma di cui non posso fare a meno. Mi sento come la protagonista di uno dei miei romanzi rosa, anzi, mi sento come Francesca da Rimini che cede alla lussuria di un amore proibito. In questi giorni ho ricevuto tre lettere contenenti le strofe di una poesia italiana, ma di cui non conosco né il nome, né l'autore. Il mio cuore batte all'impazzata ogni volta che leggo quei versi, perché colui che si firma "R" potrebbe essere l'uomo che sto cercando da tutta la vita.>> conclusi ricevendo da parte della classe un applauso generale.
Mi sedetti con il sorriso sulle labbra, felice che ai miei compagni sia piaciuto il mio elaborato. Il professor Downey appuntò qualcosa su dei fogli per poi rivolgersi a me. <<Hai fatto un buon lavoro, signorina Evans. Ma so che potevi fare di meglio, so che puoi scrivere meglio di così.>>
Abbassai lo sguardo. La classe era avvolta dal silenzio mentre il professore interpellava il ragazzo che sedeva dietro di me. Credevo di colpirlo con il mio tema, eppure non era così.
<<I vostri temi mi hanno impressionato parecchio, alcuni più di altri, ma nel complesso avete fatto un buon lavoro. Per domani voglio un altro tema. Questa volta voglio che descriviate il peccato della lussuria, se e perché l'avete compiuto. Mi aspetto la perfezione da voi, non deludetemi.>>
La lezione terminò e gli studenti si accalcarono verso l'uscita mentre il professor Downey si avvicinava al mio banco. <<Hai da fare  questo pomeriggio?>> domandò distrattamente mentre era impegnato a fissare le gocce di pioggia scivolare sul vetro della finestra.
<<Devo scrivere il suo tema.>> mormorai mettendo lo zaino in spalla. Voleva chiedermi di uscire o cosa?
<<Ti aspetto nel parcheggio alle tre. Non dovrebbe esserci nessuno.>>
<<Dove mi vuole portare?>>
<<Lo vedrai. E non voglio sentire scuse.>>
Mi salutò con un cenno del capo, uscendo dalla classe. Chissà cosa aveva in mente, in realtà ero preoccupata, però mi fidavo di lui.
Raggiunsi il dormitorio per cambiarmi, dato lo sbalzo di temperatura. Salutai Jordan che giaceva sul letto in preda al suo solito mal di testa del lunedì mattina.  <<Come ti senti?>> domandai sedendomi accanto a lei, spostandole i capelli dal viso.
<<Sono stata meglio. Com'è andato il tema?>>
<<Bene, direi. Il professor Downey mi ha chiesto di vederci nel parcheggio alle tre, non so dove vuole portarmi.>> feci spallucce.
<<Vuole baciarti, quello lì. Dammi retta.>> mormorò tenendo gli occhi ancora chiusi.
<<Ci spero più io che lui, a questo punto.>>
Mi alzai dal letto per poi indossare il suo golfino grigio. Mi tolsi i jeans e li sostituii con una gonna nera, mettendo in risalto le mie gambe nude. Se dovevo vedermi con il professor Downey al di fuori della scuola, tanto vale vestirmi bene. Infilai i lembi del golfino dentro la gonna per poi mettere nella borsa il libro di Amleto che avevo letto per metà e il cellulare. Ero sicura che avremmo parlato di Shakespeare e della mia lettura, lo conoscevo bene ormai.
<<È un appuntamento?>> domandò Jordan.
<<Non credo proprio.>>
<<Allora perché ti sei vestita così? Vuoi farlo eccitare?>>
<<Magari sì.>>
Avrei scritto il tema riguardante la lussuria quella sera stessa, quando il professore mi avrebbe riaccompagnata a casa. Ultimamente scrivevo di frequente, mi piaceva raccontare le mie esperienze o le sensazioni che provavo con il professor Downey. Tenevo una sorta di diario dedicato solo a lui, lo aggiornavo ogni giorno.
<<Usa il preservativo, Silvia.>>
Risi alle parole della mia amica. <<Nonostante il professore sia stato così immaturo da picchiare Thomas, non credo che sia così stupido da andare a letto con una studentessa. In realtà non capisco proprio la sua voglia di vedermi al di fuori della scuola.>>
<<Gli piaci, te l'ho detto.>>
Alzai gli occhi al cielo, salutando Jordan per poi uscire dal dormitorio.
Molti avrebbero potuto prendermi per una poco di buono, che vuole andare a letto con il proprio professore per farsi alzare la media. La verità è che nutrivo qualcosa di totalmente nuovo per il mio professore, non sapevo se fosse amore o desiderio, ma di sicuro ero innamorata della sua mente più che del suo corpo. In più non avevo bisogno di nessun trattamento di favore, la mia media era già perfetta.

Spazio me:
Domani mattina avrete una sorpresina, ma non montatevi troppo la testa 🙃
Chissà cosa vorrà il professore da Silvia...

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora