Capitolo dieci

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Come ogni giorno, io e Jordan raggiungemmo la classe del professor Downey appena cinque minuti prima che iniziasse la lezione. Sul mio banco trovai la stessa lettera del giorno prima e un'altra rosa rossa.
<<Il tuo ammiratore non molla, è abbastanza caparbio.>> osservò la mia amica, affiancandomi per leggere il contenuto della lettera. L'aprii leggendo riga per riga.

"Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno."
-R

<<Non è una poesia. È solo una parte, una strofa.>> osservai.
<<Credevo l'avesse scritta lui, ma ora che la leggo bene, l'ho già sentita da qualche parte.>> Jordan guardò il sigillo in cera, notando un simbolo particolare che non avevo mai visto in vita mia. Chissà chi era così romantico da scrivermi una poesia strofa per strofa.
A noi si unì Tom con indosso un paio di occhiali da sole scuri. Aveva l'aria distrutta, i capelli scompigliati e odorava di sigaretta un po' più del solito.
<<Buongiorno.>> lo salutai mentre si sedeva al suo posto.
<<Non è per niente un buon giorno, Silvia.>> mormorò.
Ma che aveva?
Senza fare domande, sia io che la mia amica ci sedemmo al nostro posto in attesa del professor Downey. Fu questione di poco che varcò la porta a passo svelto. Aveva un occhio nero e uno zigomo gonfio, in più il suo labbro era spaccato. Allora collegai i fatti: si erano davvero picchiati la sera prima.
Gli studenti iniziarono a domandarsi perché fosse conciato in quel modo, ma io, Jordan e Tom eravamo gli unici a sapere perché. Non riuscivo a credere che si fossero realmente pestati, non era dal professor Downey picchiare uno studente, anche se Tom era piuttosto esasperante.
<<Non indagate sul mio occhio nero. Ieri non è stata per niente una bella serata. In realtà mi aspettavo che lo fosse, dato che avevo invitato un'amica a leggere Amleto con me, ma mi ha dato buca.>>
Abbassai lo sguardo, consapevole di averlo ferito. Alzai la mano, così mi interpellò. <<Signorina Evans?>>
<<Per quale motivo ha un occhio nero, si può sapere?>>
Nessuno aveva osato domandarglielo, ma avevo parlato a nome dell'intera classe. Ero arrabbiata con entrambi per essersi picchiati così, non erano per niente maturi come mi aspettavo che fossero.
<<Non importa, ormai il danno è fatto.>> rispose solamente.
Riuscivo a percepire la sua vergogna per aver picchiato uno studente. Probabilmente non sarebbe più riuscito a guardarmi in faccia dopo quello che aveva fatto. Dopo la lezione gli avrei parlato, non sarebbe finita così.
Perfino con un occhio nero e il zigomo arrossato era sexy. Non aveva sistemato i suoi capelli arruffati, ma gli conferivano un'aria molto sensuale. In più aveva indossato un semplice golfino grigio e dei pantaloni neri anziché uno dei suoi costosi completi. Si vede che il suo umore era proprio a terra. Avrà passato la notte a tenere una bistecca cruda sul suo occhio per evitare il gonfiore. Una parte di me voleva andare da lui e curarlo, l'altra parte di me voleva rimproverarlo aspramente per essersi azzuffato. E lo stesso valeva per Tom, con lui non avevo ancora finito.
<<Sapete dirmi perché Paolo e Francesca sono caduti nel peccato? Cosa li ha spinti a cadere in tentazione?>>
Alzai la mano, così il professore mi rivolse la sua attenzione. <<L'amore tra Paolo e Francesca era così forte che avevano ceduto alla tentazione. Si trovavano insieme a leggere la storia di Sir Lancillotto e dei Cavalieri della Tavola Rotonda. Quando, presi dalla vicenda, hanno peccato, unendo le loro labbra in un bacio che segnava il loro peccato.>> spiegai.
<<Molto bene, signorina Evans.>> poi si rivolse all'intera classe. <<In quanti credono che il loro tradimento fosse sbagliato, da condannare?>> domandò.
Tutta la classe alzò la mano tranne me, così il professor Downey mi guardò. <<Credi davvero che il loro peccato sia stato legittimo, signorina Evans?>>
<<Io credo che Francesca amasse Paolo come non aveva mai amato nessun altro in vita sua. Sono dalla sua parte, perché a volte le regole devono essere infrante per essere felici, e al suo posto avrei fatto lo stesso. Io avrei ceduto alla lussuria pur di stare con l'uomo che amo.>>
Il professor Downey si leccò le labbra, annuendo. <<Sono totalmente d'accordo con te. Il vero amore viene prima di ogni cosa, e forse sono stato condizionato dall'unico romanzo rosa che abbia mai letto in vita mia, però mi ha aperto gli occhi.>> ammiccò per poi scrivere alla lavagna la parola "amore". <<Voglio che ci riflettiate su, e per lunedì voglio che leggiate davanti all'intera classe il tema che avrete scritto riguardante l'amore.>>
La lezione finì, così chiesi a Jordan di non aspettarmi e che dovevo parlare sia con il professor Downey che con Tom. Quest'ultimo fece per uscire il primo di tutti, ma lo afferrai per l'orecchio e lo trascinai indietro. <<Dove pensi di andare? Tu resti qui.>> lo richiamai sotto lo sguardo divertito del professore.
<<Ahi, ahi, ahi! Piano, mammina.>> si lamentò.
<<Professor Downey, voglio saperlo da lei. Vi siete picchiati ieri sera?>> incrociai le braccia al petto.
L'uomo si passò nervosamente una mano tra i capelli, evitando il mio sguardo. <<Sì. Non voglio mentirti. Sono stato io a cominciare. Ma, in mia difesa, il tuo amico qui è esasperante.>>
<<Non mi interessa chi è stato a cominciare. Per quale motivo ha preso a pugni uno studente?>>
Il professore non rispose, così Tom si intromise. <<Dopo che sei tornata in camera abbiamo discusso per un po', e credo che sia scattato per qualcosa che ho detto.>>
<<Che cosa hai detto?>>
Entrambi evitarono il mio sguardo, così ripetei la domanda.
<<Non posso dirtelo. Solidarietà maschile, pasticcino.>>
<<Solidarietà maschile un cavolo! Professor Downey, mi aspettavo di meglio da lei. Vuole farmi credere che è un immaturo proprio come lui? Mi dica subito che cosa le ha detto.>>
Volevo andare fino in fondo, alla radice del problema. Sarei ricorsa anche alle minacce se fosse stato necessario. Non potevo permettere che una cosa del genere riaccadesse sotto il mio naso. <<Se non vuole dirmelo, sarò ben felice di andare dal rettore per dirgli che ha picchiato uno studente. Io non voglio farlo, ma se devo...>>
I ruoli si erano invertiti radicalmente. In quel momento ero io a rimproverare il professor Downey, e non il contrario.
Rispose Tom al suo posto <<Gli ho detto che era solo invidioso perché me l'hai preso in bocca, quando lui non riusciva neanche a procurarsi un vero appuntamento con te.>>
A quelle parole non seppi come reagire, ma feci la scelta più logica e diedi uno schiaffo a Thomas in pieno volto. Guardai entrambi con le lacrime agli occhi e feci per uscire dall'aula, tenendo lo zaino in spalla. Piansi in silenzio per tutto il tragitto fino al dormitorio, affondando poi la testa nel cuscino. Non riuscivo a credere che Tom potesse rivelare certe cose al mio professore, era stato meschino da parte sua. In più non volevo che il professor Downey si facesse un'idea sbagliata di me, anche se ero sicura che ormai mi aveva inquadrata. Ero una ragazzina che andava a letto con il primo ragazzo che le aveva aperto il suo cuore, ecco tutto.
Piansi per un bel po' prima di alzarmi e andare al refettorio per mettere qualcosa tra i denti. Non volevo più vedere né Tom, né il professore per vergogna. Aveva preso a pugni Thomas per proteggermi, per dimostrare che non ero una poco di buono, e lui era troppo intelligente per credere alle parole di un ragazzino invidioso, anche se purtroppo era tutto vero.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora