Una volta fuori da quella casa il professor Downey tirò fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi della sua auto. Subito lo guardai di traverso, come per rimproverarlo. <<Ha intenzione di guidare in queste condizioni?>>
<<Ascolta, ragazzina, non sono dell'umore adatto per le tue raccomandazioni.>> tenne lo sguardo fisso sulla strada mentre attraversava per raggiungere la macchina.
<<Lei è ubriaco. Se la polizia dovesse fermarla la sbatterebbero dentro per tutta la birra che ha bevuto. La riaccompagno io a casa.>> dissi in tono autoritario.
Lui mi rivolse uno sguardo divertito. <<Tu non sai guidare.>>
Gli strappai le chiavi di mano e gli aprii la portiera. <<Avanti, non faccia storie, professore.>>
Lui ubbidì senza lamentarsi troppo e si allacciò la cintura. Io mi sedetti dall'altro lato, inserendo le chiavi nel quadro. <<Ok, ce la posso fare.>> mormorai più a me stessa che a lui. Sistemai per bene gli specchietti e infine girai la chiave accendendo il motore. Impostai la retromarcia e uscii dal parcheggio per poi allontanarmi da quella via e infilarmi nel centro di New York.
<<Dove abita?>> domandai tenendo gli occhi fissi sulla strada.
Non riuscivo a credere di aver abbandonato la mia festa di compleanno per riaccompagnare il mio professore ubriaco a casa. La festa era stata un disastro senza precedenti; avevo baciato Tom e il professor Downey gli aveva dato un pugno sul muso. Sicuramente non avrei mai dimenticato questo compleanno disastroso.
<<Accosta la macchina.>> ordinò.
<<Perché?>>
<<Fai come ti ho detto.>>
Sbuffai sonoramente e mi accostai al marciapiede, spegnendo il motore. Mi voltai a guardarlo e notai i suoi occhi esausti e spenti. Sicuramente era stanco di quella situazione e non potevo dargli torto. Ci eravamo baciati più di una volta, era chiaro che tra di noi non ci fosse più il classico rapporto professore-alunna. Io mi ero infatuata di un uomo che non potevo avere. Ecco la verità.
<<Silvia, non possiamo continuare così. Mi sono lasciato trascinare da questa storia e guarda dove siamo finiti! Io sono il tuo professore. Innanzitutto non avrei nemmeno dovuto baciarti, nonostante le tue labbra siano così carnose e attraenti.>> le fissò per qualche secondo, riprendendo poi a parlare. <<Ma adesso devo fare la parte dello stronzo, e mi dispiace doverlo fare proprio con te.>> sospirò. Si grattò la nuca per poi distogliere lo sguardo dal mio viso.
Lo anticipai con le lacrime agli occhi, ma non potevo fare altrimenti. In effetti avrei dovuto aspettarmi di essere scaricata così, nonostante non fossimo una coppia, ma quel bacio che c'era stato tra di noi era finito. <<Ho capito cosa vuole dire, professore. Lasci che la riporti a casa e non le causerò più problemi. Più tardi cancellerò il suo numero e... magari cambierò anche corso. In fondo non sono portata per la letteratura, so che lo pensa anche lei.>> mi morsi il labbro cercando di trattenere le lacrime e guardai fuori dal finestrino per distrarmi dai miei sentimenti.
Il professor Downey mise una mano sulla mia gamba, avvicinandosi a me. <<No, Silvia. Non intendevo questo, e non devi assolutamente cambiare corso per causa mia. La verità è che sono pazzo di te da quando ci siamo scontrati in libreria, e da quel momento non ho smesso di pensare a te. Ma purtroppo devo starti alla larga, c'è in gioco la mia reputazione e la tua carriera scolastica.>>
Mi voltai. <<È stato lei a cominciare questa cosa. Lei mi ha dato il suo numero di telefono, lei mi ha portata a cena fuori, a casa sua e poi mi ha perfino baciata. Due volte!>> alzai la voce.
<<Sarà stato anche così, ma tu non la smettevi di flirtare con me in classe. Con quelle gonne corte e quelle spalle nude. Ti sembra il modo di venire a lezione?>>
Sbuffai sonoramente, allontanandomi da lui il più possibile.
<<Ti piace l'idea del pericolo. Sai che corri un rischio enorme provocando un professore. Ma ti piace, ti fa sentire viva, non è così?>>
Abbassai lo sguardo, capendo che avesse effettivamente ragione da vendere. Non mi era mai capitato di infatuarmi di un uomo più grande, sopratutto del mio professore. Questa situazione di pericolo mi piaceva da impazzire.
<<Ha ragione. Forse è perché sono sempre stata una che segue le regole, e infrangerle mi fa provare un brivido.>> tornai a fissarlo.
Il professore sorrise debolmente e mi accarezzò il labbro inferiore con due dita. <<Se non fossi mia alunna ti avrei già conquistata.>> mi fece ridacchiare. <<Ma le circostanze non sono proprio le migliori, o mi sbaglio?>>
Scossi la testa divertita. <<No, in effetti. Ma, in un certo senso, lei mi ha già conquistata, professore.>> arrossii per le mie stesse parole e lo sentii depositarmi un bacio sulla guancia. Restò a pochi centimetri dal mio viso ma questo mi bastò per sentire il suo profumo meraviglioso e perfino il calore del suo respiro.
<<Ti avevo preso un regalo ma l'ho scordato a casa mia.>>
Che dolce!
<<È lì che stiamo andando.>> mormorai.
<<Sappi che non è niente di speciale, solo una cosetta per la mia alunna preferita.>>
<<Spero per lei che non sia una raccolta delle opere più importanti di Shakespeare.>> risi.
<<So fare meglio di così, la tua accusa mi ferisce.>>
Alzai gli occhi al cielo divertita e misi nuovamente in moto la macchina. Facendo per allontanarmi dal marciapiede, una motocicletta della polizia si accostò alla macchina. Iniziai a sudare freddo nel momento in cui l'agente di polizia picchiettò sul vetro del finestrino. Il professor Downey si mise le mani tra i capelli, appoggiando la testa sul sedile. <<Porca puttana.>>
Abbassai cautamente il finestrino e mi finsi più tranquilla che potevo. <<Salve, agente.>>
<<Signorina, è in divieto di sosta, devo chiederle di allontanarsi da qui.>>
Merda, non avevo visto il cartello!
<<Sì, subito.>> obbedii.
<<Posso vedere un documento, prima?>>
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
<<Ehm...>> spostai la mia attenzione sul professor Downey che si rifiutava di darmi consigli, così tornai a guardare l'agente di polizia. <<Non ho un documento con me.>>
<<La sua patente?>>
<<L'ho lasciata a casa.>>
<<Posso sapere il suo nome?>>
Mi morsi il labbro capendo di essere proprio nei guai. <<Silvia Evans.>> sospirai.
L'uomo digitò qualcosa sul suo palmare e poi ci guardò. <<Non risulta che lei abbia la patente.>>
Mi coprii il viso con entrambe le mani, sull'orlo di una crisi di nervi. <<Non ce l'ho, infatti.>>
<<Sa che guidare senza patente le costerà una multa bella salata, signorina?>>
<<Lo so bene.>> mi disperai.
Poi l'agente rivolse la sua attenzione al professore, che non accennava a dare segni di vita. <<È il suo tutore, signore?>>
Il professore scosse la testa. <<Sono...>>
<<È mio zio! Acquisito.>> intervenni.
<<Perché non ha lasciato guidare lui?>>
<<Ha alzato un po' il gomito.>>
L'agente di polizia ci guardò di traverso per un po', grattandosi la nuca. <<Scendete dal veicolo.>>
Obbedimmo senza fare troppe storie e ci accostammo alla motocicletta. L'agente ci diede un palloncino sgonfio a testa, chiedendoci di soffiarci dentro. A quel punto i palloncini, ormai gonfi, segnarono una forte presenza d'alcol. Quello del professore più del mio.
<<Vi porto in centrale.>>Spazio me:
Doppio capitolo SOLO per oggi, non vi abituate troppo a questi miei attacchi di gentilezza improvvisi. Robert e Silvia sono in un mare di guai, la cosa si fa interessante 😏😏😏

STAI LEGGENDO
𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
FanfictionSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...