Comunicai all'autista l'indirizzo di casa del professor Downey e attesi con ansia durante tutto il tragitto. Mi sarei presa sicuramente un raffreddore per via della pioggia che mi aveva invasa dalla testa ai piedi, ma alla fin fine non mi importava poi così tanto. Rabbrividii per il freddo mentre cercavo di formulare un discorso di senso compiuto da fargli, anche se avevo paura di affrontarlo.
Arrivai davanti l'albergo nel momento in cui il professore diede le chiavi della sua auto al parcheggiatore per poi entrare nella hall. Pagai la corsa al tassista e scesi in fretta e furia dal veicolo. Entrai all'interno dell'hotel cercando di essere più naturale possibile per non attirare l'attenzione, anche se ero bagnata da capo in giù e sembravo un cucciolo smarrito per via del freddo. Non appena individuai il professore camminare a passo svelto verso l'ascensore lo chiamai. <<Robert!>> urlai attirando l'attenzione di tutto l'albergo.
Si girò subito, spostandosi il ciuffo di capelli bagnati dalla fronte. Sembrava sorpreso di vedermi. Corsi verso di lui, gli presi il viso tra le mani e lo baciai appassionatamente. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo mentre tutta quella gente assistiva alla nostra scenata romantica. Mise le mani sui miei fianchi intento a non lasciarmi andare.
Mi staccai da lui, guardandolo negli occhi alla ricerca di risposte. <<Non ho mai avuto dei dubbi.>> mormorai.
<<Sei esasperante, Silvia.>> rise.
<<Allora puniscimi, professor Downey.>>
Copiammo le frasi di quel romanzo perché, in un modo o nell'altro, ci rappresentavano. Il professor Downey o, per meglio dire, Robert, mi accompagnò dentro l'ascensore, mettendomi il suo giubbotto ancora zuppo sulle spalle. Spinse il bottone dell'ultimo piano e aspettammo senza proferire parola. Cosa avrei potuto dire?
<<Mi dispiace. Per tutto.>> alzai lo sguardo su di lui che, in tutta risposta, mi prese la mano. <<Anch'io ti chiedo scusa. Sono stato inopportuno e assurdo. Ma quando ti vedo con un altro divento inspiegabilmente geloso.>> mormorò.
Ridacchiai. <<Non appartengo a nessun altro, professore. Ho soltanto paura.>> sospirai.
<<Paura di cosa?>>
<<Che prima o poi ti stancherai anche tu di me.>> deglutii a fatica, sopprimendo le lacrime che minacciavano di uscire.
<<Ascoltami, Silvia.>> mise entrambe le mani sulle mie guance, costringendomi a guardarlo negli occhi. <<Non esiste ragione al mondo per la quale io mi stanchi di te. Sei unica e diversa, mi piace la tua allegria contagiosa e sei riuscita a portare nella mia vita un barlume di speranza. Sei l'unica che voglio in questo momento.>> mi baciò la fronte per poi stringermi fra le sue braccia.
Nel frattempo l'ascensore aprì le sue porte e ci ritrovammo all'ultimo piano. Il professore tirò fuori dalla sua tasca le chiavi della porta e la aprì senza indugiare ancora.
<<Spero che non ci sia Darcy, questa volta. Sarebbe imbarazzante.>> tenni lo sguardo fisso sul pavimento mentre il professore mi guidava davanti al camino.
<<Non dovrebbe esserci.>> mormorò. <<Hai cenato?>>
<<Non ancora.>>
<<Ti va una pizza?>>
Mi era mancato questo suo lato così premuroso.
<<D'accordo.>> risposi timidamente.
Ma che mi stava succedendo? Mi trovavo a casa sua, ci eravamo baciati davanti a un mucchio di gente e probabilmente saremmo finiti a letto nel giro di un'ora.
Sentii le sue mani posarsi sulle mie spalle, così mi voltai. <<Stai bene?>> domandò.
Annuii per poi seguirlo in un'altra stanza. La sua camera da letto era immensa, così come il letto a due piazze e mezzo.
Magnifico.
Tirò fuori dalla cabina armadio una felpa enorme e me la porse. <<Di là c'è il bagno se hai voglia di fare una doccia calda. Metti i vestiti nell'asciugatrice mentre ordino le pizze.>> mi sorrise debolmente.
<<Va bene.>> mormorai.
Raggiunsi il bagno annesso alla camera da letto e rimasi piacevolmente sorpresa nel vedere quanto fosse grande. La cosa che mi aveva colpita subito fu la vasca da bagno. E dentro di me speravo di poterla provare con il professore.
Chiusi la porta per poi spogliarmi, mettere i vestiti bagnati nell'asciugatrice e aprire il getto caldo della doccia. Subito venni invasa da una nuvola di vapore e l'acqua calda mi fece rabbrividire. Mi insaponai il corpo con uno dei tanti bagnoschiuma del professore e in quel momento capii cosa gli facesse fare un profumo così eccezionale.
Una volta finita la doccia, presi uno degli asciugamani riposti nell'armadietto e lo avvolsi intorno al mio corpo. Cercai un pettine in uno dei cassetti sotto al lavello e iniziai a pettinare i miei capelli un po' nodosi. Decisi di non asciugarli per non far aspettare il professore e indossai la sua felpa incredibilmente grande per me. Riuscì a coprirmi fino a metà coscia e tirai un sospiro di sollievo perché l'intimo si trovava ancora nell'asciugatrice.
Uscii dal bagno e raggiunsi il soggiorno mentre il professore aveva improvvisato una sorta di cena romantica sul tavolino di fronte al camino. Aveva apparecchiato per due con una bottiglia di vino rosso e aveva sistemato dei cuscini per terra per stare più comodi.
Non appena alzò lo sguardo su di me sorrise. <<Stai comoda?>>
<<Molto.>> giocai con le maniche della felpa che riuscirono a tenere le mie mani al caldo. <<Hai una casa stupenda.>>
<<Grazie. Spero che tu ti senta a tuo agio qui.>> mi venne incontro per poi farmi sedere su uno dei cuscini posti davanti al camino. <<Non ho ancora letto il tuo tema.>> mi accarezzò il dorso della mano con il pollice mentre continuava a fissarmi avidamente.
Allungai il braccio fino al mio zaino. Tirai fuori il quaderno e lo aprii nella pagina giusta, porgendoglielo. Portai le ginocchia al petto e nascosi il viso tra mani mentre leggeva il mio elaborato. Provavo vergogna, paura e imbarazzo per le cose che avevo scritto. Non era niente di cattivo o orribile, ma era qualcosa di estremamente erotico e sconveniente da far leggere al mio professore di letteratura.
Allora perché gli stavo permettendo di leggerlo? Volevo che sapesse la verità. Non ero mai riuscita ad esprimermi a parole, la scrittura mi aveva sempre aiutata a farlo.
Alzai lo sguardo su di lui che mantenne un'espressione seria per tutto il tempo, nonostante il mio tema suscitasse parecchie reazioni. <<Beh...>> iniziò. <<sono molto contento che pensi a me in questo modo.>> richiuse il quaderno, lasciandolo a pochi centimetri da me. <<Mi immagini spesso mentre "bacio con voracità ogni singola parte del tuo corpo"?>> mi sorrise maliziosamente mentre nascondevo il mio viso tirando su il cappuccio della felpa.
<<Non pensare che io sia una malata di sesso.>>
Lo sentii ridere sommessamente. <<Signorina Evans,>> posò una mano sul mio ginocchio. <<So per certo che sei una malata di sesso, ed è per questo motivo che vorrei saperne di più.>>
Sbiancai.
Come poteva accusarmi di una cosa del genere senza neanche conoscermi?
Mi tolsi il cappuccio, guardandolo negli occhi. O per meglio dire, in quei suoi occhi pieni di divertimento e sfida. <<Non è vero.>> mi lamentai cercando di difendermi.
Lui sorrise. <<Io dico di sì. Perché, allora, scriveresti cose del genere sul tuo professore? Se oggi fossi venuta nel mio ufficio a leggermi il tuo tema mi avresti sicuramente messo in difficoltà. In realtà mi aspettavo che fossi vergine, ma non sei una santa come mi aspettavo.>> mi accarezzò la coscia nuda con due dita, provocandomi una scarica di brividi.
Sentii in mezzo alle gambe un calore immenso, segno che avrei voluto spogliarmi e mettermi a cavalcioni su di lui.
<<Non lo sono. E poi dovresti sapere che non sono vergine, Tom ha detto davanti a tutta la classe di aver fatto sesso con me nell'aula di chimica. Ricordi?>>
Distolse lo sguardo da me con un risolino. <<E non sai quanto l'ho invidiato in quel momento.>>
Deglutii rumorosamente. <<Davvero?>> mi schiarii la voce.
<<Ti ho voluta fin da subito. Non riesco a staccarti gli occhi di dosso nemmeno un secondo, mi rendi così dannatamente duro, Silvia.>> mi accarezzò il labbro inferiore con il pollice mentre si chinava su di me per baciarmi.
In quello stesso istante il campanello della porta suonò, segno che erano appena arrivate le pizze. Prima di potermi baciare si allontanò di qualche centimetro, mantenendo lo sguardo puntato sulle mie labbra. <<Non abbiamo finito. Riprenderemo il discorso dopo cena.>> detto ciò si alzò e andò a prendere le pizze mentre cercavo di riprendermi da quello stato di shock, sentendomi tremendamente in imbarazzo.Spazio me:
Mi sa che sti due non scopano, ci sono i segni del destino ahahahah
Voglio andare a vedere Spider-Man ma il mio Green pass si arriva solo sabato e sono a rischio spoiler 🥲

STAI LEGGENDO
𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
Fiksi PenggemarSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...