Potevo dire molte cose del professor Downey, ma non che fosse un totale stronzo. Certo, riusciva a farsi rispettare a modo suo, ma non era mai uscito dal seminato in alcun modo con i suoi alunni, specialmente con me, anche se aveva un tale caratteraccio.
Aveva concesso un'ora di lettura libera dal libro di testo, lasciando che il più totale silenzio avvolgesse la classe. Il mercoledì avevo due ore di letteratura con il professor Downey e mi faceva pressione per quel lavoro extra di cui avevamo parlato la settimana scorsa.
L'uomo sedeva alla cattedra, le gambe accavallate e un buon libro tra le mani. Indossava degli occhiali da lettura e non poteva certamente mancare giacca e cravatta al suo outfit da professore. Era totalmente immerso nella lettura, ma anche il minimo rumore poteva infastidirlo, come lo scribacchiare di una penna.
Alzò lo sguardo dal suo libro, cercando l'origine di quel rumore. Non appena capì che proveniva dal mio banco, chiuse il libro e si alzò senza fare rumore per non disturbare la lettura degli altri. Si accovacciò accanto al mio banco, togliendosi poi gli occhiali. <<Signorina Evans,>> sussurrò <<sono forse io a non farmi capire, o sei tu che non capisci? Illuminami.>>
Bastarono quelle parole a farmi risvegliare dai miei pensieri. Non mi ero nemmeno accorta di lui, mi trovavo in un altro mondo mentre immaginavo cosa poter scrivere. <<Chiedo scusa, mi era venuta un'idea per quel lavoro che mi ha assegnato e volevo appuntarla prima di dimenticarla.>> mormorai innocentemente.
Quel mio viso angelico avrebbe potuto far sbollentare chiunque. O almeno così mi diceva mia madre.
<<D'accordo. La prossima volta ci dedicheremo alla scrittura, per ora voglio che leggi e che l'unico rumore che io debba sentire sia il voltare delle pagine.>> si tirò su, tornando infine al suo posto come se niente fosse accaduto.
Rimasi a fissarlo per qualche secondo, cercando di capire perché un uomo come lui avesse lasciato una lussuosa vita nel centro di Manhattan per dedicarsi a una casetta di campagna e all'insegnamento. Non riuscivo proprio a capacitarmene, ma mi bastava sapere che come professore fosse realmente bravo e interessante.
Giravano molte voci su di lui. A quanto pare aveva passato anni e anni a spassarsela nella meravigliosa città di New York, conosceva molta gente e di sicuro aveva avuto molte relazioni. Un giorno si era reso conto che quella vita non faceva per lui, così aveva mollato il suo appartamento ed era andato a vivere nella casa appartenente ai suoi genitori un attimo prima della loro morte. Aveva ereditato un bel malloppo, frutto delle origini nobiliari della madre, infine aveva restaurato quella casa affinché rispecchiasse il suo gusto complesso. Mi sarebbe piaciuto vedere casa sua, se aveva qualcosa da nascondere o era proprio scorbutico di suo.
Tornai sul mio libro di testo, trovandolo estremamente noioso. Mia madre avrebbe voluto che apprendessi al meglio i grandi poeti italiani, perciò l'avevo accontentata. Amavo leggere, ma l'amore tormentato e struggente di Dante per Beatrice non mi entusiasmava, men che meno quello di Francesco Petrarca per Laura. Sbuffai sonoramente mentre cercavo tra le pagine di quel libro qualcosa di realmente interessante, che però non c'era.
Mi lasciai andare appoggiandomi allo schienale. Alzai gli occhi sul professore, sentendo il suo sguardo su di me, ma subito tornò a leggere il suo libro. Sicuramente si stava chiedendo perché non trovassi niente da leggere, e una parte di lui voleva farmi amare la letteratura come lui stesso l'amava.
Mi sistemai la gonna tirandola il più possibile, sentendo le gambe un po' troppo nude. Non avevo più indossato il suo golfino da quando avevo scoperto che fosse del mio professore, eppure mi piaceva sentirne il profumo. La campanella suonò ininterrottamente per qualche secondo, così raccattai la mia roba e la infilai nello zaino. Jordan mi precedette e uscì prima di me mentre vedevo la classe svuotarsi del tutto. Passai davanti alla cattedra, sentendo la mano enorme del professor Downey sfiorare il mio polso, richiamando la mia attenzione. <<Credevo di averti detto di presentarti con un abbigliamento decente alle mie lezioni. Dimmi, parlo forse con il muro o semplicemente ti rifiuti di ascoltarmi, signorina Evans?>> la sua espressione era pacata ma potevo percepire l'amarezza nella sua voce.
<<Questa non è una scuola dell'obbligo, professor Downey. Oltretutto ci troviamo nel ventunesimo secolo, è ridicolo che faccia storie per la mia gonna.>> incrociai le braccia al petto. La mia gonna non era corta, a dir il vero arrivava fino a metà coscia e non lasciava trasparire niente.
Lui si avvicinò a me, e subito il suo profumo dolce mi invase, mandandomi il cervello in pappa. Mi sovrastava con l'altezza, ma non avevo paura di lui. Ero intoccabile.
<<Nel mio ufficio.>> uscì dall'aula a passo svelto, così lo seguii abbastanza seccata.
Se voleva litigare, ben venga!
Non avevo fatto proprio niente di male, perché doveva tormentarmi così? Se mi avesse schernita probabilmente mi sarei messa a piangere davanti a lui, non ero così forte come dimostravo di essere. Fino a quel momento gli avevo tenuto testa per il semplice fatto che fosse il suo primo anno di insegnamento; se avesse avuto più esperienza avrei calato la testa e sarei rimasta zitta.
Oltrepassò la porta del suo ufficio e lo seguii senza replicare, chiudendola poi alle mie spalle. Mi sedetti davanti la scrivania, posando il mio zaino per terra. Lui rimase davanti a me, appoggiandosi con il fondoschiena al bordo del tavolo, guardandomi a braccia incrociate. <<Ti avevo chiesto una cosa, Silvia. Solo una.>>
Era la prima volta che mi chiamava per nome, la cosa era più seria di quando immaginassi.
<<Le mie compagne indossano quasi tutte la gonna, perché non rimprovera anche loro? E poi non mi sembra che i ragazzi fossero distratti, c'era silenzio in classe.>> replicai.
Il professor Downey si passò una mano sul viso, ignorandomi. <<È l'ultima volta, signorina Evans. Farò rapporto al rettore se non ti copri di più.>> lo vidi fare il giro della scrivania e sedersi sulla sedia.
Non potevo contestare ciò che diceva. Lui era il professore e io l'alunna. Dovevo eseguire a testa bassa se non volevo perdere la borsa di studio. <<Sissignore.>> mormorai tirandomi su per poi prendere lo zaino e uscire dal suo ufficio, sbattendo la porta.
Mi ero sorpresa nel vedere che non mi aveva fatto la predica anche per il modo di chiudere la porta. Incredibile.
Mi avviai verso il mio dormitorio, buttando lo zaino sul letto con forza. Jordan aveva un'altra lezione, quindi mi ritrovavo da sola. Allora pensai alle parole del professor Downey. Se volevo scrivere qualcosa era il momento giusto.
Mi sedetti alla scrivania e presi carta e penna. Non ci pensai troppo su, decisi di parlare di lui e di come mi faceva sentire, del nostro primo incontro o del suo aspetto mozzafiato. Come poteva un uomo così bello essere così stronzo?
Scrissi sul davanti e sul retro del foglio, piegandolo e mettendolo nel mio zaino. Non avrebbe mai dovuto leggerlo nessuno o sarei morta dalla vergogna.
Decisi di scrivergli, solo per evidenziare il fatto che ero riuscita a incanalare la rabbia e a trasformarla in arte.Io: Per sua informazione, sono riuscita a mettere nero su bianco. È stato lei a darmi l'ispirazione con i suoi rimproveri, ora capisco che ha fatto tutto ciò per motivarmi a scrivere.
La sua risposta non tardò ad arrivare.
Professor Downey: Sono felice di sentirlo. Spero di leggere quello che hai scritto e sono anche stupito che tu abbia capito il mio intento.
Non risposi al suo messaggio. Non avrei mai potuto fargli leggere quello che avevo scritto, era imbarazzante. Parlava di lui troppo apertamente, era sconveniente che un'alunna scrivesse cose del genere sul suo professore. Avevo espresso in quel foglio ogni cosa che lui mi suscitava: rabbia, attrazione e voglia di farmi mettere sulle sue ginocchia e farmi sculacciare per bene.
Decisi di non pensarci più e di andare al lavoro per dimenticare lui e i suoi falsi rimproveri per spronarmi a scrivere, anche se aveva funzionato bene.

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𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
FanfictionSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...