Era ormai pomeriggio, a dir il vero erano le tre e mezza e mi trovavo fuori dall'ufficio del professor Downey. Non sapevo se bussare o considerarla direttamente una pessima idea.
Una parte di me voleva parlargli di oggi, rivederlo al di fuori delle lezioni, ma la parte più ragionevole mi suggeriva di non avere niente a che fare con lui. Era pur sempre il mio professore di letteratura, non potevo prendermi una cotta per lui solo perché mi aveva prestato un suo golfino.
Decisi di bussare comunque, dando due colpi alla porta per attirare la sua attenzione. Lo sentii dire "avanti", così entrai.
Il professor Downey si trovava seduto alla scrivania, aveva lasciato liberi i primi due bottoni nella camicia e la sua cravatta era scomparsa. <<Professor Downey.>> mormorai chiudendo la porta alle mie spalle. Lui alzò lo sguardo su di me, venendomi incontro. <<Signorina Evans, cosa posso fare per te?>> si appoggiò con il fondoschiena al bordo della scrivania, incrociando le braccia al petto.
Possibile che lo trovassi sempre più attraente?
<<Ecco...>> aprii il mio zaino, tirando fuori il golfino. <<Sono venuta a restituirle questo.>> glielo porsi ma lui non lo accettò. <<Mi sembra di averti già detto che puoi tenerlo. Avevo ragione in effetti: era il tuo primo giorno di lezione e ho fatto bene a coprire quella macchia di caffè.>> si avvicinò a me, ma non prese il golfino ugualmente. <<Sono molto dispiaciuto per la camicetta.>>
I suoi occhi marroni mi stavano rapendo. Mi metteva in imbarazzo sapere di trovare attraente un mio professore. Eppure quell'uomo era così bello che sembrava uscito da una rivista, era assolutamente off-limits per me.
<<Non si preoccupi, un incidente può capitare a tutti. Mi terrò questo, allora.>> riposi il maglione nel mio zaino e tornai a guardarlo. Mi stava fissando incessantemente. <<Sicuramente sta molto meglio a te che a me. A proposito, non è molto conveniente che tu venga in classe con le spalle scoperte, attiri l'attenzione dei tuoi compagni e disturbi la mia lezione.>> infilò le mani in tasca e mi guardò dall'alto verso il basso, squadrandomi per bene.
<<Chiedo scusa. In realtà volevo scusarmi di molte cose con lei, sopratutto per averle rubato un golfino e aver detto che Leopardi e Dante fanno venire voglia di tagliarsi le vene. Sono stata sciocca e le chiedo ancora scusa.>> mormorai abbassando lo sguardo per evitare il suo.
C'era qualcosa in lui che lo faceva sembrare uno studente dell'ultimo anno, anche se poteva benissimo essere molto più grande di così. A dir il vero sembrava mio padre.
<<Apprezzo che ti sia scusata. E dicevo sul serio quando ho promesso che ti avrei fatto apprezzare la letteratura. Una ragazza come te, che ama leggere, deve assolutamente conoscere i poeti che hanno fatto la storia.>>
Annuii senza interromperlo. Non volevo contestarlo e farlo arrabbiare di nuovo, in realtà non dovevo neanche essere lì.
<<Da quanto tempo insegna?>> domandai.
<<Questo è il primo anno. Ho preso una pausa dalla mia vita per dedicarmi all'insegnamento. Voglio diffondere la mia conoscenza ai miei studenti e spero che tutti mi ascoltino.>> mi lanciò uno sguardo severo e mi zittii.
<<Pensavo che insegnasse già da un po'. Sembra così giovane.>> osservai.
Non avevo mai parlato a nessun adulto in questo modo, sopratutto al mio professore.
<<Ho trentaquattro anni, se proprio ti interessa.>> rispose riponendo alcune cose nella sua borsa, mettendosela in spalla. <<Se non c'è altro, ho bisogno di allontanarmi per un po'.>> uscì dal suo ufficio prima di me, lasciandomi senza parole.
Che razza di stronzo!
Forse ero stata troppo invadente con le domande o mi sono permessa di osare un po' troppo. Ma ero curiosa di conoscerlo. Probabilmente se non fosse stato il mio professore sarei tornata in libreria ad aspettarlo e a chiedergli di conoscerci meglio. Ma le circostanze non erano proprio le migliori, per cui mi sarei limitata a svolgere il mio lavoro e a studiare senza dover pensare al professor Downey.
Uscita dal suo ufficio, richiusi la porta alle mie spalle. Tornai nel mio dormitorio decidendo di indossare qualcosa di più comodo per il lavoro. Avrei indossato dei pantaloni della tuta e una t-shirt. In genere in quella libreria faceva sempre un caldo torrido, perfino d'inverno.
Presi la mia roba e percorsi qualche isolato a piedi con le cuffie alle orecchie. Avevo pranzato al refettorio dell'Università insieme a Jordan, ma sentivo quel trancio di pizza salire e scendere per la conversazione avuta con il professor Downey. Mi chiedevo ancora come potesse essere così tremendo dopo essersi scusato per avermi buttato il caffè addosso, forse non gli avevo fatto una buona impressione in classe. Eppure la rivelazione della sua età mi aveva sconvolta, non mi aspettavo che fosse così vecchio. Aveva un atteggiamento giovanile che lo camuffava in mezzo agli studenti, ma allo stesso tempo, il suo modo di rimproverarmi così aspramente lo faceva sembrare mio padre.
Varcai la soglia della libreria, salutando Diana che sistemava alcuni libri sugli scaffali. C'era un po' di confusione, sarebbe stato meglio mettermi al lavoro e non pensare al professor Downey. L'avrei rivisto il lunedì successivo e non ero pronta ad affrontarlo.
<<Com'è andata a finire con lo sconosciuto di sta mattina? Ti ha chiesto il numero o sei scappata via come al solito?>> domandò Diana affiancandomi.
<<Credimi, è stato un bene che non mi abbia chiesto il numero. È il mio nuovo professore di letteratura, un tale stronzo...>> sbuffai.
<<Non mi dire, che coincidenza! È un vero peccato, perché è molto bello.>>
<<Già... ma gli ha dato fastidio che abbia detto che Leopardi mi faccia venire voglia di tagliarmi le vene.>>
Diana scoppiò a ridere, mettendosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. <<Non puoi biasimarlo. Tu ami leggere i romanzi rosa, non sei abituata alla vera letteratura.>>
Alzai gli occhi al cielo e continuai il mio lavoro. Diana si occupò di alcuni clienti mentre io facevo su e giù da un piano all'altro per distribuire meglio i libri. La folla di clienti si affievolì e a fine serata restammo solo io, Diana e un'altra collega. Era stata una giornata piuttosto estenuante ma amavo il mio lavoro, e questo mi aveva permesso di ritrovare la felicità anche nelle piccole cose, come i libri.
<<Io vado, Diana. Ci vediamo lunedì.>> presi la mia borsa e diedi una pacca sulla spalla del mio capo, uscendo dal negozio.
Camminai con le cuffie alle orecchie durante tutto il tragitto, tenendo la testa basta e le mani nelle tasche della mia giacca. Ascoltare canzoni tristi e deprimenti non mi aiutava ad essere felice, a volte mi rifugiavo da sola a piangere senza un particolare motivo, solo per sfogarmi.
Improvvisamente mi scontrai con qualcuno, così alzai lo sguardo. <<Mi scusi, non l'avevo vista.>> mormorai.
Chi avevo davanti era niente meno che il professor Downey. Indossava un altro completo, questa volta di un blu navy, con un soprabito dello stesso colore sulle spalle.
<<Dovresti proprio guardare dove cammini, signorina Evans.>> non accennò a un sorriso, piuttosto sembrava giudicarmi.
Cosa ci faceva di nuovo da quelle parti? Abitava lì vicino?
<<Le chiedo scusa. Non lo faccio apposta, sono una ragazza distratta.>> mi giustificai ma senza successo.
<<Ti consiglio di guardare la strada, innanzitutto. Che ci fai in giro a quest'ora? Non è raccomandabile per una ragazza girare al buio in queste strade.>>
Mi stava facendo la predica? Era il mio professore, certo, ma non aveva il diritto di farmi la morale perché camminavo da sola di notte. E poi erano a malapena le otto di sera!
<<Ho appena finito di lavorare, per sua informazione. Non capisco perché deve trattarmi così, non le ho fatto niente di male.>> alzai un po' il tono della voce, stanca di quella situazione.
Il professor Downey indurì la mascella, avvicinandosi di più a me. <<Torna al dormitorio, signorina Evans. Mi aspetto molto da te, cerca di non deludermi.>> con una spallata mi sorpassò e sparì nel buio.
Più parlavo con lui, più credevo di detestarlo. All'inizio ero convinta che saremmo andati d'accordo, ma si stava dimostrando un vero stronzo. Era meglio non rivolgergli più la parola, sarei stata solo una spettatrice alle sue lezioni.
Se mi odiava tanto, preferivo che me lo dicesse apertamente anziché farmi scervellare sul motivo.Spazio me:
Buona domenica a tutte!
È probabile che Roberto stia pedinando Silvia o è solo una sua impressione? Questo è il dilemma.

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𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
FanfictionSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...