Capitolo uno

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Era insolito tornare all'università dopo aver passato l'estate dei propri sogni. Per me lavorare in una libreria nei pressi di Central Park era il massimo dell'eccitazione, forse perché amavo leggere più di ogni cosa al mondo. Avevo trascorso le mie giornate per tre mesi in quella libreria, dimostrandomi disponibile con tutti i clienti che mi chiedevano un consiglio sul prossimo libro da leggere. A volte avevo il compito di recensire un libro nuovo che veniva spedito nella libreria, dunque passavo il fine settimana con la testa fra i libri. Lo stipendio era piuttosto buono, almeno avrei potuto pagare le spese extra dell'università, dato che mi era stata offerta una borsa di studio. Avrei continuato a lavorarci perfino durante il periodo di studio, magari come passatempo, diciamo pure che non lo consideravo esattamente un lavoro, piuttosto come una sorta di hobby o distrazione dalla mia vita incasinata e priva di allegria.
Quella mattina stava piovigginando, il cielo era completamente grigio e i tuoni rimbombavano perfino in lontananza. Indossavo un impermeabile giallo e delle calosce del medesimo colore. Ero sempre stata un po' stravagante, più che altro come una bambina. Stavo correndo a perdifiato verso la libreria per restituire uno dei tanti libri che Diana mi aveva consegnato. Diana era la proprietaria di quel posto, nonché il mio capo e una grande amica. La libreria si ergeva su tre piani diversi ed era molto spaziosa e illuminata, ideale per leggere. L'ultimo libro che avevo letto mi era piaciuto talmente tanto che dovevo comunicare a Diana il mio parere il prima possibile. Spinsi la porta di vetro per aprirla e mi ritrovai dentro, gocciolando sul pavimento. Mi tolsi il cappuccio dell'impermeabile e mi guardai intorno. Erano quasi le sette e mezza del mattino, mezz'ora dopo avrei avuto lezione.
Diana corse da me, con il suo solito badge, i capelli raccolti in una treccia e un maglione di almeno due taglie più grandi. <<Hai già finito "Temptation"?>> domandò sorpresa.
Le porsi il libro e lei attaccò sopra la copertina un adesivo con il mio nome scritto sopra, indicando che ne consigliavo la lettura.
<<È stata una lettura leggera e scorrevole. Mi serve il secondo volume, mi ha davvero presa.>> mormorai ancora con il fiato corto per la corsa. Mi tolsi l'impermeabile, adagiandolo sull'appendiabiti.
Diana scosse la testa abbastanza divertita. <<Leggi libri alla velocità con cui volano gli aerei. Si può sapere come fai?>> domandò porgendomi poi il secondo volume nominato "Addiction" che aveva estratto da uno scatolone all'ingresso.
Non mi servii rimuginare troppo sopra la risposta, sapevo esattamente cosa volevo dirle. <<La passione per i romanzi rosa mi travolge.>> ridacchiai.
Salutai la mia amica e feci per voltarmi, quando mi scontrai con qualcuno. In un attimo mi ritrovai del caffè rovesciato sulla mia maglietta bianca e uno sconosciuto che mi fissava a dir poco dispiaciuto. <<Sono mortificato, signorina.>>
Incrociai i suoi grandi occhi marroni e ripensai alla scena iniziale del libro che avevo appena finito di leggere. I protagonisti si erano incontrati proprio così. Solo che, a differenza del professor Hunter, lo sconosciuto davanti a me era decisamente reale e con uno sguardo gentile stampato in viso. Indossava un golfino beige sopra la camicia e dei pantaloni eleganti. Sembrava un vero gentiluomo a un primo impatto.
<<Non importa, il caffè era freddo. A dir il vero era gelido.>> rabbrividii.
Lui si tolse improvvisamente il golfino da sopra la testa per poi darmelo. <<La prego di accettare le mie più sincere scuse, metta questo.>> mi sorrise. <<Immagino che, dalla sua camicetta, debba andare in un luogo di una certa rilevanza, e non permetterei mai che, per colpa di una mia distrazione, faccia una brutta figura.>>
Sembrava davvero dolce, ma non potevo prendere il suo golfino. <<È molto gentile, ma non posso accettarlo. Non saprei come restituirglielo.>> mi giustificai, respingendo dolcemente la mano che teneva tesa verso di me con il golfino.
<<La prego, insisto. Ne ho molti di questi, uno in meno non mi cambierà la vita.>> mi sorrise e accettai un po' titubante. Me lo infilai e mi ricadde decisamente troppo grande, di fatto le maniche erano abbastanza lunghe per me. Ma un piacevole profumo da uomo mi invase le narici, era davvero buono. Nonostante fossi una ragazza alta, in confronto a lui sembravo una nana.
Poi venni accecata da un lampo e guardai il mio orologio. <<Farò tardi, chiedo scusa.>> lo scansai per prendere il mio impermeabile e lo indossai in fretta e furia per poi correre sotto la pioggia.
Lo sconosciuto rimase lì impalato a fissarmi con un sorriso che andava da una guancia all'altra in modo adorabile. Era decisamente più grande di me ma era molto attraente. Lo avevo scrutato per bene nonostante fossero passati solo pochi minuti, eppure avevo impresso la sua immagine nella mia mente. Poteva benissimo essere il modello di una qualche pubblicità di profumi da uomo, o semplicemente era un ricco scapolo gentile. Dal suo abbigliamento elegante avevo dedotto che probabilmente vestiva Armani, considerati i pantaloni di quel tessuto raffinato. In più le scarpe di vernice nera davano il loro tocco.
Pensai a quell'incontro per almeno altri dieci minuti prima di arrivare al Campus dell'Università. Avevo attraversato correndo tutto il giardino per poi finire nei dormitori. Presi la chiave dalla tasca dei miei pantaloni e aprii la porta con ancora il fiato corto. La mia compagna di stanza si trovava davanti allo specchio e di sistemava per bene prima di andare a lezione.
<<Hey, Jo.>> la salutai per poi togliermi l'impermeabile e afferrare il mio zaino. Tolsi la camicetta macchiata di caffè e indossai nuovamente il golfino dello sconosciuto affascinante che lasciava entrambe le mie spalle scoperte.
<<Hai un nuovo maglione?>> domandò guardando la mia immagine riflessa allo specchio.
<<In realtà un tipo mi ha rovesciato del caffè addosso e mi ha dato questo golfino per non farmi andare in giro con una macchia marrone sul petto.>> spiegai. <<Sembra l'inizio di un romanzo, peccato che non lo rivedrò mai più.>> mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e misi lo zaino in spalla per poi affiancare la mia amica.
Io e Jordan avevamo trascorso i primi due anni nella stessa stanza del dormitorio, condividendo segreti e storie imbarazzanti. Era più di una semplice compagna di stanza, era probabilmente una delle amiche più care che avessi.
<<Era affascinante?>> domandò sorridendo di sottecchi.
Chiuse la porta alle sue spalle dopo che uscimmo dalla stanza e ci incamminammo verso l'aula 201 per la lezione di letteratura. Avevamo frequentato il corso insieme per due anni di fila, finché la nostra professoressa non andò in pensione, adesso ci sarebbe stato un altro insegnante di ruolo e non ero molto entusiasta di conoscerlo. Per qualche strana ragione, i docenti di letteratura del sesso opposto mi mettevano a disagio, forse perché sentirli leggere poesie con passione li rendeva vulnerabili.
<<Era molto affascinante. È stato solo per un attimo, ma credevo che mi stesse fissando insistentemente. Magari se tornerò al lavoro domani lo rivedrò.>> feci spallucce.
Non ero mai stata così audace, in realtà non avrei mai avuto il coraggio di parlargli di nuovo dopo la brutta figura che avevo fatto. Gli ero andata a sbattere contro e non mi ero nemmeno scusata, anche se tecnicamente quello che mi aveva rovesciato del caffè addosso era stato lui.
Varcammo la soglia dell'aula, io e Jordan ci sedemmo rispettivamente al secondo e al terzo banco della fila di destra, proprio vicino alla finestra. Mi piaceva guardare fuori durante le lezioni, mi dava un senso di pace.
Lentamente l'aula si riempì e tremavo all'idea di conoscere il nuovo professore.

Spazio me:
Spoiler, lo sconosciuto è sicuramente Robert.
Lo so che lo avevate capito, sono un po' prevedibile ahahah. Come promesso vi ho pubblicato questa nuova storia, in effetti le daddy su Robert sono le vostre preferite, ammettetelo.
Restate connesse, tornerò presto ❤️

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora