Capitolo ventisette

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Il cuore mi batteva a mille.
Non succedeva da tanto tempo. Era come se Robert avesse risvegliato in me qualcosa di eccitante. Da quando l'avevo incontrato non facevo altro che provare quella sensazione meravigliosa e sconosciuta. Sentivo le farfalle nello stomaco, la vista annebbiata e le gambe molli. Ero innamorata. Ero follemente, perdutamente e totalmente innamorata del mio professore di letteratura. Era lui l'unico per cui valeva la pena fare delle scelte folli, e mi aveva appoggiata fin dall'inizio. Mi faceva sentire come non mi ero mai sentita.
Mi trovavo nella sua classe a svolgere il compito di metà semestre. L'aula era avvolta dal più totale silenzio mentre il professore girava tra i vari banchi per assicurarsi che non copiassimo. Indossava i suoi soliti occhiali da lettura, un golfino color caramello e dei pantaloni neri abbinati a delle scarpe eleganti del medesimo colore. Passò davanti al mio banco rivolgendomi un piccolo sorriso mentre fissava le mie gambe nude per via della gonna che indossavo.
Il tema riguardava un argomento piuttosto complicato. Dovevo descrivere il momento che più mi aveva distrutta durante il corso della mia vita. Avevo scelto il momento in cui mia madre aveva buttato mio padre fuori casa dopo averlo beccato a letto con un'altra donna. Avevo a malapena sei anni ma mi ricordavo quel giorno come se fosse passata solo qualche ora. Non riuscivo a togliermi dalla testa l'espressione di disprezzo negli occhi di mio padre mentre si infilava in macchina e se ne andava per mai più tornare. Mi faceva male ricordare quel momento, ma un tema così pieno di emozioni mi avrebbe assicurato un ottimo voto.
La campanella suonò improvvisamente e il professore passò tra i vari banchi per ritirare i compiti. Quando mi affiancò per prendere il mio lasciò sul banco un post it, assicurandosi che nessuno lo vedesse. Lo lessi attentamente mentre lo tenevo nascosto tra la mia mano.

"Vediamoci nel mio ufficio alle tre <3."

Sorrisi istintivamente per poi infilare quel bigliettino nel mio zaino e incamminarmi fuori dalla classe seguita da Jordan. In un'ora ero riuscita a svolgere un tema incredibilmente difficile, mi stavo davvero superando.
<<Che ti ha dato Downey?>> domandò la mia amica mentre ci dirigevamo al distributore automatico.
<<Mi ha dato un biglietto. Mi ha chiesto di vederci nel suo ufficio oggi pomeriggio.>> cercai di reprimere un sorriso ma mi sembrava impossibile farlo.
Jordan infilò una banconota da un dollaro nella macchinetta per poi prendere una di quelle schifose barrette energetiche che tanto amava. <<Sesso in ufficio, uh?>> scherzò.
<<Non c'è solo il sesso nella nostra storia.>> mi giustificai.
<<Certo, come no. Durante il compito ti guardava come se volesse strapparti di dosso quella gonna. Dovrebbe stare più attento o non sarò l'unica a notare i suoi atteggiamenti.>>
Robert era molto attento e serio su questo punto di vista. Non avevo di che preoccuparmi, aveva la situazione sotto controllo, sapeva gestire i suoi istinti animaleschi.
<<Sa stare al suo posto, non preoccuparti.>>
<<Infatti sei tu quella che dovrebbe preoccuparsi.>> addentò la sua barretta per poi dirigersi nell'aula di latino, seguita a ruota da me.

***

Alle tre in punto mi trovavo davanti l'ufficio di Robert. Bussai alla porta e, non appena udii la sua approvazione, entrai. Richiusi la porta alle mie spalle non appena mi trovai dentro l'ufficio, sorridendo al mio professore <<Ciao.>> mi avvicinai alla scrivania, posando lo zaino per terra.
<<Hey, stavo correggendo il tuo compito. Vieni.>> indicò le sue ginocchia.
Gli lasciai un bacio a fior di labbra per poi sedermi a cavalcioni su di lui. Fece aderire la mia schiena con il suo petto mentre mi spostava i capelli su una spalla soltanto e mi accarezzava dolcemente la coscia nuda. <<Mi sei mancata.>> mormorò baciando il retro del mio collo.
<<Anche tu.>> sospirai beandomi delle sue labbra su di me.
Sentii una scarica di brividi attraversarmi la schiena nel momento in cui decise di posare le mani sui miei fianchi, costringendomi a muovermi lentamente contro il suo bacino. <<Hai scritto proprio un bel tema, signorina Evans. Sono rimasto molto colpito.>> mormorò suadente.
Quel suo tono di voce così profondo mi fece eccitare subito.
Giocò con l'orlo della mia gonna per poi prendere la penna rossa e scrivere il voto sul mio compito. Mi meritai una A+, anche se ne ero consapevole. <<Uscire con il mio professore porta molti vantaggi.>> scherzai.
<<Non hai bisogno di venire a letto con me per prendere dei bei voti. Hai la media più alta di tutta la classe, ma se ti interessano dei crediti extra posso aiutarti...>> infilò la mano in mezzo alle mie gambe, massaggiando la mia intimità da sopra gli slip leggermente umidi. <<Sei così bagnata per me, signorina Evans?>> sussurrò.
Non riuscivo a vederlo in faccia, ma sapevo che avesse gli occhi lucidi dal desiderio. Era tipico di lui.
Merda.
<<Sì.>> inarcai la testa. Infilò due dita dentro di me, continuando quel movimento per farmi eccitare ancora di più. Non riuscivo a contenermi. Schiusi le labbra per far uscire dei gemiti strozzati mentre continuava a muovere le dita contro il mio clitoride.
<<Mi piace quando indossi la gonna per attirare la mia attenzione.>> mi costrinse ad alzarmi per poi farmi voltare verso di lui. <<Ti ho pensata tutto il giorno.>> cessò i movimenti delle dita per poi prendermi il viso tra le mani e baciarmi appassionatamente.
<<Credevo che non ti piacesse il fatto che io indossi la gonna in classe.>> mormorai mordendomi il labbro.
<<I tuoi compagni ti fissano e mi dà molto fastidio.>> mi lasciò una scia di baci sul collo mentre stringeva il mio didietro con entrambe le mani. <<Tu sei solo mia, Silvia. Non ho intenzione di condividerti con nessuno.>>
Passai le mani su tutto il suo petto, infilandole poi sotto il maglione per accarezzargli gli addominali. Con un movimento veloce fece cadere per terra tutto ciò che c'era sulla scrivania e questo provocò un fracasso incredibile. A quel punto mi sollevò e mi fece sedere sulla superficie di legno, così che potessi essere alla sua stessa altezza.
Allargai le gambe per farlo posizionare più vicino a me e posò le mani ai lati del mio corpo, bloccandomi. Misi la mano sulla sua nuca cercando di attirarlo a me il più possibile mentre continuava a baciarmi con voracità.
Si staccò improvvisamente, prendendomi il viso tra le mani. I suoi occhi vagarono nei miei a lungo e a un certo lo vidi sorridere dolcemente. Il suo profumo mi inebriò e le sue iridi castane mi penetrarono l'anima. <<Hai da fare sta sera?>> domandò improvvisamene.
Scossi la testa. <<Finisco di lavorare alle otto. Perché, avevi in mente qualcosa?>> domandai con un ghigno.
<<Lo vedrai.>>
<<Devo forse preoccuparmi, professor Downey?>>
<<Non devi preoccuparti di niente. Tu rilassati, al resto penso io.>> mi fece l'occhiolino per poi raccogliere da terra il mio compito, che un attimo fa aveva volutamente lanciato. <<Ho proprio voglia di incontrare tuo padre per dirgli che maledetto bastardo sia stato. Non ti ha mai cercata in questi anni?>> domandò.
Scossi la testa. L'ultimo ricordo che avevo di mio padre era l'esatto momento in cui aveva abbandonato me e mia madre. <<Se dovesse rispuntare fuori non saprei come reagire. Ho paura che possa ferirmi di nuovo.>> abbassai lo sguardo.
<<In tal caso, lo ucciderò per te.>> mi baciò la fronte.
Non avevo niente che a mio padre potesse interessare. L'unica cosa che mi apparteneva ancora di lui era solamente il suo cognome, niente di più. Avevo finito di odiarlo, in realtà per me era indifferente. Volevo solo che restasse dov'era e che lasciasse in pace me e la mamma, ma in effetti non aveva motivo di tornare a tormentarci.

𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora