Quel giorno sentii un fremito. Me lo ricordai bene, era come se fosse accaduto proprio qualche ora fa, in realtà sono passati due anni da quel momento. Avevo la strana sensazione che dovesse accadere qualcosa di spiacevole, che qualcosa avrebbe compromesso la mia relazione clandestina con il professor Downey.
E così accadde.
Cominciò tutto un lunedì mattina. Ricordo che avevo tardato le mie lezioni per via della notte precedente trascorsa a casa del mio amato professore. Erano appena le dieci del mattino e mi ero diretta nell'aula del professor Johnson, il docente di latino. Credevo di aver perso i primi cinque minuti di lezione ma, inaspettatamente, quando entrai in classe, il professore non c'era. I miei compagni di corso iniziarono a domandarsi dove si fosse cacciato, così andammo a cercarlo.
Casualmente alcuni dei miei compagni vennero attirati da alcuni schiamazzi provenienti fuori dall'Università, più precisamente nel campus. Ci affacciammo alle finestre e qualcosa in particolare attirò la nostra attenzione: una folla di gente che esultava per non sapevo quale motivo. Uscimmo tutti dalla classe per andare a controllare e ci facemmo strada in mezzo alla calca di persone. Una scena a dir poco agghiacciante mi si pose davanti, quasi non ci credetti. Il professor Downey stava pestando il professor Johnson con tutta la forza che aveva in corpo. L'aveva immobilizzato e aveva iniziato a sferrargli dei pugni dritti in faccia. I due si rotolarono sull'erba mentre continuavano a darsele di santa ragione e nessuno aveva intenzione di fare niente per fermarli.
A quel punto decisi di intervenire. Mi contrapposi tra i due professori e afferrai Robert per la camicia, tirandolo via. <<Basta!>> urlai. <<Siete forse impazziti?>>
Guardai il mio amato professore negli occhi. Non aveva neanche un graffio a parte il labbro inferiore spaccato e le nocche sanguinanti; al contrario, il professor Johnson era conciato proprio male. La sua faccia era piena di lividi, graffi e abrasioni. Sembrava quasi un polpettone di carne.
Robert strinse i pugni e serrò la mascella mentre riprendeva fiato. <<Sarà meglio per te che tu tenga la bocca chiusa la prossima volta. Altrimenti ti faccio sputare tutti i denti, figlio di puttana!>> sputò del sangue per terra per poi raggiungere l'interno della struttura a grandi falcate, seguito da me. <<Hey!>> lo tirai per un braccio, facendolo fermare di scatto. <<Mi dici che succede?>>
Si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, dopodiché mi trascinò nello stanzino delle scope e degli stracci, chiudendo la porta. Eravamo avvolti dal buio mentre i nostri corpi si scontravano per via del poco spazio in quel cubicolo minuscolo. Cercai la cordicella per accendere la luce, ma Robert mi fermò. <<Aspetta.>> mormorò. Mi prese i polsi e li bloccò sopra la mia testa per poi baciarmi in modo incredibilmente passionale. Le sue labbra umide mi diedero inizialmente piacere, poi però sentii il sapore metallico del sangue appartenente a lui. <<Robert.>> gli misi entrambe le mani sul petto. <<Voglio sapere perché hai picchiato il professor Johnson.>>
Conoscendo la sua indole violenta, era stato lui ad iniziare.
<<Ha detto una cosa orribile su di te.>>
Deglutii a fatica. <<Che cosa?>>
Sospirò. <<Parlavamo dei corsi che avevamo in comune e a un tratto mi ha chiesto cosa ne pensassi di te. Forse ti ho elogiata fin troppo. Quel maledetto pervertito ha detto che non sono l'unico che ha stima di te e che sicuramente anch'io avevo voglia di portarti a letto, come l'intero corpo docenti. Inizialmente ho cercato di contenermi ma poi ha iniziato a parlare del tuo corpo in modo schifoso. Ho dovuto picchiarlo!>>
Rimasi pietrificata di fronte alla sua confessione. Io stimavo il professor Johnson, non credevo che fosse un tale maniaco.
<<Tu stai bene?>> gli presi il viso tra le mani, cercando le sue labbra con il pollice.
<<Sto bene. L'ho proprio conciato male.>> rise fiero di sé.
Sospirai per poi fargli una lunga ramanzina sul fatto di non dover picchiare tutti quelli che mi si avvicinano o cercano di toccarmi. Fino ad ora aveva steso Tom almeno due volte, e poi aveva pestato il ragazzo del pub e il mio professore di latino. Doveva farsi passare il prurito alle mani.
Lo accompagnai nel suo ufficio per farlo cambiare. Aveva uno strappo nella camicia, la quale era perfino sporca di terra ed erba. E mi pare anche il minimo dopo essersi rotolato per l'intero campus.
Non appena aprii la porta dell'ufficio mi ritrovai una donna seduta di spalle nella sedia riservata agli ospiti. Subito si voltò e la riconobbi.
Darcy.
Indossava un tailleur scuro e lasciò che i suoi capelli scuri ricadessero sulla sua schiena. Esattamente come l'ultima volta che era andata a fare visita a Robert. Mi rivolse uno sguardo di superiorità, squadrandomi dall'alto in basso come se fosse migliore di me su molti aspetti.
A quel punto iniziai a pensare che lo fosse.
Non appena Robert la vide rimase pietrificato. <<Cosa ci fai qui?>> domandò richiudendo la porta alle sue spalle.
<<Dobbiamo parlare. E non solo con te, voglio che sappia anche lei.>> mi indicò.
Cosa c'entravo io?
<<Sto lavorando, Darcy. Torna a casa tua, non abbiamo niente di cui parlare. Mi sembra di aver detto che il discorso è chiuso da un pezzo.>> Robert si sedette dietro la scrivania, evitando lo sguardo della sua sorellastra mentre me ne stavo lì impalata a guardarli.
Darcy si alzò, prendendo un'altra sedia per poi chiedermi di accomodarmi al suo fianco. Gentile da parte sua.
<<Grazie.>> mormorai.
Robert rise. <<Andiamo, Silvia, non farti abbindolare dalla sua falsa bontà. Ha in mente qualcosa.>>
Presi un respiro profondo mentre la donna tirava fuori dalla sua borsa una busta, lasciandola sulla scrivania affinché il professore potesse aprirla. Non indugiò un secondo, credendo che fosse un trattato di resa da parte sua, ma non era niente del genere. Tirò fuori tre fotografie e rimase a fissarle senza dire una parola.
<<Cosa sono?>> domandai.
Lui non volle mostrarmele, le rivoltò e le allontanò il più possibile dalla mia portata. <<Cosa vuoi, Darcy?>> chiese seccato. In realtà aveva un pizzico di paura negli occhi, oltre che alla stanchezza di dover sempre affrontare quella donna.
<<Falle vedere le foto, prima.>>
Robert si rifiutò nuovamente di mostrarmi quelle misteriose immagini, così fu Darcy a prenderle e passarmele senza fare troppe storie. Non appena le vidi rimasi totalmente pietrificata. Ritraevano me e Robert nel bagno di quel ristorante. Nella prima foto era intento a palparmi il sedere mentre spingeva il bacino contro di me; nella seconda aveva le mani nelle mie mutandine; nella terza, invece, mi stava semplicemente baciando.
Quelle foto erano incriminanti. Avrebbero posto fine alla mia carriera scolastica e alla credibilità del professore. A quel punto il rettore avrebbe iniziato a dubitare di tutti i buoni voti che avevo preso con lui, tutto a causa di quelle maledette fotografie.
<<Come le hai avute?>>
<<Ho assunto un investigatore privato. Mi dispiace dover mettere in mezzo te, Silvia, ma dovevo proporre un patto a Robert e tu ci sei finita in mezzo.>>
A quel punto il mio amato professore sbatté violentemente un pugno sul tavolo, facendomi sobbalzare dallo spavento. <<Tu non avevi il diritto di immischiare anche lei. Era una cosa tra me e te!>> urlò.
Darcy non sembrò scomporsi. Ripose tutte le fotografie nella busta per poi rivolgere uno sguardo a Robert. <<Ecco il mio patto: puoi darmi i dieci milioni di dollari che mi spettano e lascerò in pace te e la tua fidanzatina;>> lui mi guardò, ma senza dire niente. <<qualora ti rifiutassi di darmi il denaro, hai l'occasione di continuare questa guerra che c'è in atto fra di noi da ormai anni. Ma a condizione che tu non la veda mai più, altrimenti farò vedere le foto al rettore e ne subirai le conseguenze.>>
Rimasi con la bocca spalancata di fronte a tanta cattiveria. Se le dispiaceva avermi messa in mezzo allora perché voleva che Robert non mi rivedesse più? Una parte di me era convinta che lei lo amasse, e probabilmente il mio professore provava semplicemente piacere sessuale verso di lei, ma niente di più. Non l'avrei biasimato se avesse scelto di non darle i soldi, nemmeno io avrei dato l'eredità di mia madre ad una donna del genere. E lui non sembrava incline a patteggiare per poter restare con me.
Robert si passò una mano sul viso stanco, alzandosi poi dalla sedia. <<Ho bisogno di un minuto. Toglietevi di torno, tutte e due.>>
Repressi le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi per poi uscire dal suo ufficio, sbattendo la porta.
Da quel giorno non l'avevo più rivisto al di fuori della classe di letteratura.Spazio me:
Prima o poi doveva succedere.
Questo è l'ultimo capitolo, sta sera pubblicherò l'epilogo e sono pronta a tutte le minacce di morte da parte vostra. Ma sapete meglio di me che non mi fermerò qui.

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𝐴 𝑆𝑖𝑙𝑣𝑖𝑎 - 𝑅𝑜𝑏𝑒𝑟𝑡 𝐷𝑜𝑤𝑛𝑒𝑦 𝐽𝑟.
FanfictionSilvia è sempre stata una ragazza rigida alle regole, piena di passioni e sogni nel cassetto. Raramente capita che alzi la voce con qualcuno o che infranga le regole stesse, ma un uomo in particolare riuscirà a far crollare tutte le sue ambizioni e...