Ottobre
Tic Toc
L'ultima stanza della sala degli ospiti, un'enorme suite di lusso che occupava la maggior parte del livello superiore, non aveva visto la luce del giorno dai tempi della guerra. Draco aveva vaghi ricordi di sua madre che cercava di forzare l'apertura della stanza nelle settimane successive alla loro condanna, quando erano solo loro due agli arresti domiciliari, chiedendosi come se la passava Lucius ad Azkaban.
Narcissa aveva voluto che tutto fosse pulito-immacolato-ridecorato, ridisegnato e rinnovato dal soffitto a pannelli al pavimento di piastrelle. Tutto, cioè, tranne due stanze: il salotto, che aveva pagato per essere chiuso e sorvegliato e convenientemente cancellato dalla sua memoria, e questa, in cui non poteva entrare per quanto si sforzasse. Considerò l'intera sala degli ospiti una perdita, furiosa perché né lei né i suoi elfi riuscivano a trovare un modo per entrare.
Hermione Granger ci riusciva, però, nella sua versione di pulizia della casa imposta dal Ministero, di cui, in qualsiasi altro contesto, Draco avrebbe potuto immaginare la madre grata. Dopo tutto, Hermione stava solo facendo esattamente quello che Narcissa aveva fatto subito dopo la guerra, solo con molti più dettagli e una minore tolleranza per oggetti maledetti e vini avvelenati.
Hermione tirò un sospiro quando la porta della suite finalmente si aprì. Draco aveva prestato un'attenzione solo parziale, facendo tentativi a metà per evocare un Patronus, mentre si aspettava che la porta l'avrebbe sconvolta per mesi. Invece, le ci vollero giorni. E una notevole quantità di sudore. E le occasionali imprecazioni arrabbiate, che Draco trovava sia esilaranti che eccitanti provenienti dalla sua bocca.
Si voltò verso Draco, la porta che si apriva dietro di lei, un sorriso soddisfatto ma un po' riluttante sul suo volto. "Ho quasi pensato che avrei dovuto procurare a Theo un permesso da consulente per aiutarlo in questo caso".
"Gli sarebbe piaciuto molto. Non glielo avrebbe mai fatto dimenticare".
"Da qui la mia resistenza".
"Così testardo."
Lei sorrise.
"Non è stato facile", disse lei, lanciando un'occhiata alle spalle alla stanza buia e cavernosa dietro di lei.
"Era la sua stanza, dopo tutto. Non mi aspetto che niente di tutto questo sia facile".
Draco cercò di ignorare le sensazioni contorte e stridenti che si facevano strada nei suoi intestini, nelle sue ossa. Se avesse potuto scegliere, Hermione non avrebbe mai più messo piede in questo corridoio, non avrebbe mai nemmeno guardato quella stanza che un tempo ospitava il Signore Oscuro.
Ma non aveva scelta. Non solo questo era il suo lavoro, ma questa era Hermione Granger. Non aveva bisogno di essere salvata. Era lei a salvare. Anche dalla minacciosa stanza di fronte a loro.
"È metà pomeriggio" disse lei, voltandosi da lui e scrutando attraverso la porta. Un'osservazione ovvia, errante, che all'inizio sembrava così innocua che Draco quasi se la lasciò sfuggire, precipitando nel corridoio e nell'oblio.
Ma Hermione non parlava spesso senza scopo. Lui colse prima le sue parole, poi il suo significato.
"È molto buio lì dentro". Se Draco si concentrava abbastanza, poteva quasi vedere l'oscurità muoversi, come viticci di fumo nero che si arricciavano nell'aria e si snodavano nello spazio.
"In modo sospetto", disse lei d'accordo.
Lei lanciò la sua diagnostica sulla soglia della stanza, ancora in piedi nel corridoio: un livello di cautela che Draco apprezzava e approvava. Si chiese se l'avesse fatto per lui. Il petto gli doleva preventivamente per la preoccupazione.
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Inizio e fine - Traduzione Italiana
FanfictionAnni. Spezzati in mesi, in settimane, in giorni, in ore, in minuti, in secondi, in momenti. Semplici da un lato, complessi dall'altro. Nell'esperienza di Draco, i momenti, anche se semplici, avevano l'abitudine di diventare irrecuperabili. I momenti...