XXIX. Die andere Dimension

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Attenzione: capitolo dalle tematiche delicate. 
So che ho già scritto un avviso all'inizio della storia, ma mi preme ribadirlo nel caso fosse sfuggito a qualcunx. Si sconsiglia la lettura a utenti particolarmente sensibili in materia di violenze e abusi.




N E B E L

XXIX.

Die andere Dimension



C'era stato un periodo in cui l'Elbstrand era la sua zona preferita di Amburgo.

Quando era un ragazzino e il padre non lo portava in gita perché troppo impegnato con il lavoro, Richard amava trascorrere le giornate più calde d'estate buttato sulla rena dell'unico fazzoletto sabbioso della città, a oziare con i suoi amici. Come pressoché chiunque. Nei fine settimana di luglio la spiaggia dell'Elba si riempiva di gente a tal punto che diventava impossibile trovare aree appartate.

Gli sembrava di essere stato catapultato indietro nel tempo, in uno di quei giorni pieni d'afa sulla riva del fiume. Non semplicemente in un luogo familiare, come per la sua prima sparizione, bensì in un ricordo, in una dimensione che gli apparteneva e di cui avrebbe saputo mappare ogni dettaglio, perché l'aveva vissuto.

La luce era accecante. Doveva essere l'ora di punta. L'entità che l'aveva rispedito proprio lì aveva un senso dell'umorismo piuttosto singolare.

La spiaggia strabordava di persone. Un gruppo di bambini in costume gli sfrecciò dinanzi con palette, secchielli e formine, quasi tramortendolo. Richard, frastornato, ancora con il fischio nei timpani, fece istintivamente un passo indietro e finì con un piede in acqua.

Era ironico anche che fosse piombato su quella spiaggia mentre indossava nient'altro che il telo per la doccia. Stavolta la gente non lo guardava attraverso come se fosse invisibile, ma faceva realmente caso a lui. Una ragazza seduta poco distante gli rivolse un sorriso timido, tutta rossa in volto, mentre le amiche accanto a lei la prendevano in giro sempre ammiccando nella sua direzione. Richard si strinse di più il telo in vita, perché si era allentato. Non che avesse vergogna della propria nudità, ma voleva evitare di dare troppo nell'occhio.

Si voltò e s'incamminò sulla riva, con una pentola di sentimenti contrastanti nel petto, in cui prevaricavano rabbia e confusione. Più tentava di separarsi da Amburgo, più Amburgo ricompariva nella sua vita danneggiando ciò che si era impegnato a costruire. Non riusciva a liberarsi dal suo abbraccio soffocante. Se si sforzava di ricordare come fosse finito lì – l'istante preciso, la sensazione di dissolversi da una realtà per spuntare in un'altra – non gli veniva in mente niente. Un attimo prima era appoggiato con la schiena alla porta di Sonne, a casa, sotto un tetto, e l'attimo dopo era accasciato nella sabbia, sotto il sole cocente. Incredibile che nemmeno gli sconosciuti da cui era accerchiato si fossero accorti di nulla.

Gli era venuto naturale prendersela con Sonne. La sua voce tornava ogni tanto ad accarezzarlo da dentro la testa. Gli implorava di rispondergli, ma Richard era ben deciso a ignorarlo per vendicarsi senza alcuna pietà del silenzio crudele a cui li aveva costretti negli ultimi giorni.

Richard, mi devi solo dire dove sei e se va tutto bene. Ti prego.

Era patetico. Troppo comodo per lui preoccuparsi adesso.

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