Capitolo 3

2.3K 68 6
                                    

«Ragazze, siete state meravigliose!» mi complimentai accompagnandomi da un breve applauso quando entrai nel piccolo ma modernizzato camerino, mi sedetti su uno degli alti sgabelli ai piedi del tavolo illuminato da fari e mi voltai verso le ragazze.

«È vero, è stato uno spettacolo meraviglioso!» concordò Jen, tirando giù la lampo del lungo ed elegantissimo vestito di Danielle.

«Kumiko sei stata strepitosa sul palco!» la elogiai.

«Grazie! Adoro i vestiti Chloe, hai fatto davvero un ottimo lavoro.» ricambiò lei con un dolce sorriso, poi si sedette sulla poltrona per indossare i calzini.

È vero, avevo fatto un ottimo lavoro e non sarebbe stato possibile senza l'aiuto di Jen e di mia sorella. In quel periodo erano state fondamentali per me, avevano mandato avanti il locale praticamente da sole, mi avevano aiutata a cambiare i mobili, a dipingere i muri, a sostituire le tende e a cercare i vestiti. Le ragazze avevano progettato i loro spettacoli, scelto le musiche ed inventato le coreografie.

Dovevo molto a tutte loro.

«Ciao!» salutarono in coro Kumiko e Tatyana appena prima di uscire dalla stanza, anche Danielle e Naomi le raggiunsero poco dopo, lasciandomi sola con la mia amica.

«Jen, grazie di tutto.» mormorai io interrompendo il silenzio che, finalmente, aveva avvolto il locale, vuoto.

«Sono contenta che tu sia tornata...» replicò lei appoggiando la mano sulla mia spalla, poi scese per accarezzarmi il braccio coperto da un maglioncino color panna, «Ci sei mancata. Mi sei mancata.»

«Anche tu.» ammisi, annuii debolmente e poi la tirai a me in un abbraccio sentito.

«Qualsiasi cosa sia successa, si sistemerà.» mi rincuorò a bassa voce, poi premette le sue labbra in una sottile linea colorata da un rossetto che, ormai, aveva perso la sua intensità, «E se vuoi parlare con me, sai sempre dove trovarmi, ok?»

Oh, sì, mi piacerebbe parlarne. Ho sparato al mio ex ragazzo, nonché assassino di mio padre, e non so se l'ho ucciso perché sono scappata. E a raccontarmi d questa storia è stata quella che consideravo la mia migliore amica ha rischiato di investirmi, pensai.

«C-certo, grazie.» mi limitai a dire, spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mordetti nervosamente il mio labbro inferiore, «Jen vai pure a casa, è stata una lunga serata.»

Fece di sì con la testa ed infilò il suo giubbotto di pelle abbinato agli anfibi. Mi rivolse un ultimo, dolce sorriso prima di lasciarmi sola.

Appesi un paio di vestiti sulla rella e mi guardai attorno per controllare che tutto fosse in ordine, poi spensi le luci ed uscii.

Le prime ore del mattino avevano già svegliato la città, nonostante le strade fossero ancora praticamente deserte. L'aria fresca colpì il mio viso ma non era più pungente, era quasi piacevole.

Finalmente, arrivai a casa e salii velocemente gli scalini del condominio, impaziente di abbandonarmi ad una bella dormita. Girai la chiave nella serratura e spalancai la porta, immediatamente un urlo spaventato lasciò la mia bocca e i miei occhi sgranati non riuscirono a non fissare Amanda, al centro della stanza, legata ad una sedia di legno. Aveva lo sguardo terrorizzato e un cerotto sulla bocca da cui provenivano incomprensibili lamenti.

«Finalmente, ti aspettavamo...» pronunciò beffardamente Carlos, lo riconobbi subito dalla voce e, quando spostai il mio sguardo sul divano, le mie idee vennero confermate, «Non ci vediamo da un po', eh?»

Mi mostrò il suo ghigno migliore mentre passeggiava per la piccola stanza, passando il suo dito su un mobiletto di legno poco distante da me, poi sulla sedia su cui è seduta mia sorella.

CHOICE (sequel di Destiny)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora