Capitolo 8

2.2K 78 2
                                    

Le prime luci dell'alba che penetravano dalla finestra di fronte al letto, colpendomi, mi costrinsero ad aprire gli occhi e a realizzare che non era un brutto incubo, mi trovavo realmente nel magazzino.

Sentii un debole rumore provenire dal bagno e, quando voltai il viso appoggiando la guancia al cuscino, scoprii che la porta era chiusa.

Mi misi seduta, affondai il viso tra le mani e portai le mie dita tra i lunghi ed intrigati capelli castani, cercando di pettinarli all'indietro per non farli ricadere davanti ai miei occhi stanchi.

«In cosa mi sono cacciata?» sbuffai tra me e me, scuotendo leggermente la testa.

Mi girai sentendo la maniglia abbassarsi e vidi comparire Zayn, i soliti lineamenti duri e una smorfia di dolore sulle sue labbra carnose, rosee e morbidissime. Capii subito il motivo quando, alzando gli occhi, notai che tamponava la ferita sulla sua spalla con una grande garza bianca.

«Già sveglia?» domandò lanciandomi un'occhiata veloce.

«Beh, è difficile dormire su questo letto.» mi affrettai a rispondere acidamente, distogliendo immediatamente lo sguardo da lui e dalla sua ferita mentre i sensi di colpa si facevano spazio nel mio stomaco e cominciavano a torturarlo.

«Oh, mi dispiace che la principessa Sophia non abbia dormito bene.» il sarcasmo colorò ogni sua parola mentre si lasciava andare su una sedia e, di tanto in tanto, controllava il buco che sembrava si stesse rimarginando.

Potei vedere la sua mascella contrarsi quando digrignò i denti, allungò leggermente gli occhi e contrasse i muscoli del suo viso. Mi costrinsi a non piangere nel vederlo così e, soprattutto, nel sapere che io ero la causa del suo dolore.

Io che avevo sempre cercato di dargli amore, affetto, di farlo stare bene ero colpevole, forse, del suo dolore più grande.

«Non hai neanche il coraggio di guardarmi, eh?» disse, poi lasciò sfuggire una risata silenziosa poco dopo.

«Mh?» alzai un sopracciglio nella sua direzione per trovarlo mentre mi osserva con insistenza.

«Guardala.» si alzò camminando velocemente verso di me, fermandosi a pochi passi dal letto mentre toglieva la garza per rivelare la sua ferita, «Guarda quello che mi hai fatto.» parlò ad alta voce, la sua espressione dura pesava su di me mentre io mi voltai dall'altra parte, chiudendo gli occhi per un momento mentre una lacrima rigava il mio viso.

«Zayn...» provai a dire, asciugai velocemente le mie guance e mordetti insistentemente il mio labbro inferiore e bagnato, sentendo il sapore salato.

«Guardala Chloe, guarda bene!» mi ordinò gridando e facendomi trasalire, «E fidati, questo non è neanche paragonabile a quello che hai fatto al mio cuore.» aggiunse con più calma, costringendomi a voltarmi e lui non mi stava più guardando.

«Ti farei vedere le ferite che tu hai fatto a mio padre-» lo sfidai io, mettendomi in piedi per annullare la distanza tra di noi, puntai l'indice della mano contro al suo petto nudo e il contatto con la sua pelle mi creò un brivido che nascosi, «ma non posso, perché è sepolto!»

«Tuo padre è dove merita di stare.» sputò velenosamente ma, ancora una volta, non ebbe il coraggio di guardarmi.

Come un pugnale nel petto, le sue parole e la leggerezza con cui le pronunciava, mi provocarono un dolore inspiegabile, le lacrime ricominciarono a sgorgare dai miei occhi mentre era sempre più difficile riuscire a deglutire il cumulo di saliva che si era formata nella mia bocca.

Non è Zayn, non può essere lui, continuai a ripetermi mentre i miei occhi sgranati lo fissavano senza riuscire a riconoscere il ragazzo a cui avevo raccontato tutto, con cui avevo condiviso così tanto.

«Chi sei tu?» scossi velocemente la testa, lanciandogli un'occhiata disgustata, con la bocca spalancata dall'incredulità.

«Tuo padre era un mostro.» intervenne di nuovo, più tranquillo, forse addirittura dispiaciuto, i suoi occhi fissarono un punto oltre la mia spalla.

«Non permetterti mai più!» gridai con la voce talmente alta da diventare roca e, senza riflettere troppo sulle conseguenze, la mia mano sferrò un violento e sonoro schiaffo sulla sua guancia.

Lui lasciò cadere a terra la garza imbevuta di disinfettante per afferrare con forza il mio polso, le sue dita lo avvolsero e lo strinsero fino a farmi male.

Non potei fare a meno di fissare con timore i suoi occhi scuri, freddi, irriconoscibili che puntavano i miei con una rabbia che non avevo mai visto spegnere quelle sfumature marroni.

Il silenzio ci avvolse per parecchio tempo mentre noi, immobili, non potemmo più fare a meno di squadrarci con disprezzo e odio. Poco dopo, finalmente, liberò la mia mano e mi permise di lasciarmi cadere sullo scomodo letto dietro di me. Si voltò, camminando per raggiungere il suo pacchetto di sigarette sul tavolo di legno.

L'unico rumore era provocato dai miei singhiozzi ritmici mentre si accese una Marlboro e fece un lungo tiro, avvicinandosi alla finestra che aprì prima di espirare una nuvola di fumo il cui odore, comunque, mi raggiunse ben presto.

«Chloe, Sophia, o qualunque sia il tuo nome, forse credi di poter fare quello che vuoi solo perché, stupidamente, in passato te l'ho permesso.» iniziò a parlare con una freddezza che mi terrorizzò, non potevo vederlo perché i miei capelli avevano coperto il mio viso ma ero sicura che avesse fatto una pausa per fare un altro tiro, «Ma, nel caso non te ne fossi accorta, le cose sono cambiate.» lo sentii espirare di nuovo e poi ero sicura che si fosse voltato nella mia direzione prima di continuare, «Cambia atteggiamento, se vuoi rivedere tua sorella.» concluse, ed era così calmo da gelarmi il sangue.

Come si poteva passare dall'amarsi follemente all'odiarsi follemente in così poco tempo? 

CHOICE (sequel di Destiny)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora