Girai avanti ed indietro per la stanza, mentre Zayn non perdeva alcun mio movimento. Ero agitata, arrabbiata, nervosa e, soprattutto, incredula. Era come se la mia vita fosse sempre stata una bugia.
«Vieni, andiamo in un posto.» mi fece segno di seguirlo.
«Dove?» domandai incerta.
«In un posto che, forse, riuscirà a calmarti.»
Lo seguii e capii subito dove stavamo andando, perché ricordavo praticamente a memoria la strada che avevamo fatto, dopo la sparatoria in hotel, per arrivare nel punto in cui si riusciva a vedere tutta la città illuminata dai deboli e timidi raggi di sole dell'alba.
Mi sedetti, proprio dove mi ero seduta quella volta, a gambe incrociate, rimanendo incantata dalla vista di fronte a me.
Esattamente come allora, l'alba colorava il cielo con un insieme di sfumature in grado di lasciare senza fiato, il rosso inseguiva il giallo, si mescolava con il blu, con l'arancio, mentre il sole era ancora pallido. Le prime luci del giorno si fondevano a quelle dei pochi edifici già illuminati, a quelle delle strade, delle auto che sfrecciavano in vie non molto trafficate. Sembrava tutto uguale.
Eppure la mia vita era cambiata completamente da quella volta.
«Bello, eh?» la voce profonda del moro mi fece trasalire. Si sedette vicino a me, stendendo le gambe proprio come quella fredda mattina invernale.
«Perfino più bello di come lo ricordavo...» annuii appena, fissando di fronte a me gli spettacolari colori che si fondevano nel cielo.
«Sì, conosco la sensazione.» sospirò lui, come se riuscisse a lasciare andare tutta la tensione accumulata, fissandomi così intensamente che non ero sicura che sia stesse riferendo a quel posto.
Lo conoscevo abbastanza bene da sapere che stava provando la stessa nostalgia che provavo io, ma nessuno dei due lo avrebbe mai ammesso.
«Perché non me l'hai detto prima?» domandai, incuriosita, mentre torturavo una pellicina attorno all'unghia del pollice.
«Perché ricordo quando mi parlasti di tuo padre... La luce che avevi negli occhi ricordando i momenti passati con lui. Pensavo che lo avresti odiato, se ti avessi raccontato tutto.»
«Lo odio, infatti.» ammisi.
«Preferivo che odiassi me, piuttosto che odiare lui.» fece spallucce e mordicchiò insistentemente il suo labbro inferiore.
«Odio entrambi.» precisai.
Lui annuì, comprensivo e sospirò rumorosamente.
Il silenzio ci avvolse per qualche minuto, entrambi sembravamo completamente persi nei nostri pensieri ed incapaci di esprimere a parole quello che provavamo.
«Vorrei tanto ritornare a quel giorno...» mi sentii dire in un sussurro ancora prima di averlo realizzato, chiusi gli occhi per un attimo come se, riaprendoli, avessi potuto vedere realizzato il mio desiderio.
«Davvero?» domandò, chiaramente sorpreso e, con la coda dell'occhio, potei vedere che si era girato per lanciarmi un'occhiata.
Feci di sì con la testa, «Per ascoltare la mia testa che mi diceva di non fidarmi e di smettere di lavorare per te. Per evitare tutto il dolore che abbiamo dovuto passare.»
«E non pensi a tutte le cose belle che abbiamo passato?» replicò, capii che era in imbarazzo nel chiederlo, «Cancelleresti tutto?»
«Che prezzo hanno le cose belle?» scossi la testa e, finalmente, le nostre iridi si incontrarono quando mi voltai verso di lui e, proprio come quella volta davanti all'alba, ci fu una connessione.
«E che valore hanno?» ribatté passando la mano tra i suoi morbidi capelli, senza distogliere lo sguardo da me.
«Guardaci Zayn, abbiamo entrambi delle ferite che non si rimargineranno mai più, e non parlo della tua spalla.» mormorai mentre fissavo i suoi occhi che erano tornati buoni, dolci, ma estremamente tristi e rassegnati «Ho il cuore a pezzi e ho il terrore di non riuscire mai più a mettere i cocci insieme.»
Lui fece debolmente sì con la testa prima di rispondere: «Lo so. È la stessa paura che ho io.»
«E rifaresti, comunque, tutto da capo?» domandai, sfregando i palmi delle mie mani contro le mie cosce.
«Non lo so,» alzò le spalle piegando leggermente la testa da un lato, «Forse.»
Mi lasciai andare in un lungo sospiro mentre la mia attenzione era completamente catturata dalla città che stava riprendendo vita e che cominciava ad illuminarsi grazie ai raggi più potenti del sole. Il debole cinguettio degli uccellini era l'unico rumore udibile ma, se facevo attenzione, potevo sentire il ritmo dei nostri respiri.
«Credi ancora nel destino?» chiesi, appoggiai i gomiti sul cemento attorno a me distendendo in avanti le mie gambe e alzai la testa per guardare il cielo che si stava colorando di un azzurro sempre più chiaro.
«Ora più che mai.» rispose con decisione, annuendo appena, sentii il suo sguardo su di me ed ero sicura che mi stesse fissando anche se non potevo vederlo, «E lo ringrazio ogni giorno.»
«Per cosa?» osai domandare.
«Perché mi ha permesso di conoscere te.» ammise, non senza imbarazzo, poi infilò le mani all'interno delle tasche del suo giubbotto.
Spalancai la bocca e sgranai gli occhi alle sue parole, scuotendo la testa in un misto di confusione e stupore che non mi permise di rispondere e, in quel momento, nemmeno di pensare lucidamente.
«F-fa un po' freddo...» balbettai e poi torturai l'interno della mia guancia con i denti, «È meglio se torno dentro.» mi alzai dopo averlo guardato annuire, con lo sguardo perso nel panorama davanti a lui, senza avere il coraggio di guardare me.
«Chloe!» mi chiamò appena prima che io sparissi dalla sua visuale, un brivido percorse tutta la mia schiena quando sentii il mio nome pronunciato dalla sua voce profonda. Mi voltai e lui mi osservò per un attimo, in silenzio, prima di continuare, «Sì, rifarei tutto da capo. Ora ce l'ho con te e, probabilmente, ce l'avrò sempre con te ma, nonostante tutto quello che è successo, conoscere te è stata la cosa più bella della mia vita.»
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CHOICE (sequel di Destiny)
Teen FictionSEQUEL DI DESTINY L'amore è la debolezza più grande e, allo stesso tempo, è una forza invincibile. Chloe e Zayn lo sanno bene e, a loro spese, hanno imparato che il destino può essere imprevedibile, perfido ed intransigente. Quando due mondi così d...