Cercavo di ingannare il tempo in qualsiasi modo. Riordinavo e pulivo maniacalmente, guardavo dalla finestra i rami in movimento degli alberi e passeggiavo avanti ed indietro per la stanza, cercando di non fermarmi a riflettere per troppo tempo e di incontrare il meno possibile gli occhi freddi e distaccati di Zayn. Per la maggior parte del tempo, rimanevo da sola mentre qualcuno, fuori dalla porta, si assicurava che io non uscissi.
Sentii la porta aprirsi e cigolare e mi voltai mentre cercavo di lucidare con uno straccio il vetro della finestra impolverata. La bellezza mozzafiato di Carmen si presentò davanti a me.
Bene, ci mancava lei, mi lamentai tra me e me.
Il suo viso era cupo e quando i suoi occhi, allungati dal solito trucco pesante, si posarono su di me, sembrarono cattivi.
Sussultai e mi morsi il labbro inferiore con insistenza, intimorita e spaventata da lei. Lentamente, avanzò con le sue lunghe e longilinee gambe, senza mai staccare lo sguardo da me, poi si fermò al centro della stanza e scosse la testa. I suoi lunghi capelli mossi oscillarono appena, poi si fermarono sulle sue spalle.
«Hai ferito il mio capo. Hai rischiato di ucciderlo.» sibilò, abbassando il mento e guardandomi da sotto le lunghe ciglia finte.
Non riuscii a proferire parola. Mi limitai ad annuire debolmente e lei mi imitò, ancora più seria di me. Arricciò le labbra e mi squadrò con attenzione, poi avanzò verso di me.
«Lo sai, Chloe, cosa facciamo a chi cerca di uccidere uno di noi?» sussurrò, ormai trovandosi quasi attaccata a me e la sua voce al mio orecchio mi provocò un brivido.
Alzò il pollice e passò la lunga unghia nera lungo il suo collo, un sorrisetto strafottente a renderla ancora più minacciosa.
«Allora uccidimi, forza.» la intimai cercando di sembrare coraggiosa, dopo aver deglutito a fatica.
Lei fu sorpresa di sentirmi parlare e fece qualche passo indietro come per potermi vedere meglio. Appoggiò le mani ai fianchi e spostò il peso su una gamba.
«Oh, se solo Zayn me lo lasciasse fare...» ridacchiò amaramente.
«Credi che abbia paura di te, Carmen?» alzai un angolo della bocca in una smorfia provocatoria, la superai ed appoggiai lo straccio al ripiano della piccola cucina, per poi sedermi su una sedia, «Credi che tu, Carlos, o il gorilla qui fuori possiate farmi paura?»
Si voltò e mi rivolse tutta la sua attenzione. Si avvicinò ancora e, di nuovo, mi lanciò un'occhiata truce.
«Voi siete solo i burattini di Zayn.» sputai.
La ragazza fu talmente spazientita che, in un gesto veloce ed impulsivo, cercò la pistola nella parte posteriore dei suoi jeans attillati e la puntò contro di me. Potei quasi riprovare la sensazione del metallo freddo tra le mani, l'adrenalina in tutto il corpo, la paura che mangiava il mio stomaco.
Distolsi lo sguardo dall'arma, solo per non torturarmi con i pensieri, e lei rise di gusto.
«Allora? Così ti faccio più paura?» ghignò avvicinandosi.
Ad ogni passo, potei vedere più da vicino quella pistola, così simile a quella che avevo maneggiato io che le lacrime riaffiorarono insieme ai ricordi. Le ricacciai indietro, non volevo e non potevo farmi vedere debole da lei, eppure mi sentivo così tanto fragile che immaginai di potermi spezzare come uno di quei rami là fuori, quando tirava troppo vento.
«Allora, com'è trovarsi dall'altra parte, Chloe?» mormorò, ormai era talmente vicina che anche l'odore del metallo invase le mie narici, mescolandosi al profumo da donna di Carmen e a quella puzza stagnante del magazzino.
«E com'è avere voglia di premere quel grilletto e non poterlo fare, perché non puoi prendere alcuna decisione senza il consenso di Zayn?» la provocai.
Lei digrignò i denti a giudicare dalla forma che assunse la sua mascella.
Sorrisi, annuendo vittoriosa. Sapevo che quell'arma era imprevedibile, lo avevo provato sulla mia pelle, ma sapevo anche che lei non avrebbe mai potuto sparare. E sapevo che non lo avrebbe fatto.
«Io ci avevo visto lungo, non mi sono mai fidata di te. Sei una traditrice, cazzo!» urlò, stringendo l'impugnatura così tanto che le sue nocche si colorarono di una sfumatura biancastra.
«Tu non mi conosci.» mi alzai, e lei indietreggiò tenendo la pistola alta, quasi come se mi temesse, «Tu non sai niente di me. Tu non hai idea delle giornate che ho passato quando le bollette sembravano sommergermi, quando le mani di quegli uomini percorrevano il mio corpo, quando la loro voce cercava di persuadermi all'orecchio e i loro baci umidi si scontravano contro la mia pelle. Non hai idea di quanto stavo male nel cullare mia sorella quando piangeva per la perdita di nostro padre, non sai neanche quante notti in bianco ho passato tormentandomi dopo ogni, fottutissimo, incubo! E non hai neanche idea di cosa voglia dire scoprire che tutto questo è stato causato dalla persona che ami!» sbottai io, urlandole contro.
«Che significa?» domandò, con la fronte corrugata.
«Oh, questo non lo sapevi, vero? Zayn non te l'ha detto che è l'assassino di mio padre, eh?»
Lei fu evidentemente sorpresa e distolse lo sguardo per un momento, poi lo riposò su di me ma i suoi lineamenti si distesero un po' e sembrò quasi essere più comprensiva e pensierosa.
Non fece in tempo a parlare perché la porta si spalancò e il moro comparve dietro ad essa. I suoi occhi saltellarono da me, alla pistola, alla ragazza dalla pelle ambrata, per poi ritornare sulla mia figura.
«Che cazzo sta succedendo?» domandò, molto più tranquillo di come mi sarei aspettata di vederlo in una situazione del genere, «Carmen abbassa quella pistola.»
Lei rimase in silenzio ed io feci lo stesso, guardandola con un sorrisino impertinente che lei non gradì. Poi, lentamente, abbassò il braccio ed infilò l'arma di nuovo dietro di lei.
Mi lanciò un'ultima occhiataccia, poi guardò anche Zayn e, infine, uscì.
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CHOICE (sequel di Destiny)
Genç KurguSEQUEL DI DESTINY L'amore è la debolezza più grande e, allo stesso tempo, è una forza invincibile. Chloe e Zayn lo sanno bene e, a loro spese, hanno imparato che il destino può essere imprevedibile, perfido ed intransigente. Quando due mondi così d...