Capitolo 26

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Rientrare a casa di Zayn mi provocò un forte dolore al petto.

Feci qualche passo avanti e, per qualche strano motivo, fu come ritornare in un luogo bello, familiare, accogliente. Mi sentii al sicuro, protetta e, per un attimo, felice.

I miei occhi andarono subito alla ricerca di quei posti che conoscevo bene e, subito, cercarono la piscina nel giardino illuminato, oltre la vetrata. L'acqua, rifletteva le luci dei faretti e creava un ambiente rilassante e sensuale. Per un attimo, rividi me e Zayn, immersi nell'acqua, mentre mi aggrappavo alle sue spalle e avviluppavo le gambe attorno al suo corpo, e lui mi sussurrava parole dolci e, per la prima volta, mi diceva che ero la sua ragazza.

Poi, i miei occhi si posarono sul bancone di marmo su cui mi aveva fatta sdraiare, regalandomi una notte di passione.

«Perché non vai a riposarti? Io devo parlare con i ragazzi...» suggerì il moro, indicandomi la scala.

Annuii appena e salii lentamente i gradini. Fu una strana sensazione, era come se non fossi lì da anni ed anni e, allo stesso tempo, come se non me ne fossi mai andata.

Mi ritrovai ben presto nel lungo corridoio e, sovrappensiero e per abitudine, aprii la porta della stanza di Zayn. La richiusi subito ma poi, senza riuscire a farne a meno, la riaprii lentamente e mi sporsi per vederne l'interno. Era esattamente come la ricordavo.

In punta di piedi, con la paura di fare rumore, zampettai all'interno. A quel punto, fu la nostalgia ad impadronirsi del mio corpo, perché non potei fare a meno di osservare tutto ciò che avevo attorno.

Mi sedetti sul letto, passai la mano sulla fodera delle lenzuola bianche e sorrisi tra me e me.

Ricordai quei momenti insieme, tutti i momenti insieme. Ricordai quando eravamo abbracciati, nudi, coperti solo da un lenzuolo bianco che sembrava tenerci, se possibile, ancora più uniti. I suoi capelli solleticavano la pelle del mio collo e la barba grattava delicatamente quando sfiorava il suo naso contro alla mia spalla, lasciando ogni tanto qualche tenero bacio.

«Andiamo via.» mi propose quella volta, di getto, di impulso.

«Dove?» domandai io aggrottando la fronte in un misto di stupore e confusione.

«Via, ovunque.» scosse la testa velocemente, il suo sguardo intrigante si posò su di me, «Scappiamo da qua, dai problemi, dalle persone, dal nostro passato.»

«Sarebbe bellissimo...» ammisi io con aria sognante fissando il soffitto.

«Un'isola tropicale, una baita in montagna, una grande metropoli...» insistette lui e, anche se non lo vedevo, ero sicura che le sue labbra si fossero piegate in un dolce sorriso, «Ovunque tu voglia andare, basta che sia lontano da qui.»

«Ho sempre sognato di vedere le Hawaii.» ridacchiai e incrociai le mie dita con le sue e alzando un po' il braccio per guardare le nostre mani unite, sorrisi mentre le sfilavo e le incastravo di nuovo, giocherellando.

«Allora andiamo, molliamo tutto e andiamo a vivere alle Hawaii!» esclamò lui, mettendosi seduto così velocemente da farmi quasi cadere all'indietro con la testa.

Mi si strinse il cuore nel capire che avrebbe voluto scappare, che avrebbe voluto cambiare la sua vita ed abbandonare, una volta per tutte, il suo mondo e, soprattutto, mi dispiaceva dover rifiutare.

«Sai che non posso Zayn...» feci spallucce mettendomi seduta, a gambe incrociate e tenendo con la mano il lenzuolo alzato fino al mio seno per coprirlo, «Per quanto vorrei tanto andare via con te, non posso lasciare mia sorella, il locale, la mia vita.»

«Lo so, lo so.» fece sì con la testa con un sorriso appena accennato ma, forse per la prima volta, il suo volto parlò per lui. Abbassò lo sguardo mentre le sue labbra diventarono una linea sottile e sparirono all'interno della sua bocca. Appoggò di nuovo la schiena alla testiera del letto ed inspirò profondamente. Un nodo si formò nel mio stomaco nel vederlo così rassegnato e dispiaciuto, avrei solo voluto prendere il primo aereo, andarmene con lui e renderlo felice.

Perché io volevo renderlo felice come lui rendeva felice me, volevo aiutarlo come lui aveva aiutato me, perché lo amavo e avrei fatto di tutto per lui. Lo amavo, lo amavo alla follia, talmente tanto che al solo pensiero sentii un tormento allo stomaco e il mio cuore sembrò battere più forte.

«Ti amo.» mi sentii dire e mi voltai per incontrare il suo sguardo, un sorriso spuntò sulle mie labbra.

I suoi occhi diventarono più grandi, le sue labbra si piegarono in una smorfia contenta, la sua fronte si distese e tutto il suo viso sembrò più rilassato, più bello. Si tirò su per sporgersi e prendermi le mani, tirandomi a lui e costringendomi a finire a cavalcioni sulle sue gambe. Non ero mai stata abbracciata così amorevolmente, calorosamente e protettivamente in tutta la mia vita e il suo tocco mi provocò un nodo in gola mentre, con tutta me stessa, provai a trattenere le lacrime che avrebbero voluto percorrere il mio viso. Era la consapevolezza di aver trovato una persona come lui.

«Ti amo anche io.» sussurrò lui mentre il suo naso, velocemente e bruscamente, sfiorò il mio mentre inumidiva le mie labbra, «Ti amo.» ripetè un po' di volte tra un bacio a stampo e un altro, per poi lasciarsi andare e avvolgere la mia bocca con la sua in un sensuale, rude e violento bacio.

La porta si spalancò ed io sussultai, trasalendo dai pensieri e dai ricordi. Zayn comparve dietro di essa ed io mi alzai di scatto, sentendo le guance andare a fuoco dall'imbarazzo.

Fu sorpreso di vedermi lì, tanto quanto io lo ero di trovarmici. Mi fissò, per un attimo che sembrò durare ore ed ore, ed entrambi ci esaminammo con attenzione, finché fui io a parlare.

«I-io, scusa non volevo entrare, ma-» balbettai, insicura, torturando il mio labbro inferiore.

«Non importa.» scosse la testa, poi frugò nella tasca della sua giacca ed estrasse il pacchetto di sigarette, dirigendosi verso la portafinestra.

La aprì, ed uscì sul terrazzino. Non so cosa mi prese, ma non riuscii a fare a meno di seguirlo. Lui non ne sembrò sorpreso, anzi, sembrava che se lo aspettasse o che mi aspettasse.

Si sedette sulla poltrona di vimini, mentre io appoggiai la schiena alla balaustra, con le braccia incrociate al petto.

Entrambi eravamo, chiaramente, persi nei nostri pensieri. Ci guardavamo attorno, probabilmente rivivendo ogni momento insieme. Non potei fare a meno di ricordare quando eravamo uno di fianco all'altro, coperti, con la vista del giardino davanti a noi e lui mi aveva raccontato di suo fratello, mi aveva mostrato i suoi disegni e mi aveva fatta entrare nella sua vita, fidandosi di me, abbattendo ogni muro e aprendosi.

Mi bastò guardarlo, su quella stessa poltrona, con lo sguardo perso nel vuoto e la sigaretta tra le labbra per capire che quello era Zayn, il solito Zayn, il mio Zayn e che io non avrei mai smesso davvero di amarlo.

«Zayn...» mi sentii dire, ancora prima di averlo realizzato.

CHOICE (sequel di Destiny)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora