Capitolo 11

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Uscii dal bagno con i capelli bagnati ancora gocciolanti e una maglietta talmente grande da arrivarmi alle ginocchia. Zayn era seduto su una sedia e controllava qualcosa sul suo cellulare e, quando richiusi la porta alle mie spalle, mi lanciò un'occhiata veloce e distratta. Sentii il suo sguardo su di me mentre camminavo verso il frigorifero, lo aprivo ed estraevo una bottiglietta d'acqua.

«Spogliati.» sentii alle mie spalle dalla voce profonda e bassa del moro.

Feci appena in tempo a rompere le uova in una scodella, quando fui costretta a girarmi. Pensai di aver sentito male, ma i suoi occhi mi fecero capire che avevo capito molto bene.

«Cosa?» alzai un sopracciglio, temevo la sua risposta.

«Ho detto di spogliarti.» ripeté con serietà, ma con calma.

«M-ma-» scossi la testa e mi girai di nuovo, cercando di ignorare i suoi occhi distaccati che squadravano bramosamente il mio corpo.

«Sei una spogliarellista, no?» tuonò lui come se si stesse riferendo ad un oggetto, «Allora spogliati e balla per me.»

«Non...» provai a dire, ma non me lo permise.

«Ho detto di spogliarti, cazzo!» urlò, la sua voce rimbombò nella piccola stanza e mi fece sussultare. Lasciai cadere la forchetta che, con un rumore tintinnante, finì sul pavimento, e mi voltai di scatto.

«Zayn...» lo supplicai, con il cuore che batteva all'impazzata nel mio petto e le gambe che tremavano.

«Ti vergogni?» ghignò beffardamente, scuotendo la testa come per prendermi in giro, «Non c'è niente che io non abbia già visto.»

Mi fece segno di avanzare con la mano. Chiusi gli occhi per un momento e cercai di annullare ogni pensiero, ogni ricordo, e tornare ad essere C, solo C. Mi immaginai al locale, con tacchi vertiginosi e costumi di, una stupida coroncina per bambine sulla testa o un tutù dal fastidioso tulle. Sentii la sensazione della finta pelle contro al mio corpo, la musica in lontananza ed il boato degli uomini sudati ed accaldati. Cercai di fingere di avere davanti un cliente qualsiasi, di non conoscere Zayn e di non averlo mai visto prima. Avanzai sensualmente, riaprendo lentamente gli occhi. Fu particolarmente difficile raggiungere il centro della stanza, muovere i fianchi prima da una parte, poi dall'altra e ricordare una di quelle coreografie che mi aveva insegnato Sharon.

Zayn si lasciò andare all'indietro contro allo schienale della sedia, con le gambe divaricate in una posizione che sembrava particolarmente comoda per assistere al mio spettacolino. Mi squadrava in modo talmente allusivo che, per un attimo, sembrò lo stesso ragazzo che mi guardava prima di fare l'amore con me. E invece mi stava obbligando a ballare e spogliarmi davanti a lui.

Deglutii a fatica, passai le mani sulle mie cosce, sui miei fianchi, salendo sul mio seno e infine sul mio collo. Infilai le dita tra i capelli bagnati e li pettinai, lasciandoli poi scivolare sulla mia schiena.

«Spogliati.» ordinò, sporgendosi in avanti con le mani sulle sue ginocchia.

Gli rivolsi un'occhiataccia con una smorfia schifata e poi distolsi lo sguardo, non riuscendo a mantenere il contatto con quelle iridi tanto belle, quanto cattive.

Alzai la maglietta, scoprendo le mie gambe e morsi il mio labbro con una forza tale che ebbi quasi paura di farlo sanguinare.

«Sei uno stronzo.» farfugliai quando sfilai la maglia e la lasciai cadere ai miei piedi.

«Lo so.» acconsentì Zayn in un sussurro, la sua voce mi sembrò più roca del solito. Squadrò con insistenza tutto il mio corpo, partì dai miei piedi e arrivò al mio viso così lentamente, che potei capire esattamente ciò che stava guardando in ogni momento. Non si soffermò molto sul mio due pezzi nero, ma si concentrò sulla mia bocca, poi sui miei occhi, e per un attimo ci fu una connessione particolare che fece scuotere tutto il mio corpo. Per un secondo – ma solo un secondo – mi sembrò Zayn, il mio Zayn. Sembrò gentile, dolce, umano e pentito.

«Potrei assumerti al locale, se ti comporterai bene.» alzò l'angolo delle labbra in una smorfia provocatoria e sensuale e cancellò le mie illusioni.

«Vaffanculo.» imprecai mentre mi muovevo distrattamente prima da un lato, poi dall'altro, senza alcuna enfasi.

«Ti ricordavo più brava a ballare, però. Sei sicuramente più brava a sparare.»

«Vaffanculo, Zayn.» ripetei a voce più alta.

Lui si sporse, avvolse il mio polso con le sue dita e lo strinse con forza, poi mi tirò per farmi cadere sulle sue gambe. Quel contatto mi fece trasalire ed annaspai per aria quando mi ritrovai così vicina a lui. Il suo corpo sotto al mio, le sue mani fredde che cingevano i miei fianchi nudi ed inviavano numerosi brividi lungo tutta la mia schiena.

Prese il mio mento tra le dita e mi obbligò a guardarlo. Il suo viso era rilassato, quasi divertito, ma i suoi occhi erano crudeli, maligni e spietati, non avevo mai visto nulla di simile. Attaccò la sua fronte alla mia, respirò contro la mia pelle e potei sentire l'odore di Marijuana. Passò la lingua sul suo labbro inferiore ed ebbi quasi l'impressione che lo stesse preparando per la mia bocca. La sua mano scivolò sulla mia coscia e la strinse massaggiandola appena, poi si avvicinò ancora ed io fui tentata di fare un minimo movimento per ritrovarmi a baciarlo. Era troppo sbagliato, eppure fissai bramosamente quella bocca carnosa, rosea, piena e morbida come lui stava facendo con la mia.

I suoi capelli solleticavano la mia fronte, i nostri fiati corti si scontravano l'uno contro l'altro e i suoi polpastrelli accarezzavano la mia pelle mentre le nostre iridi non riuscivano a lasciarsi andare. Sembrava tutto così familiare, eppure era talmente diverso...

«Qua le regole sono cambiate, tesoro.» bisbigliò, poi mi lasciò andare e si alzò con un impeto tale da rischiare di farmi cadere.

Raccolse il suo pacchetto di sigarette ed uscì, lasciandomi sola e dandomi la possibilità di rivestirmi.

CHOICE (sequel di Destiny)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora