Martedì, 23 Aprile 1726 - Un miglio a Sud-est della Colonia della Giamaica.
Avevamo navigato per più di cinquanta miglia ed in pochissimo tempo avevamo portato a termine le ultime faccende prima di fare di nuovo rotta verso nord ed attraccare a Nassau qualche giorno più tardi.
Era notte e nonostante tirasse una forte brezza, non era sufficiente ad alleggerire i miei polmoni dalla fastidiosa umidità del mare, che mi aveva costretto per tutta la sera sotto coperta.
Afferrai l'altra metà di una mela che avevo mangiato a cena ed intinsi la penna nell'inchiostro. Avrei dovuto ricordarmi di fare rifornimento di frutta e verdura, una volta arrivati a Nassau. Ed avrei anche dovuto spedire una lettera a quel bisbetico di Sigfried per avvisarlo di tenere da parte il rum. Poi finalmente avrei potuto sdraiarmi, levarmi i vestiti e pensare un pò alle calde ed accoglienti curve delle donne che mi aspettavano al mio rientro.
Sentii il mio membro indurirsi di già, nel cuoio dei pantaloni, ma cercai calmarmi. C'erano ancora un pò di cose da fare prima di dedicarsi al piacere.
Poggiai la penna al foglio ed osservai Rogue mordicchiare l'osso lanciatogli qualche giorno prima dal mio mozzo.
Era un cane particolare lui: non abbaiava quasi mai e non mordeva almeno che non venisse istigato. E di dimostrazioni di affetto poi, nemmeno se ne parlava. In un certo senso era identico a me ed ero felice di averlo incontrato due anni prima. Era fedele e mi teneva compagnia più di chiunque altro a bordo.
<<Capitano!>> gridò Ruston dal primo scalino in legno. La penna tremò sul foglio per il sussulto ed io chiusi gli occhi tentando di rimanere calmo.
Un altro prezioso foglio di carta andato sprecato.
<<Che diavolo hai da gridare?>>
<<Una nave all'orizzonte, signore. Batte bandiera spagnola.>>
<<Ne siete certo, Ruston?>>
<<Più che certo>> strinse il cannocchiale nel palmo <<Dritta davanti a noi.>>
Abbandonai la penna e lanciai la mela a terra, lasciando che diventasse lo spuntino del mio amico a quattro zampe.
Fatti gli scalini due a due e raggiunto il ponte, diedi un'occhiata al nostro nuovo bottino.
<<È una nave mercantile.>> suggerì il vecchio Gates constatando l'ovvio. Perchè continuassimo a portarci dietro quel nonno balordo era ancora un mistero.
<<Quartiermastro!>> mi rivolsi di nuovo Ruston.
<<Si, capitano?>>
<<Quanti uomini?>>
<<L'abbiamo adocchiata da un pò, signore, ma non abbiamo ancora una stima dell'equipaggio.>>
Il silenzio mi aiutava a pensare. Avevamo ancora due giorni di viaggio almeno, prima di attraccare. Non erano poi molti, ma nessuno diceva che non avremmo potuto viverli da gran signori.
<<Ascoltatemi bene>> la mia ciurma mi circondò <<Manca poco al nostro arrivo a Norman Island e qualche giorno in più ci vorrà per tornare a Nassau. Le nostre tasche sono piene di monete ma le scorte stanno finendo.>>
Afferrai il timone, per darmi un pò d'importanza.
<<Ci servono cibo, acqua e rum.>>
Ruston venne verso di me e si legò i capelli.
<<Quali sono gli ordini, signore?>>
<<Giù le bandiere, Jack e proseguiamo per la nostra rotta. Manteniamo un profilo basso e diamole un'occhiata da vicino.>>
<<Si, capitano.>> si levò la camicia ingiallita ed afferrò il timone.
Quindici minuti più tardi fummo di fronte ad un bastimento mercantile di piccole dimensioni.
'Maria- Luz' diceva l'enorme scritta incisa nel legno. E se non fosse stato che lo avevo di fronte agli occhi, avrei giurato fosse solo un'allucinazione.
Nessun rumore proveniva dall'interno e tutto intorno avevamo il silenzio, interrotto solo dal cigolare del legno, dallo scroscio dell'acqua e dal bisbiglio dei miei uomini.
'Potrebbero essere tutti morti la dentro' pensai quando fummo abbastanza vicino alla nave da poterla abbordare.
Mi voltai e diedi il segnale ai miei uomini di farlo in silenzio.
Se la ciurma spagnola fosse stata a riposare, avremmo potuto coglierli di sorpresa ed avere un notevole vantaggio su di loro.
In un altro momento avrei ordinato di abbordare la nave tramite il bompresso, ma data la semplicità della missione, cime e rampini andavano più che bene.
Una volta sul ponte della Maria-Luz, lo percorsi fino in fondo, ma non trovai traccia dell'equipaggio.
Che stessero dormendo tutti?
E nessuno di guardia?
E se fosse stata un'imboscata?
'Ne dubito' pensai, infilandomi sotto coperta, facendo gli scalini lentamente in modo da non far scricchiolare le assi in legno.
Nella cucina trovai solo Grayce, ad addentare un coscia d'anatra ed intascarsi della frutta.
Proseguii a passo leggero, abbassando la testa per non ferirmi, finchè non trovai un porta in legno, socchiusa.
'Sono respiri quelli che sento?'
Un pianto stridulo e soffocato fece eco nella stanza non appena vi misi piede.
'Una donna? Possibile?'
La candela accesa illuminava fiocamente quello che sembrava un alloggio privato.
Feci qualche passo in avanti finché con la candela non illuminai un letto non molto grande e di mediocre fattura con le lenzuola aggrovigliate in un angolo.
Toccai il morbido con il palmo.
'Ancora caldo'
<<Chi siete?>> Chiese qualcuno con tono palesemente spaventato.
Come immaginavo: era una donna, più giovane di me a giudicare dalla voce.
Ma fu solo quando voltai lo sguardo a sinistra che finalmente riuscii a vederla.
Era una ragazzina di non più di quindici anni, alta mezzo piede in meno di me, con capelli chiari raccolti in una treccia improvvisata e due occhi blu quanto il mare che mi fecero fremere, non appena incontrarono i miei. Erano mesi che non godevo della vista di una donna e quella era decisamente una delle più belle che avessi mai visto.
Indossava i suoi abiti da camera e riuscii ad intravedere le sue nudità dalla trasparenza della stoffa bianca, nonostante fosse buio e lei cercasse di coprirsi come poteva con una mano. Con l'altra invece reggeva una spada, lunga ed affilata.
'Ha gli artigli la gattina'
<<Vuoi davvero minacciarmi con quella?>> Chiesi divertito.
<<Ho chiesto chi siete.>> le sue labbra carnose si incurvarono, non sembrava per nulla intimorita da me e la cosa mi accese ancora di più.
'Parla la mia lingua'
<<Ha importanza?>> le chiesi.
<<Mio padre dice che è sempre bene sapere chi si uccide.>> puntò la lama verso di me.
Io estrassi la mia e sfregai la mia lama contro la sua.
<<Uomo saggio tuo padre.>> le sorrisi <<Quindi intendi uccidermi?>>
<<Siete salito senza permesso sulla mia nave in piena notte. Perchè non dovrei?>>
Sapeva il fatto suo, non lo si poteva certo negare.
<<Hai fegato a puntare una spada contro un pirata.>>
<<Pi...Pirata?>> balbettò.
Finalmente un pò di paura. Non potei fare a meno di sorridere.
Le pupille si erano fatte minuscole ed i suoi occhi blu mi stavano offuscando la vista. Li immaginai socchiusi, pieni di piacere, roteare all'indietro in preda al culmine dell'estasi.
'Tu stanotte vieni con me' pensai, leccandomi il labbro.
<<Dasmond Darren Hoacks, fanciulla.>> imitai un inchino e mi avvicinai <<Ma tu puoi chiamarmi solo Capitano.>>
<<Andatevene>> mi ordinò seria <<O morirete.>>
A quelle parole non potei che scoppiare in una fragorosa risata.
<<Fai sul serio, ragazzina?>> cominciavo a spazientirmi. Voleva combattere o no?
<<Lasciatela!>> una voce maschile interruppe quel momento stranamente eccitante che si era creato.
Quindi avrei dovuto uccidere l'altro pretendente, prima di immergermi tra le sue curve?
Dall'angolo della stanza comparve un uomo di circa vent'anni più vecchio di me e della mia stessa statura. Barba e capelli scuri. Anche lui in abiti da camera ma con un cappotto grigio messo per coprirsi goffamente.
<<Per favore, lasciate andare mia figlia>> implorò.
Figlia? Ora sì che la cosa si faceva interessante.
Osservai la scena divertito.
<<Ma tu guarda...È arrivato papà!>>
<<Vi darò tutto quello che volete, lo giuro. Ma lasciate stare Adrianna>>
<<Adrianna.>> sussurrai, guardandola famelico.
Che splendido nome.
Scivolava deliziosamente sulla mia lingua che già pregustava il sapore della sua carne.
<<È stata vostra figlia a sfidarmi.>> dissi lascivo <<Ha fegato da vendere, sono colpito.>>
<<Sfidato?>> disse adirata <<Con quale coraggio osate dare a me la colpa? Siete salito di nascosto sopra la nostra nave.>>
<<Ma l'ho fatto con le migliori delle intenzioni, lo giuro.>> misi una mano sul cuore, imitando un'espressione innocente e poco convinta.
Il suo sguardo si fece duro: <<Lurido furfante!>> ringhiò.
Badai poco a lei e tornai al padre.
<<Quanti siete su questa nave?>>
<<Soltanto noi due.>> mi rispose, prendendo la figlia tra le braccia.
<<Mi prendi in giro?>> gli puntai la lama contro.
<<Dico sul serio, siamo partiti da Puerto Cortez pochi giorni orsono, soltanto io e lei.>> aveva un accento spagnolo piuttosto marcato e sembrava onesto.
Abbassai la spada:<<Dove siete diretti?>>
<<A Kingston, signore>> si massaggiò il collo <<Adrianna conoscerà il suo promesso sposo.>>
'Sposo?'
Una leggera fitta di gelosia mi invase lo stomaco.
Era già di un altro. Ma questo non le impediva di diventare una mia proprietà.
La mia ciurma mi avrebbe odiato per aver portato una donna a bordo, è vero, ma col tempo ci avrebbero fatto l'abitudine ed io mi sarei annoiato molto meno durante i lunghi viaggi che mi aspettavano.
E poi avrei sempre potuto usarla come incentivo. Un premio per i miei uomini sempre affamati di femmine.
<<Ruston!>> gridai <<Sono qui.>>
In poco tempo Jack ed il suo braccio destro Martin mi raggiunsero.
<<Capitano...Chi sono?>>
<<Sono l'equipaggio, a quanto pare.>> risposi <<Ci sono solo loro? Avete controllato?>>
<<Ogni angolo, signore. La nave è deserta.>>
<<Ottimo.>> sorrisi guardando la Adrianna <<Prendete la ragazza, portatela nella mia stanza e legatela.>>
<<No, vi prego!>> implorò il padre <<Lasciatela, vi darò tutto quello che ho.>>
Non appena i miei uomini misero le mani addosso ad Adrianna, lei inizio ad urlare e dimenarsi.
<<Già che ci siete imbavagliatela, è un tantino loquace.>>
<<Con piacere, capitano.>> rispose Martin con tono viscido.
<<Maledetto bastardo!>> gridò scalciando.
<<Sta ferma ragazzina!>> gli ordinò Jack <<Se non vuoi che ti zittisca a modo mio.>>
Adrianna spalancò gli occhi impaurita e si ammutolì.
Sentii il bisogno di mettere in chiaro le cose: <<Jack!>>
<<Si, signore?>>
<<Avvisate il resto della ciurma che lei è MIA>> marcai l'ultima parola <<Se qualcuno la tocca diventa cibo per pesci. Chiaro?>>
L'espressione dei miei colleghi si fece seria e delusa.
<<Certo, Capitano.>> risposero, per poi dileguarsi.
<<Vi prego, lasciatela.>> implorò di nuovo il padre, questa volta mettendosi in ginocchio <<Vi darò tutt…>>
<<Mettiamo le cose in chiaro, inutile ammasso di rughe>> lo afferrai per il bavero e lo rimisi in piedi <<Mi sono già preso tutto quello che c'era su questo schifo di nave.>>
<<Ma mia fi…>>
<<Mi dispiace, ma non avete più nulla con cui negoziare. Di vostra figlia mi occuperò io...E ringraziate che non vi abbia ancora ucciso.>> dissi abbassando la spada. Era un codardo, non si sarebbe nemmeno difeso.
<<Siete vivo>> aggiunsi <<Siatene felice e tornatevene a casa.>>
Lo salutai con un cenno della mano e feci per uscire.
<<Ho qualcosa che vale molto più di Addy, Signore. >>
'Questa è buona...Più di quel bocconcino prelibato e vergine?'
Mi voltai divertito: <<E sarebbe?>>
<<Una mappa>> disse contro voglia <<La mappa di un tesoro.>>
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ACE OF SPADES - VM18
ChickLitÈ il 1726 quando il Capitano Dasmond Hoacks decide di abbordare una piccola nave mercantile a largo della Giamaica. Su quella nave sono soltanto in due: Rudolph Morgan e la figlia Adrianna. Dasmond, la desidera dal primo istante e la rapisce per por...