San Felice Circeo, 15 gennaio 1942
Il nuovo anno era cominciato da quindici giorni, ma la guerra non accennava a smettere: da dopo l'attacco dei giapponesi a Pearl Harbor, il 7 dicembre del 1941, erano entrati nel conflitto anche gli Stati Uniti, i quali comunque già fornivano il loro appoggio al Regno Unito, alla Francia e all'Unione Sovietica.
Gli abitanti di San Felice Circeo gravitavano attorno al bar, dove la radio accesa recitava i consueti bollettini e aggiornava gli autoctoni sulla guerra: ogni tanto qualche donna piangeva, consapevole di essere rimasta orfana o vedova.
Gli Spinelli e i Belmonte non avevano bisogno di andare al bar, per ascoltare la radio: Giada specialmente ascoltava tutte le notizie arrivate da Oxford.
Quel pomeriggio dopo pranzo la ragazza stava ascoltando il notiziario in camera sua; a un certo punto qualcosa la colpì:Qualche ora fa, un terribile bombardamento ha colpito Oxford. I danni più ingenti sono nella zona universitaria della città...
Quelle parole la pietrificarono: il suo pensiero corse immediatamente a Giovanni, che negli ultimi tempi temeva seriamente di aver dimenticato; addirittura, cominciò a temere che Dio la stesse punendo perché il suo pensiero si stava spostando su un altro uomo. Anzi peggio, su altri due.
Intanto, il notiziario radiofonico continuava:Numerose sono le vittime, in particolar modo i giovani studenti...
Non fece neanche in tempo ad ascoltare la fine della notizia che si alzò in piedi, prese la valigia da sopra l'armadio e ci infilò dentro pochi vestiti e un paio di scarpe.
Poi indossò il soprabito e corse giù per le scale, senza guardare sua zia Alba, la quale non capì dove stesse andando.
<< Giada! Giada, dove vai con la valigia? >> le domandò, ma la nipote già era fuori.
<< Che succede? >> chiese Giulio, raggiungendo la moglie.
<< È Giada... È uscita di casa di corsa, aveva la valigia... >> spiegò Alba, in preda all'agitazione.
<< Io penso di sapere dove sta andando... Al radiogiornale hanno parlato di un bombardamento a Parigi, nella zona universitaria... >> ipotizzò l'avvocato.
<< Intende raggiungere Giovanni! Ma è pericoloso... >> dichiarò sua moglie.
Ma la loro attenzione venne catalizzata dalla porta che si apriva e dalla quale entrava l'autista Armando tutto trafelato.
<< In paese dicono che la signorina Spinelli è scappata... Non è neanche passata per il garage. Sono andato a chiedere se qualcuno potesse fermarla, o raggiungerla... >> disse subito, col fiatone.
<< E allora speriamo che qualcuno la riporti indietro. Le città sono molto pericolose... >> dichiarò Giulio, in tono grave.
Nel frattempo Giada era arrivata fino alla stazione di Terracina chiedendo un passaggio sull'Ape del signor Gavasso, e appena arrivata chiese un biglietto di sola andata per Roma.
Dopodiché salì sul treno, ma mentre cercava posto, qualcuno la trattenne per un braccio.
<< Hai fatto prendere un colpo a tutto il paese! >> esclamò Enrico, in piedi di fronte a lei nel corridoio del treno.
<< Ma si può sapere che ci fai qui? >> domandò allora lei.
<< Ti impedisco di fare una cazzata! >> dichiarò lui.
<< Sto raggiungendo il mio fidanzato che potrebbe essere ferito, o addirittura morto! >> inveì l'una.
<< Ci guardano tutti... >> insistette l'altro, prendendola per le spalle.
<< Non me ne frega niente... >> si divincolò la prima.
<< Adesso ci sediamo e scendiamo a Roma. Poi si vedrà >> la trattenne il secondo.
Giada capì che non aveva scampo.
Il treno si fermò alla Stazione Termini, e non appena i due giovani discesero, si diressero ad una pensione che conosceva la Spinelli, sul lungotevere vicino Castel Sant'Angelo.
La Spinelli salutò la proprietaria, Enrico chiese una chiave per una stanza sola e nonostante la richiesta molto particolare la ottenne.
Quando furono da soli nella stanza, con la porta chiusa a chiave, Giada si sedette sul letto ed Enrico si piazzò davanti a lei, con le braccia conserte.
<< Per questa notte resteremo qui. Tu a Oxford non ci puoi andare >> sentenziò.
<< E come mai non vuoi che vada a Oxford? Ci tieni alla mia incolumità o sei solo geloso? >> lo provocò la giovane.
<< Sì, come no... Con tutti i miei cugini sparpagliati per la città... >> cercò di negare Belmonte.
<< Sei attratto da me. Ammettilo >> insistette la Spinelli.
<< Mettimi alla prova... >> sorrise lui, sentendosi sfidato.
Lei, per tutta risposta, si sfilò il soprabito e si sbottonò la giacca.
Enrico fece lo stesso con la camicia.
Giada cominciò a sbottonarsi la camicetta, sdraiandosi sul letto; quando il sanfeliciano la raggiunse, la romana alzò la gonna.
A quel punto Belmonte la prese per la testa con una mano e la baciò, mentre con l'altra la teneva per una coscia.
La Spinelli non aveva mai fatto l'amore, ma quando lui la penetrò, lei si sentì finalmente una donna.
Il mattino successivo li trovò addormentati e abbracciati.
STAI LEGGENDO
Storia d'amore e di guerra - Il conflitto
Historical FictionSan Felice Circeo, 1941. Rinaldo Marini, rimasto orfano di padre, torna al paese e scopre che tra Giada ed Enrico c'è una forte intesa. Iris Cataldo, pentita per aver seguito Gianfranco Menotti a Roma, cerca di mettersi in contatto con Cesare Belmon...