Come una volta

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Roma, 31 gennaio 1942

La sala del locale in cui l'aveva portata Cesare aveva un'aria più cupa del circolo del tennis a San Felice Circeo; Elsa ci era entrata solo una volta, a pranzo con Cesare, e dalle grandi finestre entrava una bella luce; in quel luogo alla moda nella Capitale, di cui i Belmonte e le sue nuove colleghe le avevano parlato, era decisamente troppo in penombra per i suoi gusti.
Pensò alla faccia contrariata che aveva fatto la contessa Orsini, quando le aveva chiesto di potersi congedare ora prima; le altre l'avevano rassicurata, dicendole che la nobildonna non conosceva tempo libero da due anni a quella parte.
Si trovava bene, con le sue colleghe, erano tutte diverse tra loro.
Luisa Gritti apparteneva ad un'importante famiglia romana: sua madre era di nobili origini, suo padre aveva una drogheria e col tempo si era ingrandito, fino a possedere negozi in tutta Italia, nel suo settore e anche in altri; aveva un carattere esuberante, sorrideva ai ragazzi per strada in maniera piuttosto disinvolta e fumava di nascosto, quando la Orsini non vedeva.
Doriana Bellotto aveva origini piemontesi: la sua famiglia vantava parentele nientemeno che coi Savoia; lei non se ne preoccupava, se ne stava sempre sul chi va là perché aveva paura di tutto: dei pazienti ridotti male, dei bombardamenti durante la notte, delle sfuriate della contessa.
Astrid Ødersen era la figlia dell'ambasciatore svedese a Roma; per il lavoro di suo padre, aveva vissuto molti paesi del mondo, raccontandone gli aneddoti più disparati in ogni momento, perfino nel bel mezzo di un'operazione.
Si era trovata bene in loro compagnia, nonostante avessero origini benestanti di città mentre lei era la figlia di un oste di provincia; si sentiva molto più a suo agio tra morti e feriti, piuttosto che in quel luogo pieno di tedeschi e fascisti, dove la gente pareva scordarsi della guerra e i dissidenti erano costretti ad uniformarsi per non soccombere.
Ad Orlando Neri, il produttore di Annalisa, era successo proprio così: doveva portare avanti la sua attività antifascista in modo sotterraneo; la Belmonte lo guardava con adorazione.
Tiberio li controllava di tanto in tanto, da bravo fratello maggiore, anche se i suoi pensieri erano da tutt'altra parte, rivolti ad una donna che mai sarebbe stata sua finché fosse perdurato il regime fascista.
Luciana invece non faceva che parlare dei ragazzi di Via Panisperna e dei loro esperimenti; di tanto in tanto nominava Bernardo Levi, l'amico ebreo di Giovanni Medina.
Cesare la prendeva in giro, sosteneva che la "donna di ghiaccio" si era sciolta.
<< E dai, Cesare... Potresti trovarlo interessante, come cognato! >> rise Annalisa, sorseggiando il suo cocktail seduta tra il cugino e il suo produttore.
<< Annalisa, ti prego... >> protestò Luciana imbarazzata.
<< Nostra madre ti diserederebbe. Già non riesce a digerire che una donna frequenti la Facoltà di Ingegneria Metallurgica... >> ribatté Cesare.
<< Tanto a me non è mai importato del suo giudizio! >> sostenne sua sorella.
<< Ma fanno sempre così? >> domandò divertito Orlando ad Annalisa.
<< La verità? Certe volte mi sembra che non sia passato neanche un giorno da quando eravamo tutti a San Felice Circeo, prima della guerra... >> rispose la ragazza.
<< E invece non solo c'è la guerra, ma ormai coinvolge praticamente tutti. Qualche giorno fa, il 26, le truppe statunitensi sono sbarcate in Irlanda... >> commentò Tiberio.
<< E poi non siamo realmente tutti insieme, come una volta... >> aggiunse Elsa, indicando con lo sguardo i suoi due fratelli maggiori in compagnia del gerarca Menotti, e al fianco di quest'ultimo Iris Cataldo, ingioiellata e malinconica.
<< Non capirò mai cosa ci trova Iris in quel coso spigoloso e lacchè di Mussolini... >> affermò Belmonte con disprezzo, riferendosi a Menotti.
<< Mi sta chiedendo aiuto. Vuole lasciarlo, e quasi non le importa più di ritrovare suo padre >> spiegò Cesare, ricordando ciò che era successo qualche mese prima, in quello stesso locale.
<< Il commissario Durantini l'aiuterà? >> chiese allora la sua fidanzata.
Un tempo, quando erano ancora tutti innocenti, Rinaldo era felice, con Iris; adesso era innamorato di un'altra, ma sapere che la donna che aveva amato stava rischiando la vita lasciando un uomo potentissimo l'avrebbe riempito di sensi di colpa.
Ed Elsa, che lo amava, avrebbe sofferto insieme a lui.
Ma sapeva che Cesare avrebbe preso la decisione giusta.

Storia d'amore e di guerra - Il conflittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora