I fratelli

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Roma, 1 marzo 1942

Luciana aveva comunicato ad Iris che Jack Carter avrebbe potuto incontrarla tra quattro giorni: la Cataldo maledisse sia il fatto che quel 1942 fosse un anno bisestile, sia che l'Italia e gli Stati Uniti si trovassero su fronti opposti; Gianfranco infatti non era stato particolarmente contento di apprendere che il fratellastro americano della sua donna lo stava cercando, sebbene glielo avesse detto lui che un tale Richard Carter aveva fatto di Irene Cataldo la sua amante, ventuno anni prima, e che da quella relazione fosse nata lei.
A quel proposito, la mattina dell'incontro le aveva fatto mille raccomandazioni sulla porta di casa.
<< Mi raccomando, non ti fidare completamente >> le ricordò.
<< Non l'ho mai visto, come farei a fidarmi? >> rispose giustamente Iris.
<< È che hai una voglia di famiglia che ti divora, da parte di padre. E seguendo quella voglia magari vieni imbrogliata >> ipotizzò Menotti.
<< Però due anni fa ci mettevi la mano sul fuoco, che i Carter mi erano padre e fratello >> sottolineò la Cataldo.
<< È americano però. Gli americani fanno affari su tutto, anche sui sentimenti. Sapevi che prima di sposarsi fanno i contratti? >> le rivelò il gerarca.
Alché la ragazza non seppe come controbattere: era indubbio che il suo uomo conosceva bene come girava il mondo, e sfruttando la sostanziale ignoranza di lei sull'argomento sapeva manipolarla.
Glielo dicevano tutti, ma aveva ascoltato solo le parole da lui sussurrate all'orecchio: "Io so chi è tuo padre ". E lei ovviamente c'era cascata; e adesso, che sembrava troppo tardi per tornare indietro, si stava attivando per lasciarlo.
Avere un fratellastro oltreoceano poteva dunque tornare utile: se nessuno avesse più voluto vederla neanche dipinta a San Felice Circeo - il che era altamente probabile - sarebbe potuta andarsene a New York con lui.
Sarebbe stato bello cambiare vita, vivere in un Paese come gli Stati Uniti, di cui diversi sanfeliciani, i quali avevano parenti emigrati laggiù, ne tessevano le lodi.
Dimenticare le umiliazioni dell'essere figlia di nessuno, le malelingue, la fuga con Gianfranco, la sofferenza inflitta a Rinaldo.
Ma prima di tutto, questo Jack Carter doveva guardarlo in faccia.
<< Io vado >> concluse perciò, chiudendo la porta e dirigendosi al luogo d'incontro, dalle parti del Pincio.
Luciana le aveva dato una foto di quel ragazzo: Iris non aveva potuto fare a meno di notare che le somigliava.
Quando giunse a Villa Borghese il suo cuore cominciò ad accelerare man mano che saliva verso la Terrazza del Pincio.
E quando se lo ritrovò davanti, biondo ed elegante vestito, non ebbe dubbi ed avanzò verso di lui.
<< Jack Carter? >> domandò.
Gli occhi celesti di lui lampeggiarono.
<< Yes? >> rispose, e anche se già l'aveva riconosciuta, aspettò la conferma di lei.
<< Sono Iris Cataldo >> replicò questa.
<< I was waiting for you. Ti stavo aspettando >> sorrise il ragazzo.
<< Anch'io stavo aspettando, da tutta la vita. E questo è uno strano momento per conoscerci >> concordò la giovane.
<< Come on, Iris. Abbiamo molte cose da raccontarci. Soprattutto ho una lunga storia per te. Ti piacciono le storie lunghe? >> fece l'uno.
<< Sì, mi piacciono >> confermò l'altra.
Cosicché si sedettero su una panchina e Jack Carter cominciò a narrarle la storia di un amore unico, talmente ricco di emozioni che la lasciò svuotata.
Promisero di rivedersi, nei giorni successivi. C'erano ancora molte cose da scoprire.

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