San Felice Circeo, 7 aprile 1943
Lo sciopero dei Cantieri Navali Belmonte andò avanti per diverse settimane: le mogli dei proprietari, sebbene sulle prime avessero delle reticenze ad ascoltare gli operai, alla fine dovettero cedere, visto che Enrico ed Elena davano ragione a questi ultimi.
Il primo infatti si era schierato dalla loro parte, a combattere tra le loro fila; la seconda era innamorata di un comunista convinto come Maurizio Filomusi, il quale adesso era al fronte come la maggior parte degli uomini del paese e d'Italia.
Le lavoratrici ed i lavoratori chiedevano orari più flessibili e maggior tempo libero da passare con i rispettivi figli, facendo appello al fatto che anche le signore Belmonte ne avessero, quasi tutti nel ventre della vacca per altro.
Il giorno in cui lo sciopero finì, mezzo paese si riversò all'ingresso principale dei cantieri navali, dove Enrico guidava la trattativa come se fosse nato per fare il sindacalista: molti suoi colleghi sostenevano che sembrasse di stare a sentire Maurizio o Calogero Romano.
Gli Spinelli erano in prima fila, e Giada guardava ammirata l'uomo per cui stava per voltare le spalle alla sua vita precedente.
<< È veramente incredibile... >> sospirò sottovoce, mentre lo guardava sognante.
Alba e Giulio si scambiarono un'occhiata: avevano capito cosa potesse passare per la testa della nipote, ed erano sicuri che stesse giocando ad un gioco pericoloso.
Quando la trattativa finì, tutto il personale dei cantieri navali esplose in un applauso.
<< Sei stato straordinario, Enrico! Quello che hai fatto per noi è stato degno del migliore dei compagni! >> esclamò commossa Agnese Romano.
<< Ho fatto quello che mi sembrava più giusto. Temo di aver guardato questa attività nella maniera sbagliata, quasi come se non dovessi mai averne a che fare... >> dichiarò il ragazzo.
<< A dire la verità, l'unica che potesse ereditare tutto, anche se era una femmina, era la signorina Luciana >> ammise Miriana, la moglie di Ruggiero Lojacono.
<< Mia cugina Luciana sta facendo un egregio lavoro con lo studio dei metalli e sono certo che quando si laureerà cambierà le sorti dei cantieri navali in meglio. Ma non avevo neanche la metà del suo amore per questo posto, all'epoca: mi è stata necessaria la vostra amicizia per scoprirlo >> sorrise il giovane Belmonte.
Tra la folla radunata davanti all'attività, Claudia Tagliaferri e Maddalena Iorio, le dipendenti di Gisella Marini, erano lì con la loro datrice di lavoro e guardavano ammirate l'operato di Enrico.
<< È veramente bello, oltre che bravo! >> sospirò sognante la prima.
<< Sarà fortunata quella che se lo piglierà... >> concordò la seconda.
<< Vorreste essere voi? >> domandò sorridendo la Marini.
Anche lei aveva capito le intenzioni di Enrico con Giada Spinelli, e sapeva che, al ritorno dal fronte, suo figlio Rinaldo non avrebbe gradito affatto.
Per festeggiare, Enrico aprì i cancelli e tutti i sanfeliciani si riversarono all'interno dello spiazzo principale dei cantieri navali, perfino tre eleganti signore come Viola, Livia e Cristina.
Giada ed Elena corsero sorridendo verso il giovane Belmonte, mettendosi rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, e la moglie di Calogero Romano accese la radio per festeggiare.
Solo che, al posto della musica, si sentì la voce dell'annunciatore radiofonico dell'Istituto Luce proferire la notizia che la Bolivia dichiarava guerra all'Asse.
Tutti si guardarono l'un l'altro: avevano vinto una battaglia, ma non avevano ancora vinto la guerra.
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Storia d'amore e di guerra - Il conflitto
Ficción históricaSan Felice Circeo, 1941. Rinaldo Marini, rimasto orfano di padre, torna al paese e scopre che tra Giada ed Enrico c'è una forte intesa. Iris Cataldo, pentita per aver seguito Gianfranco Menotti a Roma, cerca di mettersi in contatto con Cesare Belmon...