La partenza per Anzio

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Giada arrivò di corsa alla villa, tra gli sguardi sgomenti della servitù.
<< Allora? Che avete da guardare? >> berciò, incentivandoli a non impicciarsi, anche se in cuor suo sapevano che l'avevano già fatto: a San Felice Circeo le notizie correvano veloci.
Stava per correre verso la sua stanza, quando trovò in salone gli zii che la aspettavano, seduti sulle poltrone.
<< Giada, finalmente sei arrivata... >> esordì Alba, avvicinandosi a lei.
<< Guarda, zia, non è giornata... >> cercò di congedarsi.
<< Sappiamo tutto >> insistette la zia, trattenendola per un braccio.
<< Abbiamo sentito quello che ti ha detto Elsa, dello scontro tra Rinaldo ed Enrico, per amore tuo. Non ti abbiamo accolta qui per dare scandalo... >> aggiunse Giulio, emettendo un lungo sospiro.
Giada li guardò sconvolta.
<< Io voglio bene a entrambi, non c'è niente di scandaloso in quello che faccio! >> sostenne, incrociando le braccia sul petto.
<< I tuoi genitori non la pensano così, e nemmeno i Medina. All'ultima lettera di Giovanni non hai risposto. Entrambe le famiglie stanno cominciando a pensare male... >> riprese Alba, spiegandole il motivo di quel rimprovero.
<< Giovanni è in Inghilterra, si ricorda a malapena che esisto! E poi probabilmente anche lui si sarà distratto... >> le ricordò la nipote.
<< Giada, lui è un uomo. Agli uomini perdonano tutto... >> le ricordò la signora Spinelli.
<< Noi non ti possiamo coprire, non questa volta. Perciò ti invitiamo a preparare le valigie: partirai per Anzio domani mattina! >> le comunicò l'avvocato Spinelli.
<< Ad Anzio? Ma siete pazzi? È gennaio, non c'è anima viva laggiù in questo periodo dell'anno! >> si oppose la giovane.
<< Tanto meglio. Hai bisogno di silenzio e pace, per fare chiarezza >> disse Giulio, guardando prima sua moglie, poi la nipote.
<< Ve lo potete scordare! >> tagliò corto la ragazza, salendo le scale di corsa verso la sua stanza, nella quale entrò chiudendo la porta, buttandosi sul letto a piangere disperatamente.
Non seppe neanche quanto tempo passò dal momento in cui era arrivata lì, quando sentì bussare.
<< Chi è che rompe? >> chiese sgarbatamente.
<< Sono io, tesoro. Mi fai entrare? >> fece la voce di Alba dietro la porta.
<< Se proprio devi... >> concesse la giovane, mentre sua zia si faceva strada all'interno della stanza.
<< Io lo so che quello che ti hanno chiesto i tuoi genitori ti fa schifo. Non ti biasimo, anzi ti capisco >> esordì la donna, sedendosi sul bordo del letto.
<< No, non mi puoi capire. Non mi può capire nessuno >> controbattè Giada, con testa sepolta nel cuscino e la voce mugugnante.
<< E invece sì, perché anch'io ero innamorata, quando avevo la tua età. Ma dello Spinelli sbagliato >> confessò la sanfeliciana.
A quelle parole la nipote si girò, mettendosi a sedere.
<< Mio padre intendi? >> domandò subito, curiosa.
<< Vennero insieme a San Felice Circeo, nel 1921 e questo lo sai. Ma quello che non sai è che Guido e io ci amavamo molto. Dovevamo sposarci, sai? Ma i suoi genitori, i tuoi nonni paterni, non erano d'accordo che uno Spinelli, nato e cresciuto a Roma, passasse il resto della sua vita con una commessa di un forno, per di più provinciale. Così favorirono il suo avvicinamento ad una giovane di buona famiglia, Arianna Torrente >> continuò l'una.
<< Mia madre >> confermò l'altra.
<< Esatto >> sottolineò la prima.
<< E tu cos'hai fatto, a quel punto? Non amavi lo zio Giulio quanto papà? Almeno hai provato a combattere per lui? >> la incalzò la seconda.
<< L'ho raggiunto a Roma, il 29 ottobre 1922. Era il giorno della Marcia delle camicie nere, c'era un casino. Ho cercato Villa Spinelli, sono entrata dalla porta di servizio. Ho finto di avere un colloquio come cameriera, ma mi dissero che non era giornata, che c'era fermento per il pranzo di fidanzamento di Guido con Alba. Sono scappata immediatamente. Giulio mi vide andare via, ma non sapendo dov'ero nascosta, mi cercò per tutta la città >> proseguì Alba.
<< Dove ti eri nascosta? >> volle sapere Giada, a quel punto.
<< In un ospizio per i poveri. Fu una suora a dire a Giulio che mi trovavo lì. Ero in un letto e non volevo parlare con nessuno. Quando lo vidi gli confessai che a San Felice Circeo non ci potevo tornare, che ormai ero svergognata e tutti l'avrebbero saputo. Promise che mi avrebbe salvata lui, che si sarebbe occupato di me >> ammise la Ferraro.
<< E hai mai provato rimpianto? >> insistette la Spinelli.
<< All'inizio, forse. Ma poi ho imparato ad essergli grata. Mi ha permesso di avere una vita dignitosa, lontana dalle malelingue >> replicò la donna.
<< Che cosa mi vuoi dire con questa storia? >> dedusse allora la giovane.
<< Che certe cose non si possono cambiare, è meglio che rimangano così come sono. Giovanni sarà per te ciò che tuo zio Giulio è stato per me, vent'anni fa >> concluse la zia, e dopo quella conversazione la ragazza fu più serena.
Preparò le valigie, pensando che forse non le sarebbe poi tanto dispiaciuto il mare d'inverno: magari l'avrebbe aiutata a trovare pace, addirittura.

Fine

Storia d'amore e di guerra - Il conflittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora