Roma, 19 luglio 1943
Da quando la contessa Orsini e le sue crocerossine erano tornate dalla Tunisia, lavoravano a stretto contatto, ovviamente sottobanco, con gli uomini di legge a servizio del commissario Durantini - tutti chiaramente antifascisti - al fine di portare e ricevere notizie dalla Sicilia: ormai gli Americani, dopo Pantelleria, erano arrivati anche a Pachino e a Siracusa; presto la liberazione dell'isola sarebbe stata completa e a quel punto sarebbero passati al Continente, cacciando ogni presenza tedesca dall'Italia.
Il quantitativo di informazioni impegnava Elsa e le sue colleghe molto più che la cura dei feriti nei Paesi nordafricani, ma simultaneamente era una possibilità di passare più tempo con Cesare; i due avevano aspettato molti anni prima di sposarsi e sentivano che, non appena l'Italia sarebbe stata liberata, avrebbero potuto scrivere le pubblicazioni in Comune e organizzare il matrimonio.
Certo, i Belmonte e i Filomusi avrebbero fatto fuoco e fiamme affinché i loro figli si sposassero a San Felice Circeo, come tutti i compaesani si aspettavano: tuttavia sia Cesare che Elsa erano convinti che oramai la loro vita fosse nella Capitale, e che diventare marito e moglie proprio lì sarebbe stata la cosa più giusta da fare.
E poi comunque la giovane crocerossina sperava che quel giorno venisse il più presto possibile: almeno così avrebbe messo una pietra sopra a quel sentimento provato per Rinaldo, che lui non aveva mai ricambiato.
<< Stiamo arrivando! >> esclamò l'apprendista poliziotto, mentre arrivava a Palazzo Orsini insieme al commissario Durantini.
<< Vacci piano, Romeo! La tua Giulietta mica scappa... >> lo prese in giro questi, in tono bonario.
Ma Belmonte non lo ascoltava: corse incontro ad Elsa, che gli diede un bacio sulle labbra.
<< Buongiorno, commissario Durantini! >> salutò poi la Filomusi, rivolta all'uomo di legge.
<< Valerio, Cesare! Siete arrivati... >> osservò la contessa, raggiungendoli.
Ma all'improvviso un suono strano tagliò l'aria come una lama di coltello: due note, una più alta e una più bassa, esattamente uguale alle sirene delle ambulanze.
<< Ma cos'è questo rumore, contessa? >> si tappò le orecchie Cesare.
<< Non lo so, sembra un'ambulanza delle nostre... >> commentò Elsa, ad alta voce per non essere coperta dal volume del suono.
<< Ma chi si è messa a giocare con le ambulanze adesso? >> sbottò Giuliana, ma appena finì di parlare una grossa palla di metallo scese dal cielo e fece esplodere un'automobile parcheggiata nelle vicinanze.
<< Queste sono bombe! Stanno bombardando! Mettiamoci al riparo! >> si accorse Durantini, agitato.
<< Chi sta bombardando, Valerio? Chi? >> gridò la contessa, cercando di ubbidire, mentre altre bombe continuavano a cadere dall'alto.
<< Contessa, Elsa! Venite nelle cantine! Credo che siano abbastanza profonde... >> li richiamò Luisa, venuta a cercare la sua collega e la nobildonna.
<< Presto, alle cantine! >> li esortò la Orsini, correndo dietro la Gritti imitata da Elsa, Cesare e Valerio.
I quattro scesero le scale del palazzo fino a quando si accorsero che più in basso di così non potevano andare, anche perché le cantine erano affollate di gente, non solo crocerossine, ma anche passanti, gente che si trovava nelle vicinanze quando il bombardamento era iniziato.
Elsa riconobbe Annalisa insieme ad Orlando Neri, Luciana ed Iris.
<< Elsa, Luisa! Meno male che siete arrivate... >> intervenne Doriana, correndo verso di loro insieme ad Astrid.
<< Siamo scese appena hanno cominciato a bombardare. Ci sono anche alcuni vostri amici... >> aggiunse la Øderden.
<< Immagino che Doriana sia sbiancata... >> osservò divertita la Orsini, facendo arrossire d'imbarazzo la Bellotto.
<< Ragazzi! >> esclamò Elsa, mentre correva verso le Belmonte, Neri e la Cataldo seguita da Cesare, che abbracciò sua sorella.
<< Meno male che siete qui... >> commentò Luciana, che aveva seriamente temuto per la sorte del fratello e della futura cognata.
<< Sapete chi è che ha bombardato? >> chiese a quel punto il giovane poliziotto.
<< Sono stati gli Americani >> affermò Annalisa.
I due fidanzati guardarono sbigottiti la cugina del ragazzo.
<< Ce lo hanno detto alcuni colleghi dell'EIAR. Dicono che oggi Mussolini e Hitler si incontreranno a Feltre. L'Italia diventerà una polveriera >> dichiarò Orlando.
<< Pensate che moriremo? >> domandò preoccupata Iris.
Sapeva che la sua unica salvezza sarebbe stata raggiungere il suo fratellastro Jack Carter a New York, ma non aveva ancora avuto il coraggio di lasciare Gianfranco Menotti, né aveva cuore di abbandonare gli amici che tanto facevano per lei.
<< Non lo so. Ma di una cosa sono sicuro: con questa situazione, credo proprio che il nazifascismo avrà i giorni contati >> cercò di rassicurarla Neri.
Poi guardò Annalisa, che ricambiò: forse qualche italoamericano aveva ascoltato le loro preghiere a Radio Libertà, al di là dell'oceano.
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Storia d'amore e di guerra - Il conflitto
Ficção HistóricaSan Felice Circeo, 1941. Rinaldo Marini, rimasto orfano di padre, torna al paese e scopre che tra Giada ed Enrico c'è una forte intesa. Iris Cataldo, pentita per aver seguito Gianfranco Menotti a Roma, cerca di mettersi in contatto con Cesare Belmon...