In fuga verso la salvezza

5 1 0
                                    

Gordona, 12 settembre 1942

Nell'estremo nord della Lombardia faceva un freddo invernale, per essere settembre, tuttavia le crocerossine della contessa Orsini lavoravano così alacremente per soffrire il freddo, soprattutto perché a Gordona, uno dei paesi della provincia di Sondrio al confine con la Svizzera, c'era un gran via vai di gente che intendeva passare il confine per sfuggire all'inflessibilità del regime fascista e poter respirare nello Stato europeo neutrale per eccellenza.
Nelle basi della Croce Rossa Italiana, la gente più invisa a Mussolini trovava un nascondiglio sicuro, documenti falsi e solidarietà per cominciare una nuova vita, quella vita che era loro negata in Italia.
Grande fu la sorpresa di Elsa e delle sue amiche quando si presentarono all'ospedale i Levi: l'ex banchiere Gustavo, sua moglie Miriam e i loro figli Bernardo e Ottavia.
Giuliana Orsini li accolse calorosamente: era sempre stata un'amica di famiglia, e il signor Levi l'aveva sempre consigliata egregiamente su come investire il suo enorme patrimonio.
La Filomusi invece era sicura che essere amici dei Medina li avrebbe salvati da ogni pericolo, perciò la sera dell'arrivo della famiglia di Bernardo, decise di affrontare l'argomento con la contessa.
<< Principessa, come mai qui? >> la accolse questa, chiamandola col suo soprannome.
<< Pensavo che i Medina avessero reso i Levi intoccabili, e che i timori che Bernardo aveva esternato ai Belmonte fossero infondati >> esordì la ragazza, in piedi di fronte a lei.
<< Nessuno è più intoccabile, ormai. Nessuno che sia nel mirino dei fascisti, anche se si è salvato finora. Comunque dovranno aspettare qualche giorno per i documenti falsi. Insomma, sono quattro... >> spiegò la Orsini.
Elsa non poté far altro che pensare alla disperazione di Luciana, la quale non aveva fatto in tempo a conoscere l'amore che già rischiava di perderlo per sempre.
<< Sei proprio come ti descrivono Luciana e i suoi cugini, sai? Magrolina, minuta e operosa >> fece una voce appartenente ad un ragazzo con i riccioli castani e gli occhi marroni.
<< Pensavo preferissi la fisica ai pettegolezzi di paese >> sostenne la ragazza, che riconobbe Bernardo Levi.
<< Il mio paese, quello originario, non è più mio da millenni. Lasciami affezionare almeno a San Felice Circeo. I tuoi amici Belmonte ne parlano quasi come il "Paradiso Perduto" di Milton >> dichiarò quest'ultimo.
<< Chi? >> domandò Elsa, la quale si era fermata, come la maggior parte dei suoi compaesani, alla terza media.
<< Qui ci dobbiamo fare una cultura, mi sa. Non ti preoccupare, ho molto tempo libero finché non arrivano i documenti >> rispose Bernardo, sorridendo sornione.
<< Comunque mi sarebbe piaciuto fare il liceo o l'università. Ma c'era da fare con la taverna. E poi senza mia madre sono diventata io la donna di casa. Quando avrò tempo libero anch'io, allora mi insegnerai tutto quello che sai >> pattuì la Filomusi.
<< E quando sarebbe il tuo tempo libero? >> chiese Levi.
<< Anche adesso >> sorrise la crocerossina.
<< Allora vieni con me... >> la invitò il fuggiasco, mostrandole tutti i libri che avrebbe portato con sé in Svizzera.
Erano di tutti gli argomenti possibili e immaginabili: chimica, fisica, biologia, matematica, letteratura italiana e inglese, i Testi Sacri in ebraico; in quelle notti Bernardo le insegnò a leggere da destra verso sinistra e le rivelò che lo facevano molti altri popoli nel mondo.
Elsa si sentiva un'altra persona in sua compagnia, quella che nessuno le aveva mai dato il permesso di essere; il giovane Levi era bellissimo, colto e gentile come nessun sanfeliciano sarebbe stato mai, ma soprattuto conosceva il mondo oltre l'Italia, quel mondo che la Filomusi non aveva sostanzialmente mai visto.
Nessuno l'aveva mai fatta sentire così importante, forse nemmeno Cesare in cinque anni di fidanzamento.
Il tempo passò troppo velocemente per i suoi gusti: i documenti falsi per i Levi arrivarono il quarto giorno rispetto alla loro venuta.
<< Teresio Lanfranchi. Che nome altisonante, non trovi? >> fece lui l'ultima sera, due ore prima della fuga.
<< Se serve a salvarti la vita, ti deve piacere >> commentò lei, quasi rimproverandolo.
<< E dai, serve per sdrammatizzare... >> replicò l'uno.
<< Sarà difficile passare il confine. È presidiato dai Tedeschi >> gli ricordò l'altra, che qualche settimana prima aveva portato un gruppo di comunisti nel doppiofondo di un'ambulanza guidata da Astrid.
<< Ma tanto nessuno è mai stato beccato, giusto? Ma adesso rilassati, che probabilmente questa sarà l'ultima notte di tranquillità prima che ci saremo stabiliti a Lugano >> commentò l'altro, guardandola a lungo e poi guardandosi intorno.
<< Non c'è nessuno? >> le chiese poi.
<< No, stanno tutti dormendo. Perché me lo chiedi? >> rispose la Filomusi.
<< Chiudi gli occhi, e lasciati andare... >> la invitò Levi.
La crocerossina seguì le sue istruzioni, dopodiché sentì le labbra del ragazzo sulle sue; avevano un sapore diverso da quelle di Cesare: era un misto di disperazione e speranza, di rabbia e voglia di vivere.
Quel sapore gli piacque così tanto che rispose al bacio con una passione a lei sconosciuta, dopodiché i baci divennero carezze, e ben presto i loro vestiti vennero sparpagliati a terra.
Quando Elsa sentì Bernardo entrare dentro di lei non ebbe paura: era il suo primo uomo, e l'avrebbe ricordato per sempre, qualsiasi cosa fosse successa.
Il tempo volò e ben presto venne l'ora della fuga: erano le undici quando i due si fecero trovare vestiti nell'atrio; c'erano la contessa, i genitori e la sorella di Bernardo, Doriana, Luisa e Astrid.
<< Come potete vedere, andrete in quattro perché il confine negli ultimi tempi è particolarmente presidiato e non possiamo sbagliare >> esordì la Orsini, guardando negli occhi tutti i suoi interlocutori.
<< Contessa, a nome di tutta la mia famiglia volevo ringraziarvi. Non l'avrebbe fatto chiunque, tutto quello che fate per noi >> disse Gustavo, prendendole le mani.
<< Cercate di stare attente, ragazze >> sentenziò Giuliana, commossa, rivolgendosi alle ragazze, che accompagnarono i Levi fino all'ambulanza, nel cui doppiofondo avevano posizionato sacchi, scatoloni e contenitori di materiale ospedaliero che serviva per un'altra sede della Croce Rossa a Lugano.
Bernardo ed Elsa si scambiarono un lungo sguardo prima che il ragazzo salisse nel retro dell'automezzo insieme al resto della sua famiglia.
Astrid si mise alla guida, Luisa si sedette accanto a lei, mentre la Filomusi e Doriana occuparono i sedili posteriori: i fanali dell'ambulanza illuminavano una notte nera come la pece e silenziosa, i cui unici rumori erano i suoni della natura e i battiti dei loro cuori.
All'improvviso videro il confine, davanti al quale c'era una pattuglia di Tedeschi.
<< Oh mio Dio, è finita... >> cominciò a piagnucolare la Bellotto.
<< Taci, altrimenti ci scoprono per davvero! >> berciò sottovoce la Gritti, mentre la loro collega svedese accostava man mano che si avvicinavano alla pattuglia.
<< Gute nacht. Wir sind vom Italienisch Roten Kreuz >> spiegò la Ødersen, paventando sicurezza.
<< Gute nacht, freulein. Was trägst du dazwischen? >> fece un soldato biondo e giovane, chiedendo loro cosa trasportavano.
<< Che ha detto? >> le domandò sottovoce Irma.
<< Vuole vedere il doppiofondo >> spiegò Astrid. << Krankenhausmaterial >> rispose poi al giovane soldato, che fece un cenno ai suoi commilitoni per andare a controllare che le quattro giovani donne dicessero loro la verità.
Le crocerossine trattennero il fiato per tutta l'ispezione; tornarono tranquilli, e questo le fece rifiatare.
<< Danke schön. Ihr kannt gehen >> dichiarò il tedesco, lasciandole ripartire.
Astrid rimise in moto l'ambulanza, e le ragazze tirarono un sospiro di sollievo: ce l'avevano fatta anche quella volta.

Storia d'amore e di guerra - Il conflittoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora