Campagna ciociara, 25 settembre 1943
La dispersione dell'esercito italiano qualche settimana prima aveva generato prima uno stato di caos generale, in cui non si capiva più chi era fascista e chi non lo era; successivamente gruppi di uomini che non sopportavano più né la guerra né il regime si erano organizzati in bande armate comunicanti tra di loro e appostate nei boschi e nelle campagne del Belpaese, che aprivano la strada agli Alleati nel loro processo di liberazione: i partigiani.
Essi erano diffusi in tutto il Centro-Nord e si scambiavano informazioni sull'andamento della guerra e sull'avanzata americana dal Sud; tra questi c'erano anche Rinaldo, Tiberio e Maurizio, i quali si erano aggregati ad una banda chiamata la "Brigata Marittima": erano ragazzi come loro, provenienti da tutto il litorale laziale meridionale; c'erano persone di Terracina, Minturno, Scauri, Formia, Gaeta, qualcuno addirittura dalla provincia campana.
Avevano tra i diciotto e i venticinque anni, parlavano di futuro, di quando la guerra sarebbe finita e sarebbero tornati dalle rispettive famiglie e fidanzate.
La situazione più ingarbugliata ce l'aveva sicuramente Rinaldo: da quando si era dato alla macchia coi suoi due compaesani non aveva più avuto notizie di Giada, ma sapeva che era stata tra le mani di Enrico, e a tratti era preso da una sensazione di sgomento.
La corrispondenza epistolare tra Maurizio ed Elena lo teneva aggiornato sulla vicinanza tra i due: la sorella di Enrico sosteneva, nelle sue lettere, che ormai al fratello e a Giada mancava solamente l'anello al dito.
Il solo pensiero di trovarsi in preda alle intemperie e ai nemici, mentre la Spinelli e Belmonte amoreggiavano da qualche parte in riva al mare, era come una ferita aperta che gli toglieva l'interesse per tutto, anche per l'esito della guerra.
Invidiava l'amico Filomusi e quella sua fidanzata lontana, ma che non l'avrebbe mai tradito né deluso.
<< Romeo sta scrivendo alla sua Giulietta? >> lo canzonò Tiberio, mentre si riunivano attorno al fuoco.
<< Invidioso! Solo perché la donna che ti interessa sta con un fascistone... >> ribatté stizzito Maurizio.
<< Veramente Cesare ha detto che sta facendo il possibile per lasciarlo. Potrebbe andarsene in America dal fratellastro, ma intende tornare a San Felice Circeo >> replicò Belmonte.
Sperava con tutto il suo cuore che Iris tornasse in paese: le avrebbero parlato dietro in tutti i modi, peggio di quando era "solo" la figlia di nessuno, ma lui l'avrebbe difesa con ogni mezzo.
Se la sarebbe sposata contro il volere di sua madre e delle sue zie, qualora fosse stato necessario.
<< Sarà complicato, allora >> bofonchiò Marini, passando accanto a loro.
<< Sei ancora arrabbiato con lei? >> chiese Maurizio.
<< Ma no... È che lo sai che in paese la gente parla... >> gli ricordò Rinaldo.
<< In ogni caso ci penserò io a difenderla dalle malelingue. Io e anche voi ovviamente >> dichiarò Belmonte.
Filomusi sghignazzò, portandosi appresso anche Marini.
L'atmosfera serena fu però interrotta da un rumore di spari e le voci concitate dei compagni.
<< Ragazzi, ci sono i Tedeschi! Alle armi! >> esclamò Sebastiano Nigro detto "il Rosso" per via del colore dei capelli. Era di Gaeta ed era il capo della Brigata Marittima.
I compagni risposero al suo richiamo abbracciando i fucili e le pistole, ma i colpi nemici furono più veloci.
Rinaldo si accorse di essere vivo grazie al richiamo di Tiberio.
<< Stai bene? >> gli chiese Belmonte.
<< Io sì... Ma gli altri? >> domandò Marini, anche se già sapeva la risposta.
Si guardarono intorno: i loro amici, tutti giovani e coraggiosi, erano a terra, privi di vita.
<< Cazzo, Maurizio! >> fece Tiberio, notando il corpo inerme di Filomusi.
Il figlio terzogenito dell'oste, il fervente comunista, il fratello preferito di Elsa, il fidanzato di Elena, l'instancabile saldatore dei Cantieri Navali Belmonte adesso non c'era più.
<< Tiberio, adesso tu raggiungerai i compagni di Isola del Liri. Gli dici che sono tutti morti, e che noi siamo gli unici sopravvissuti. Io vi raggiungerò, ma prima di tutto devo portare Maurizio a San Felice Circeo. Almeno lui deve avere diritto ad una sepoltura e a qualcuno che lo pianga >> comandò il figlio del tipografo di San Felice Circeo.
<< D'accordo. Ti faremo avere notizie >> promise l'erede dei Cantieri Navali Belmonte, prima di sparire nella boscaglia.
Rinaldo sapeva di essersi preso un compito ingrato: non sarebbe stato facile trovare qualcuno disposto a cremare un partigiano, per di più comunista, ma lo avrebbe riportato dai suoi cari, a casa.
E finalmente una volta lì avrebbe preteso da Giada di fare chiarezza sui suoi sentimenti.
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Storia d'amore e di guerra - Il conflitto
Fiction HistoriqueSan Felice Circeo, 1941. Rinaldo Marini, rimasto orfano di padre, torna al paese e scopre che tra Giada ed Enrico c'è una forte intesa. Iris Cataldo, pentita per aver seguito Gianfranco Menotti a Roma, cerca di mettersi in contatto con Cesare Belmon...