Il ritorno di Rinaldo

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San Felice Circeo, 20 gennaio 1944

Il primo anno dell'Italia dalla parte degli Alleati non poteva aprirsi in modo più impegnativo: sul treno che l'aveva portato alla stazione di Terracina, Rinaldo non aveva sentito parlare di altro che dell'offensiva dei Tedeschi sul fiume Garigliano, che l'esercito italiano aveva dovuto respingere; tutti constatavano che la Germania odiava il Belpaese a morte, considerandolo una patria di traditori, e quindi vi si accaniva in maniera particolare.
Era riuscito ad ottenere un passaggio da un'erbivendola sul suo carretto: gli aveva raccontato del suo povero marito al fronte, lui le confidò che portava le ceneri di un amico alla sua famiglia; pochi giorni prima aveva scritto ad Elsa, tornata dalla Tunisia apposta per seppellire il fratello, ma non sapeva se avrebbe trovato l'intera famiglia Filomusi: Claudio e Mario, ferventi fascisti, non si erano arresi all'evidenza dell'Armistizio e continuavano ad assecondare le assurdità del Duce con insensata fiducia e cieco trasporto.
Quando vide le soglie del suo paese natale, provò un senso d'inquietudine: da quando c'era la guerra, tutta la vitalità che caratterizzava San Felice Circeo sembrava sparita, portata via nell'arco di quattro anni.
Non erano mai stati gente espansiva, i sanfeliciani, ma nel momento in cui qualcuno passava per le strade, veniva regolarmente salutato; adesso invece ognuno si faceva i fatti suoi, come se tutti avessero fretta di arrivare almeno a fine giornata: dopo ciò che avevano vissuto, Rinaldo neanche li biasimava.
<< Rinaldo? Rinaldo Marini? >> fece una voce femminile, sorprendendolo alle spalle.
Il ragazzo si girò e riconobbe Irene Cataldo, la madre di Iris.
<< Signora Cataldo... >> la salutò, non senza imbarazzo. In fondo Iris, scegliendo di andarsene col gerarca Menotti, non aveva fatto male solo a lui, ma anche a lei.
Anzi, soprattutto a lei: non c'era anima viva in paese che non sostenesse che la storia si era ripetuta.
<< Sei tornato con le ceneri del povero Maurizio? >> gli domandò.
<< Sì, esatto >> fece il ragazzo, con voce spenta.
<< Sono arrivati tutti, i Filomusi. Ma stai attento: in osteria l'aria si taglia col coltello, me l'hanno detto le ragazze dei tavoli >> lo avvertì l'ex commessa del forno.
Rinaldo se lo aspettava: Elsa avrebbe litigato coi fratelli e il padre avrebbe tentato inutilmente di conciliarli.
Tuttavia lui aveva un compito da portare a termine, perciò salutò Irene, si fece coraggio ed entrò.
<< Buonasera, signorine. I Filomusi? >> chiese alle ragazze che pulivano i tavoli.
<< Sono dentro >> rispose una di loro, indicando l'anticamera adiacente alle cucine.
Rinaldo seguì le loro istruzioni, e man mano che si avvicinava sentiva le voci della famiglia di proprietari: erano decisamente concitate.
<< Dovreste vergognarvi ad esservi presentati qui, irriducibili come siete! >> dichiarò Elsa, prendendosela coi fratelli maggiori.
<< Guarda che Maurizio era anche fratello a noi! >> ribatté Claudio.
<< L'avete schifato in vita solo perché osava appartenere a un partito diverso rispetto a quello fascista, e cosa ci avete guadagnato? Il vostro amato Duce e la sua guerra assurda l'hanno ucciso, e ora lo piangete! >> inveì la crocerossina.
<< Elsa, ti prego... >> la supplicò Oreste.
Rinaldo poteva immaginare cosa succedeva nella stanza, mentre vi si avvicinava.
<< Vedi di stare zitta, che se non ti meno è solo perché sei mia sorella e sei donna... >> l'ammonì Mario, proprio nel momento in cui Marini comparve sull'uscio.
<< Rinaldo! >> esclamò Elsa, non appena lo vide.
Era abbronzata e con i lineamenti più adulti: il ragazzo non poté fare a meno di notare quanto fosse cambiata. La perdita del fratello prima e del futuro sposo poi dovevano averla forgiata.
<< Sono arrivate sane e salve >> disse mentre metteva le ceneri sul tavolo.
Oreste ed Elsa si avvicinarono al vaso con gli occhi lucidi, Claudio e Mario rimasero dietro.
L'oste e la figlia minore ne accarezzarono la superficie, commossi; poi lui sollevò lo sguardo verso Rinaldo, rivolgendogli un debole sorriso.
<< Grazie per avermi riportato mio figlio >> decretò.
<< Non c'è di che. Adesso vado da mia madre >> si congedò Marini, facendo per andarsene.
Ma proprio mentre si stava dirigendo alla porta, Claudio se ne uscì in una maniera piuttosto infelice.
<< Dovrebbe andare piuttosto alla villa in collina... >> sghignazzò col fratello.
<< O piuttosto ai cantieri navali, visto che Giada è sempre lì... >> gli andò dietro Mario.
A quel punto Rinaldo allungò il passo, ed Elsa si accorse prontamente cosa stava per fare, così lo seguì.
<< Rinaldo, aspetta! Rinaldo! Rinaldo! >> lo chiamò sull'uscio dell'osteria, ma lui sembrò non ascoltarla.
Era diretto ai cantieri navali, con intenzioni tutt'altro che pacifiche.
A quel punto pensò che fosse giusto andare fino a Villa Spinelli ad avvertire Giada, l'unica in grado di fermare una contesa tra fratelli, anche se era stata lei a provocarla.

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