Roma, 10 marzo 1942
L'incontro tra Iris e il suo fratellastro Jack venne presto usurpato da un altro accadimento: la lettera di chiamata alle armi di Tiberio.
Il più giovane dei maschi della famiglia Belmonte, il quale non aveva fatto altro, fino ad allora, che occuparsi della sorella Annalisa ed amare in gran segreto la Cataldo, faceva il suo ingresso nel mondo degli adulti attraverso il più impattante dei modi: la guerra.
Non appena ricevuta la lettera, il ragazzo aveva immediatamente chiamato sua madre, che non l'aveva presa propriamente benissimo.
<< Non è possibile, così presto? >> era scattata Cristina, dall'altra parte della cornetta.
<< È il 1942, mamma. La guerra c'è da quasi due anni. Non è che brillo di voglia di andare al fronte, ma non posso neanche essere tenuto da parte, come Enrico >> gli ricordò il figlio.
<< Enrico ha trovato il suo posto nel mondo, in azienda, partendo dal basso. Ma tu sei ancora così giovane, fino ad ora ti sei occupato sempre degli altri... >> commentò la contessa Coralli Di Vallombrosa, accorata.
<< E adesso è arrivato il momento di pensare a me >> ribadì il giovane Belmonte.
<< Stai attento, però. Tuo padre ha delle conoscenze nell'esercito, potresti essere smistato in un commando più sicuro... >> insistette la donna.
<< Sono capitato nello stesso commando di Rinaldo Marini e Maurizio Filomusi, e mi va bene così >> la dissuase il ragazzo.
<< Lo so, è che... Mettiti nei miei panni. Le tue zie hanno i loro figli al sicuro, uno qui a San Felice Circeo e l'altro da te a Roma, in polizia... L'idea di saperti al fronte mi distrugge di un dolore che nessuno può capire... >> continuò lei.
<< ... A parte tutte le altre donne del paese e dell'Italia intera. Noi non siamo così speciali, mamma. Siamo persone come tutti gli altri. La grande città me l'ha insegnato >> dichiarò lui.
<< Sei diventato così maledettamente maturo. Non so se mi abituerò mai... >> affermò l'una, ridendo tra le lacrime.
<< Dovrai abituarti a tante cose, quando finirà la guerra >> sospirò l'altro, sperando che quella straziante telefonata finisse presto.
Sapeva che sua madre avrebbe sofferto immensamente, ma Tiberio aveva passato la maggior parte della sua vita all'ombra dei cugini e degli amici: Enrico era l'erede dei cantieri navali, Annalisa una cantante famosa, Luciana un futuro ingegnere metallurgico, Cesare un agente di polizia, Elsa una crocerossina nella sua prima missione in Africa.
Finalmente era arrivata anche la sua occasione di distinguersi, di dimostrare soprattutto ad Iris che non era un figlio di papà.
<< È stato difficile? >> domandò la voce di Annalisa, che avanzava dietro di lui.
<< Dove te ne vai così addobbata, dal tuo bel produttore? >> tergiversò il giovane.
<< Il mio bel produttore rischia la vita tutti i giorni, con Radio Libertà. Piuttosto dimmi di te. È stato difficile parlare con la mamma? >> puntualizzò la sorella.
<< Tremendo, come immaginavo. Pensa che mi voleva mandare in un reggimento iperprotetto >> raccontò lui.
<< Tipico di mamma. Ma tanto tu non stavi nello stesso reggimento di Rinaldo e Maurizio? >> chiese lei.
<< Infatti. E su quello sono stato molto chiaro >> precisò l'uno.
<< Bene. Allora il mondo degli adulti non può che accoglierti a braccia aperte >> ironizzò l'altra, con una punta di malinconia.
<< Guarda che lo so che sei preoccupata. Ti giuro che scriverò tutte le volte che potrò >> promise il primo, ma la seconda lo stava già abbracciando.
<< Aspetterò tutti i mesi una tua lettera... >> gli disse all'orecchio.
Tiberio rispose all'abbraccio: qualunque esito avesse avuto la guerra e se anche Iris fosse rimasta con Menotti, sarebbe stato contento di tornare da sua sorella.
STAI LEGGENDO
Storia d'amore e di guerra - Il conflitto
Ficción históricaSan Felice Circeo, 1941. Rinaldo Marini, rimasto orfano di padre, torna al paese e scopre che tra Giada ed Enrico c'è una forte intesa. Iris Cataldo, pentita per aver seguito Gianfranco Menotti a Roma, cerca di mettersi in contatto con Cesare Belmon...