Una festa amara

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San Felice Circeo, 24 dicembre 1943

Nessuno si sarebbe aspettato che la famiglia Belmonte avesse voglia di festeggiare il Natale, non dopo i due lutti subiti negli ultimi mesi di quel 1943: prima Corrado, il capofamiglia; poi Cesare, il poliziotto che si era sacrificato per salvare gli ebrei romani dal rastrellamento.
A queste morti si era aggiunta quella di Maurizio Filomusi, che sarebbe dovuto convolare a nozze con Elena, anche se comunista: lei raccontava che per amore avrebbe fatto questo sacrificio; era stata lei ad accogliere la triste notizia, quando il cugino Tiberio le aveva telefonato, raccontandole che Rinaldo si sarebbe occupato di trovare qualcuno disposto a cremare il cadavere del povero terzogenito di Oreste Filomusi.
E sempre lei si sarebbe occupata di richiamare i suoi familiari, per piangerlo insieme e pregare per la sua anima, anche se lui si era allontanato dalla religione per la fede politica: ci avrebbe pensato la giovane Belmonte ad intercedere con Dio nei confronti di Maurizio, visto che dalla morte del padre si era molto avvicinata al Signore.
Eppure Giada aveva preso l'iniziativa al fine di rendere meno amara la festività natalizia per la famiglia di Enrico, decidendo di invitare alla villa sulla collina non solo i Belmonte, ma anche i suoi genitori, Guido e Arianna Spinelli; il giovane erede dei cantieri navali l'aveva trovata un'idea stupenda e generosa, e la sera del 24 dicembre, l'avvocato e sua moglie accolsero la famiglia di industriali, in compagnia del fratello di lui e di sua cognata.
<< Buonasera, carissimi! >> li salutò calorosamente Alba, baciando su entrambe le guance Viola, Livia e Cristina.
<< Buonasera e grazie per questo invito, Alba. Grazie per averci convinti a festeggiare lo stesso... >> commentò la vedova di Corrado Belmonte.
<< Il Signore sarà fiero di questo nostro sforzo, ne sono convinta >> intervenne serafica Elena.
<< Senza dubbio. Vogliamo presentarvi mio fratello, l'ingegner Guido Spinelli, e sua moglie Arianna >> intervenne Giulio, indicando agli invitati suo fratello e sua cognata.
Le tre signore Belmonte e i rispettivi figli guardarono prima i proprietari della villa, poi i loro parenti: i coniugi Spinelli erano sempre stati molto schivi e riservati, nessuno a San Felice Circeo conosceva molto della famiglia d'origine dell'avvocato; adesso invece non solo aprivano le porte della loro casa a Natale, ma addirittura presentavano a tutti il resto della famiglia.
<< In anni ed anni che ci conosciamo non vi ho mai fatto una domanda, avvocato >> disse a un certo punto Livia.
<< Domandatemi pure, signora Belmonte >> concesse Giulio.
<< Ma siete per caso parenti di Altiero Spinelli, l'autore del Manifesto di Ventotene? >> chiese la Meridiani-Stanzi.
Giulio guardò il fratello maggiore: Altiero Spinelli era un loro cugino, ma era stato talmente perseguitato dal regime fascista che conveniva loro non sbandierare troppo tale parentela, specialmente da quando era stato rinchiuso nel carcere dell'isola di Ventotene.
A sentire quel nome, Enrico ricordò che invece Giada non si faceva problemi a parlarne; quando entrava in argomento, durante le feste danzanti di tre anni prima, rideva a crepapelle, definiva lo zio "l'innominabile".
<< Sì, è proprio nostro cugino. Un uomo estremamente coraggioso >> replicò tranquillamente Guido.
Da dopo l'Armistizio, in famiglia avevano dovuto ammettere che aveva avuto fegato, ad essere l'unico a non piegarsi allo stato delle cose, e adesso aspettavano con ansia il suo ritorno.
<< Dovete essere fieri di vostro cugino, signori Spinelli. Accanto a lui a Ventotene ci sono altre menti brillanti, come il fisico Ernesto Rossi, di cui presto sarò collega. Un vero luminare! >> esclamò Luciana, che dalla morte del fratello Cesare si era rifugiata nello studio e nel lavoro.
<< Mia figlia studia Fisica all'Università di Roma >> sottolineò Livia.
<< Certo, Giada mi parla spesso di voi. E di vostra cugina, la cantante! >> dichiarò Arianna, rivolgendosi ad Annalisa, lì presente al braccio di Orlando Neri.
<< Grazie mille, signora Spinelli >> ribatté la diretta interessata.
<< E a quando il matrimonio? >> domandò la madre di Giada.
<< Speriamo appena finisce la guerra! >> rispose per loro Cristina.
A un certo punto la conversazione fu interrotta da un rumore di passi per le scale.
<< Credo che Giada stia arrivando... >> ipotizzò Giulio, accorgendosi dell'ingresso della nipote che scendeva la scala che dal primo piano portava al salone principale.
Tutti i presenti si voltarono verso di lei. Era elegantissima: indossava un lungo abito rosso di lana, calze nere, scarpe dello stesso colore, orecchini pendenti; i suoi capelli erano sciolti sulle spalle.
Enrico sembrava divorarla con gli occhi, mentre le veniva incontro.
<< Sei una visione! >> si complimentò, facendole il baciamano.
Quel gesto non sfuggì ad Arianna, i cui muscoli del viso si contrassero.
<< La visione è avervi qui, tutti insieme! >> decretò Giada.
<< Il cenone è pronto! >> annunciò Anita, invitando i presenti a raggiungerla in sala da pranzo.
Giada ed Enrico furono i primi a seguirla, gli altri li imitarono.
Forse quel Natale non sarebbe stato poi così tanto amaro.

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