San Felice Circeo, 17 gennaio 1942
Giada ed Enrico tornarono il pomeriggio tardi del giorno successivo, tra i sospiri di sollievo di tutti i sanfeliciani: il giovane Belmonte, il quale aveva salvato la Spinelli da morte certa, era diventato un eroe agli occhi dei compaesani; Elsa non era convinta del fatto che si fosse limitato ad impedirle di andare a Oxford, dopo il bombardamento annunciato alla radio: erano stati fuori anche la notte, e lui sicuramente non aveva perso tempo.
Non faceva altro che pensare a Rinaldo, al fronte insieme a suo fratello Maurizio; a Rinaldo, che aveva ballato con Giada prima di partire soldato, e che credeva che lei gli sarebbe rimasta fedele, nonostante avesse un fidanzato.
La verità era che lei lo aveva sempre amato, e non sopportava che venisse preso in giro così platealmente: Giada ed Enrico, infatti, ci mancava poco che non scendessero dal treno mano nella mano.
Era però un fastidio minore, rispetto a quello che la arrovellava da qualche tempo; sapere che tutti i suoi familiari e amici, nonché il suo fidanzato Cesare erano fuori, a fare la propria parte indipendentemente dai rispettivi orientamenti politici, le rendeva il suo paese natale ancora più stretto e soffocante: si spaccava la schiena tutti i giorni cucinando per l'esercito italiano, ma desiderava fare qualcosa di più concreto, di essere più presente sul campo, come le donne della Croce Rossa di cui parlava la contessa Giuliana Orsini, quando ancora non c'era la guerra; Cesare le scriveva di che donna coraggiosa fosse, e che il commissario Durantini, sicuramente innamorato di lei, la guardava con ammirazione e ne elogiava l'operato.
Elsa sapeva bene di quanto fosse duro il lavoro di una crocerossina, di che cose terribili, indicibili fossero costrette a vedere: mutilati di guerra, terremoti devastanti, gente che moriva; ma la Filomusi non si era mai tirata indietro davanti alla fatica, e poi operare a Roma sarebbe stato un modo per stare più vicina a Cesare e agli altri giovani Belmonte.
Avrebbe scritto delle lettere a suo padre, ai suoi fratelli, a Cesare: sarebbe stato giusto avvertirli, qualora, di ritorno a San Felice Circeo, non l'avessero trovata; avrebbe poi parlato con le sue collaboratrici, che sicuramente sarebbero state dalla sua parte.
Quel pomeriggio aveva appena finito di motivare con loro le sue spiegazioni, quando sentì fischiettare, sulla strada davanti la Taverna Filomusi: uscì a vedere di chi si trattava, e si accorse che era Enrico in bicicletta.
<< Se tre anni fa mi avessero detto che andavi a lavorare ai cantieri navali della tua famiglia, per giunta in bicicletta, non ci avrei mai creduto >> commentò, richiamando la sua attenzione.
<< E se tre anni fa mi avessero detto che avresti cucinato per i soldati al fronte, avrei chiesto a mio padre di lasciarmi andare >> rispose lui, fermandosi un attimo e sorridendo.
<< Tuo padre l'ha fatto per preservarti. Piuttosto, ha preferito lui andarci, al fronte, anche se è cardiopatico >> gli ricordò lei.
<< È un modo per dire che anche tuo padre avrebbe dovuto fermare Claudio e Mario? >> domandò allora l'uno.
<< Claudio e Mario li avevamo perduti dal momento in cui sono diventati sodali di Menotti >> sospirò l'altra, pensando alle scelte discutibili di due dei suoi fratelli maggiori.
<< Ma hai tuo padre e Maurizio, che almeno non sbavano dietro il Duce... >> la rincuorò il primo.
<< La verità è che parto >> confessò la seconda.
<< Parti? E dove vai? >> chiese subito Belmonte.
<< A Roma, nella Croce Rossa, sotto la guida della contessa Orsini >> dichiarò la Filomusi.
<< Che coraggio... Si dice che quella là abbia un brutto carattere, che venisse a San Felice Circeo per rilassarsi... >> fece l'erede dei cantieri navali.
<< La contessa Orsini non ha un brutto carattere. Ha un carattere, semmai >> replicò la locandiera, abbastanza contrariata.
<< E va bene, scherzavo... Ti fa onore, quello che verrai a fare. È che ve ne state andando tutti, tra un po' San Felice Circeo si spopola... >> argomentò Enrico.
<< Sono sicura che troverai la maniera per sentirsi meno solo... Hai gli operai. E Giada. Spero che abbia fatto le sue scelte e che siate felici >> decretò Elsa, pensando che forse il sentimento che legava i due fosse sincero.
<< Lo spero anch'io, e buona fortuna! >> esclamò il ragazzo, salutandola e riprendendo a pedalare.
La giovane lo guardò andare via, pensando che forse anche lei stava per fare il primo gesto avventato della sua famiglia.
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Storia d'amore e di guerra - Il conflitto
Fiksi SejarahSan Felice Circeo, 1941. Rinaldo Marini, rimasto orfano di padre, torna al paese e scopre che tra Giada ed Enrico c'è una forte intesa. Iris Cataldo, pentita per aver seguito Gianfranco Menotti a Roma, cerca di mettersi in contatto con Cesare Belmon...