Prologo

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2 anni prima 

Un rumore metallico rompe il silenzio che, fino a quel momento, vigeva in casa mia.

Sento la porta aprirsi.

<< Yua, Yua svegliati!>> mio fratello mi chiama scuotendomi leggermente un braccio. Mi sveglio anche se controvoglia, per tutta la notte sono rimasta sveglia una strana sensazione di malessere continuava a perseguitare la mia mente, lo stesso mio fratello.

Mi alzo raggiungendo mio fratello fuori dalla porta

<< perché c'è la nonna?>> sento dire da mio fratello visibilmente scosso nel vedere già alle 7 del mattino nostra nonna.

Qualcosa non andava.

Nostra madre ci fece andare tutti in salotto, io mi sedetti insieme a mio fratello sul divano mentre mia nonna e mia madre si sedettero su una sedia di fronte a noi.

Di nuovo quella sensazione che per tutta la notte mi ha perseguitato senza farmi chiudere occhio ritorna.

<< ragazzi devo dirvi una cosa importante>> la voce di mia mamma ruppe il silenzio che si era creato tra di noi.

<< non so come dirvelo... vostro padre non c'è più>>.

Immediatamente lacrime salate rigarono i nostri volti, nostra madre si alzò e venne vicino a noi abbracciandoci.

I nostri singhiozzi era l'unico rumore presente in quella stanza.

Così iniziai l'ultimo anno di liceo, con la notizia che nessun figlio vorrebbe ricevere, che nessun genitore vorrebbe mai dare.

Il quinto anno di liceo è stato un anno duro per me da concludere, dovetti assentarmi molte volte da scuola per colpa delle scartoffie burocratiche di cui dovevo occuparmi io, avevo solo 19 anni e la vita mi costrinse a crescere in fretta, troppo in fretta.

Da quando i miei genitori divorziarono dovetti aiutare mia mamma con mio fratello di nove anni più piccolo arrivando ad essere come una seconda mamma per lui.

Quando mia mamma era di turno in ospedale al mattino portavo io mio fratello a scuola saltando le prime ore di lezione, a volte anche l'intera giornata scolastica per colpa dell'autobus che arrivava in ritardo.

Quando mia mamma era troppo stanca per via del lavoro o quando era di turno nel pomeriggio andavo io a prenderlo a scuola. A volte ci andavamo insieme, lei aspettava in macchina mentre io recuperavo la mia piccola peste.

la mia testa era un casino di pensieri riguardanti la scuola, le scartoffie di cui dovevo occuparmi e in più c'era anche l'ansia della maturità.

L'unico modo per distrarmi era gettarmi a capofitto nello studio.

Il giorno in cui uscirono le pagelle del secondo quadrimestre la gioia e la felicità che dovrebbero contraddistinguere quel momento tanto attesto furono rimpiazzate dalla malinconia e dalla tristezza. Invece di fare i salti di gioia per essere stata ammessa all'esame finale, come fanno tutti i liceali, rimasi sdraiata sul letto a pensare che l'unica persona a cui non avevo dato la bella notizia non ci fosse più.

Subito le lacrime iniziarono a riempire i miei occhi e io prontamente le ricacciavo indietro, ero stanca di piangere. Il dolore che provavo era tanto, ma non volevo dargliela vinta.

L'unico pensiero che mi aiutò a combattere le lacrime fu che, ovunque lui si trovasse, probabilmente sapeva già tutto.

L'ultimo giorno di scuola è stato il più difficile da superare.

•Insegnami ad amarmi• |K.TH|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora